Festività del Sacro Cuore di Gesù

La festività odierna del S. Cuore di Gesù  è una felice occasione che ci viene donata dalla liturgia della Chiesa per stare un po’ più a lungo “a tu per tu” con il Signore, quasi percependo più da vicino il battito del suo cuore, nella stessa posizione con la quale viene ritratto Giovanni, il discepolo amato.

È’ messa così in fuga la tentazione di ridurre il cristianesimo a una dottrina filosofica.

Si tratta piuttosto di un incontro profondo, personale e comunitario, con il vivente Signore, che ama stare con i suoi discepoli, che assicura loro una relazione continua, piena d’amore, di fiducia e di rispetto, mentre essi condividono il suo progetto di diffusione dell’amore infinito di Dio nel mondo, anche la’ dove gli uomini non lo conoscono, o lo rifiutano e non lo amano.

Siamo noi i discepoli che Gesù ha scelto,  soprattutto noi sacerdoti, su cui si è fermato lo sguardo misericordioso del  Signore, che ci ha chiamati a seguirlo . Noi siamo i discepoli che vivono per il  Signore, ossia pongono in lui ogni loro fiducia, si lasciano condurre, per collaborare con lui all’opera mai conclusa della redenzione, per portare cioè ad ogni donna ed uomo, ferito nel corpo o nello spirito, la forza attiva e trasformante dell’amore di Dio.

Il testo di Osea, nella prima lettura, ci mette in guardia da un rapporto con il Signore esclusivamente intellettuale. Al contrario, ci presenta un’immagine commovente, piena di delicatezza, paragonando l’amore del Signore al chinarsi affettuoso di un padre che, mosso a compassione per il suo bambino, lo solleva dolcemente alla sua guancia per manifestargli tutta la sua tenerezza. Nessuno può definire questo gesto come intimistico, perché tutti abbiamo bisogno di sentirci amati, nonostante quello che siamo, ossia poveri e deboli peccatori, così che il nostro cuore diventi misericordioso, inclusivo e compassionevole come il cuore stesso di Cristo.

Poi viene la seconda lettura, quella in cui San Paolo, che si definisce “l’ultimo fra tutti i santi”, riassume la sua vita interpretata con la missione che ha ricevuto dal Signore, ossia quella di annunciare alle genti “le impenetrabili ricchezze di Cristo”, lette all’interno di un grande progetto del Padre, preparato lungo i secoli, così che ogni uomo, attraverso Gesù, possa accedere a lui, in piena fiducia.

S. Paolo insegna anche a noi a leggere la nostra vita come una missione ben precisa. Ogni battezzato ha il compito di annunciare la persona di Gesù Cristo presentandola secondo una particolare dimensione, tanto è vasta e incommensurabile la misura del suo cuore. E’ l’immagine di Cristo Gesù che vive costantemente rivolto al Padre suo, che annuncia la venuta del Regno di Dio, va alla ricerca della pecora perduta, guarisce e risana i malati,  perdona chinandosi sui peccatori, esercita le opere di misericordia, dona la sua vita come prova suprema di amore. Ognuno di noi, mentre conosce sempre più a fondo il Signore e ravviva costantemente il suo amore per Lui, diffonde attorno a se’ il frutto della sua esperienza di Cristo, mentre lo Spirito santo dona a coloro che ci ascoltano di comprendere nell’intimo del cuore e di aderire al suo amore misericordioso.

Nel Vangelo di S. Giovanni, Gesù annuncia che, elevato da terra, attirerà tutti a sé.

Gli uomini saranno attratti a lui solo se avranno percepito la tenerezza e l’amore di Gesù, se saranno stati raggiunti dalla Sua presenza che libera dal male e trasforma l’esistenza. È questo il grande lavoro apostolico, la grande missione che ci aspetta, che coinvolge tutti i battezzati, ma in particolare riguarda noi sacerdoti, apostoli dell’amore di Cristo. Come ci insegna papa Francesco:” trasformati dalla presenza di Cristo e dall’ardore del suo cuore, saremo segno concreto dell’amore vivificante di Dio per tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, Per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dalla ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza”. Possano le persone che ci avvicinano ravvisare in noi la fisionomia più intima di Cristo, che ci ha amato e ha dato tutto se stesso per noi.

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