Ingresso don Giovanni Villa

Carissimi,
la mia presenza qui in mezzo a voi testimonia il  vivo desiderio di incontrarvi e di condividere da vicino un momento molto importante delle vostre Comunità per l’arrivo del vostro nuovo parroco don Giovanni Villa, che ha accettato di impegnarsi nella animazione della vostra comunità pastorale, frutto dell’insieme di sei parrocchie, e cioè Lovero, Mazzo, Rogorbello, Tovo s. Agata, Sernio e Vervio. I 6 campanili, così significativamente denominati da don Gianluca Dei Cas, che saluto e ringrazio per la sua operosa testimonianza di servizio in mezzo a voi.

Senza rinunciare alla particolare caratteristica di ciascuna delle vostre parrocchie, con una lunga e bella storia alle spalle, voi costituite un grande esempio di unità, un insieme, cioè, di persone che vivono in una comunità pastorale, in un permanente interscambio di doni e di responsabilità, con uno spirito di reciproco sostegno e di viva fraternità. L’unità è il segno più bello che possiamo offrire al mondo, frutto dell’Eucaristia che celebriamo insieme. Poiché ci cibiamo dell’unico pane vivo di vita, quello del Signore, noi diventiamo un unico corpo, frutto dello Spirito che agisce in noi e ci trasforma.

Se poi pensate che dal 2018 a oggi abbiamo perso nella nostra diocesi ben quaranta sacerdoti, comprendete tutti che in questo tempo è impossibile immaginare che ogni parrocchia, come un tempo, possa godere della presenza di un parroco residente. Unire le parrocchie è quindi una necessità, spesso una vera fatica, ma anche una sfida. Nasce un modo nuovo di sentirsi Chiesa e di far parte di essa.

Occorre riconoscere, infatti, che questa situazione ci insegna e quasi ci obbliga a fare in modo che ogni cristiano possa vivere da discepolo missionario in virtu’ del proprio battesimo e quindi che ciascuno possa sentirsi responsabile di prendere parte in modo attivo alla trasmissione della fede e si impegni di edificare gli altri con la propria presenza responsabile in comunità.

È ciò che oggi, in un linguaggio tecnico, si chiama “stile sinodale”, che si impara ad apprendere solo se ci si esercita concretamente, anche a prezzo di qualche fatica.
Stile sinodale è prendersi cura gli uni degli altri dentro la comunità, cercare il bene di tutti, dentro un’unica famiglia, accogliere su di se’ e sentire come proprie le gioie e le fatiche degli altri, cercare insieme le strade più adatte per vivere insieme da cristiani, offrendo a tutti la gioia del vangelo.

Stile sinodale è cercare insieme il bene, ossia cosa vuole da noi il Signore e sentirsi coinvolti in un medesimo cammino, frutto di decisioni comuni e condivise.

Vi auguro di poter sentirvi impegnati tutti insieme nel costruire una Chiesa che sia fondata sull’amore reciproco, sulla promozione dei beni di ciascuno, nell’interesse di tutti.

Vivete come una grande famiglia e volentieri accettate che don Giovanni vi sia, oltre che fratello ed amico, anche un padre.

A Lui il mio augurio di buon apostolato, accompagnato dalla mia benedizione.

+ Oscar Cantoni, vescovo

 

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