Con lo sguardo al Sinodo

Il Consiglio Pastorale Diocesano che si è riunito sabato 26 maggio a Nuova Olonio, ha dedicato i suoi lavori principalmente al Sinodo XI della diocesi “Annunciatori e testimoni della misericordia”. Il vescovo Oscar si è rivolto ai membri del Consiglio Pastorale con un messaggio articolato in dieci punti. Ha sottolineato come la misericordia di Dio, accolta per grazia, è ciò che abbiamo di più profondo per servire il mondo con umiltà (1), con slancio missionario (2), mettendo in luce il suo carattere di “amore in eccesso” (3). Ben sapendo le luci e le ombre che contraddistinguono l’umanità del nostro tempo, contesa fra slanci positivi (come una rinnovata domanda di spiritualità) e le malattie gravi dell’individualismo, della cultura dello scarto e dell’indifferenza religiosa (4). Per trovare le nuove strade dell’annuncio della misericordia occorre mettersi in ascolto della Parola di Dio ma anche dei fatti della storia, perché Dio è sempre all’opera nelle vicende umane, e spesso dà notizia di sé nella vita anche dei non dotti, degli anziani come dei giovani (5). Il Sinodo, quindi, non dovrà essere “una passerella di ricette umane, offerte dai più intelligenti”, ma anzitutto “un tempo di preghiera, di ascolto e di discernimento, per capire nella fede ciò che lo Spirito Santo ci chiede oggi, come singoli, ma anche e soprattutto come comunità” (6-7). Si tratta di trovare ciò che non andrebbe bene per la Chiesa di qualsiasi epoca storica o di qualsiasi posto del mondo, ma “ciò che è utile per evangelizzare il nostro tempo” e “il nostro ambiente di vita” (8). Dobbiamo interrogarci su come le famiglie, i giovani, i poveri, i sacerdoti, possono essere non solo destinatari della misericordia di Dio, ma anche i suoi autorevoli testimoni attivi, partendo dalla persuasione che “il cristianesimo non è opera di persuasione, ma di grandezza (Sant’Ignazio di Antiochia)” (9). Infine il Vescovo ha precisa cosa si attende in particolare dal Consiglio Pastorale Diocesano: che sia in Diocesi come una “cinghia di trasmissione” affinché tutto il popolo di Dio possa risultare “informato, coinvolto, ma anche infervorato” dall’iniziativa sinodale, attraverso una consultazione capillare (non solo delle comunità, ma anche dei singoli, “di ogni età e categoria vocazionale”) e il sostegno orante da parte di tutti i credenti (in particolare i malati). Infatti il “Consiglio Pastorale Diocesano si propone come la struttura più propizia dell’attuazione della sinodalità della nostra Chiesa” (10).
Dopo l’intervento del Vescovo, don Fabio Fornera, vicario episcopale per la pastorale, ha guidato i lavori di gruppo per affinare alcuni aspetti del metodo sinodale. E’ stato chiesto di suggerire quali iniziative le comunità cristiane dovrebbero mettere in campo per propiziare soprattutto la fase della consultazione. E’ emersa la necessità di far leva anzitutto sui consigli di partecipazione, con l’obiettivo però di avviare un coinvolgimento sempre più ampio e capillare. I Consigli pastorali vicariali non dovranno tanto affrontare i quesiti del Questionario, quanto attivare un’azione di promozione e di stimolo. I Consigli pastorali parrocchiali potranno convenientemente stilare un elenco di “soggetti” ecclesiali ma anche civili, presenti sul territorio, da interpellare anche con quesiti dalla formulazione molto “aperta”. A partire da qui sarà possibile individuare altri canali per – possiamo dire così – una sorta di “pesca d’altura”, al fine di raggiungere il massimo numero possibile di persone (ricordiamo che contributi anche singoli della fase di consultazione potranno pervenire alla segreteria del Sinodo attraverso il sito). Evidentemente, nelle parole di don Fabio, si tratta di attivare una mobilitazione corale, che è più che risposta da dare ad un questionario. Per quanto riguarda la Road Map del Sinodo un appuntamento di grande importanza è rappresentato dall’incontro con l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. L’Arcivescovo sarà a Como il prossimo mercoledì 6 giugno alle ore 21:00. L’incontro con mons. Delpini si inquadra nell’ambito delle visite che il Metropolita di Lombardia riserva alle singole diocesi lombarde. Sarà l’occasione per ascoltare la sua parola riguardo lo spirito e l’importanza, per una Chiesa locale, della convocazione sinodale, che rappresenta un momento di ascolto e di discernimento della situazione attuale e delle nuove vie pastorali e disciplinari da intraprendere. Anche la Chiesa di Milano sta portando avanti un cammino sinodale, sarà quindi l’occasione per uno scambio fruttuoso di indicazioni e suggerimenti. In concomitanza all’incontro con Mons. Delpini verrà offerto ufficialmente alla Diocesi il Questionario predisposto dalla Commissione preparatoria per avviare la fase di consultazione. Ci sarà tempo fino al mese di febbraio del 2019 per realizzare questa fase di consultazione.
Infine don Francesco Vanotti, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, ha illustrato al Consiglio Pastorale il progetto di formazione per i laici che gli Uffici della pastorale diocesana stanno predisponendo. Il progetto pone l’attenzione in modo particolare al cosiddetto “secondo primo annuncio”, ossia la ri-evangelizzazione di quanti, per svariati motivi, hanno perso di vista il legame con la fede e con la Chiesa, e si presenta ora la possibilità di riattivarlo in concomitanza con alcuni eventi esistenziali (nascita di un figlio, iniziazione cristiana dei fanciulli, preparazione al matrimonio, eventi luttuosi…). Don Francesco ha sottolineato che non si tratta semplicemente di precisare i contenuti della fede da trasmettere, e neanche solo di affinare un metodo di evangelizzazione, ma di ricostruire presso questi “ricomincianti” una “figura di fede e di esperienza di Chiesa”. Una figura che acquista appunto rilevanza, forza di attrazione e fascinazione proprio in rapporto ad alcuni passaggi esistenziali che, come detto prima, queste persone affrontano di fatto nella vita. Si rende necessaria l’adozione di un metodo narrativo, all’insegna non tanto del “ti insegno come fare”, ma che, partendo dalla narrazione, dall’ascolto e dalla condivisione degli eventi di vita, possa favorire un’autentica interpretazione cristiana. Si tratta di partire dall'”intelligenza delle pratiche”, per approdare poi nuovamente all’attivazione di buone pratiche ispirate al Vangelo.

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