Commemorazione dei fedeli defunti

Questa è una giornata di grande raccoglimento. Per tutti, credenti e non, il ricordo dei nostri cari defunti è innanzitutto una ferita dolorosa. Sentiamo il peso della nostra umanità, che non può rinunciare ad interrompere gli affetti più cari, costruiti nel tempo, attraverso una fedeltà che sentiamo eterna e che non si può quindi spezzare.

Siamo uniti a tutti coloro che oggi, nel mondo, vanno a visitare le tombe dei loro cari. Sono lieto di essere tra voi per invocare con voi la misericordia divina.

Per chi poi, come noi, ha la fortuna del dono della fede ed è aperto alla speranza, il ricordo dei defunti diventa una occasione per immergersi nel mistero pasquale, che ravviviamo nella celebrazione della Eucaristia.

In Cristo, crocifisso e risorto, tutto vive. Egli ci porta con sé e ci permette di superare quelle barriere, un tempo invalicabili, della morte, la grande padrona incontrastata, prima della risurrezione di Cristo. La fatica del distacco, pur sempre dolorosa, da chi ci ha amato, a cui dobbiamo riconoscenza, da chi ha vissuto momenti preziosi della nostra esistenza, perché ci ha insegnato in molteplici modi l’arte di vivere, è attenuata dalla speranza cristiana.

La morte ha tenuto schiava l’umanità, ma da quando Cristo ci ha redenti con la sua passione e morte, ci ha liberati da questa antica dominatrice, ci ha immesso nella libertà dei figli di Dio.

È Cristo, dunque, il vero padrone del tempo e della vita, quella vissuta in pienezza, che supera il male, il peccato e la morte, quindi ogni barriera.

Rendiamo grazie a Dio, che in Cristo risorto ci ha resi suoi figli, permettendoci una comunione eterna con Lui, in una vita filiale, senza fine e ci permette pure una intensa comunione fraterna tra noi, viventi in Cristo.

Nella comunione dei Santi possiamo ancora essere utili ai nostri defunti, non solo attraverso il nostro devoto ricordo, ma soprattutto nella preghiera. Diveniamo in questo modo i grandi intercessori, perché Dio sia clemente e misericordioso verso tutti e verso ciascuno di essi.

Pensando alla vita eterna, confrontiamo la nostra vita alla luce del progetto evangelico, a cui dobbiamo fare riferimento quaggiù sulla terra.

Il giudizio a cui saremo sottoposti, affrontato da coloro che già ci hanno preceduto, consiste nel verificare se abbiamo fatto nostro il modo di pensare e di giudicare di Dio, che si lascia riconoscere qui in terra nei piccoli, nei poveri, negli ultimi, come abbiamo ascoltato nel Vangelo: “tutto quello che avete fatto a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Il primato evangelico non consiste nell’avere, nell’apparire, nell’essere superiore agli altri, nel vivere una vita comoda, ma è raggiunto da chi avrà amato di più. Questo è il criterio sul quale saremo giudicati.

Il ricordo dei nostri defunti ci converta a una vita più evangelica fin da quaggiù. Spetta a noi prepararla con la laboriosità delle nostre opere.

I nostri cari ci aiutino a descrivere l’al di là dentro quel quadro di valori che costituiscono la spina dorsale della loro nuova esistenza, in cui essi vivono, respirando attorno ad essi quel clima di pienezza, che è il trionfo della carità.

+ Vescovo Oscar

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