Como: avanti insieme

Nel pomeriggio di giovedì 17 maggio, presso la sede del Vescovado di Como, monsignor Oscar Cantoni ha incontrato sacerdoti e laici che, in città, sono impegnati sia nella cura pastorale delle comunità sia sul fronte dell’ascolto e dell’accoglienza delle povertà. A colloquio con il Vescovo c’erano don Fabio Fornera, Vicario episcopale per la Pastorale; don Gianluigi Bollini, parroco della comunità pastorale Beato Scalabrini (parrocchie di San Bartolomeo e San Rocco) e Vicario foraneo del Vicariato di Como; Roberto Bernasconi, direttore della Caritas della diocesi di Como; don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio e responsabile diocesano Migrantes (l’Ufficio che si occupa della pastorale delle persone migranti di fede cattolica); don Roberto Malgesini(che segue da vicino alcune situazioni di povertà in città di Como); Rossano Breda, delegato al coordinamento delle attività Caritas fra i Vicariati che insistono sulla città di Como.

«L’incontro – afferma don Fabio Fornera a nome dei partecipanti al tavolo – è stato positivo, soprattutto perché ha dato la possibilità a tutti coloro che hanno a cuore le situazioni di fragilità e povertà di parlarsi e confrontarsi, sostenuti dalla parola e dalla presenza del Vescovo Oscar.
Il primo impegno assunto è quello di continuare a percorrere la strada di un cammino condiviso rispetto a questioni umanamente e socialmente così importanti. C’è la consapevolezza – afferma don Fabio – di quanto numerose siano le situazioni di difficoltà e fatica. Si tratta, comunque, di problemi non nuovi per Como: lo testimonia la rete di servizi che, negli ultimi 20 anni, la Caritas, le comunità parrocchiali, le Congregazioni religiose che hanno nel loro carisma l’attenzione agli ultimi, i gruppi
di volontariato, le realtà del Terzo Settore hanno saputo pensare e organizzare. I Centri di Ascolto, il servizio Porta Aperta, i Centri diurni, gli ambulatori medici, i dormitori (annuali e invernale), le mense… La sfida delle migrazioni ha oggettivamente amplificato i problemi, anche dal punto di vista numerico, soprattutto per quanto riguarda le  cosiddette “persone transitanti”. Possiamo sintetizzare in quattro punti essenziali il senso dei prossimi passi.

– Innanzitutto si continuerà nell’attività di dialogo fra le realtà sopra ricordate e si affiderà alla Caritas cittadina di Como il compito di stimolare al discernimento e alla comunicazione, in collegamento con i Vicariati e la Caritas diocesana.

– Prosegue il coordinamento con gli Enti e le Amministrazioni del territorio, le realtà dell’associazionismo e del volontariato espressione del mondo civile, insieme ai tavoli istituzionali che si occupano della Grave Emarginazione, dei richiedenti asilo e dell’Emergenza Freddo, per favorire la condivisione di idee e progetti.

– Inoltre, dal punto di vista pratico, c’è l’impegno aindividuare spazi, insieme alle parrocchie, da destinare all’accoglienza straordinaria di persone senza fissa dimora, soprattutto nel periodo invernale. L’ideale sarebbero piccole accoglienze strutturate e diffuse, sostenibili dal punto di vista dell’impegno delle realtà coinvolte. In merito a quest’ultimo aspetto, oltre a individuare nuovi spazi per l’accoglienza, c’è la necessità di trovare e formare nuovi volontari, anche partendo dalle parrocchie, che si affianchino agli altri o possano accompagnare le eventuali nuove accoglienze diffuse. Non bastano gli ambienti, ci vogliono soprattutto persone disponibili e formate.
– Ma ci sono due aspetti che ci stanno particolarmente a cuore: primo far conoscere le esperienze positive e belle di cui la città è ricca e che esprimono l’attenzione a tutte le forme di povertà (senza tetto, famiglie in difficoltà, migranti, minori, dipendenze…), perché anche altri possano sentirsi stimolati a dare una mano. Secondo: aiutare, sempre più, le nostre comunità cristiane, attraverso il discernimento nei consigli pastorali vicariali e nelle singole realtà parrocchiali, a maturare sensibilità e attenzione ai fragili, agli scartati, agli emarginati. È necessario non solo il mettersi in gioco concretamente, ma anche maturare la capacità di guardare all’altro con sguardo fraterno, per rispondere alle povertà materiali, spirituali, educative».  da Enrica lattanzi, Il Settimanale  24/5/2018

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