Laudato si’: il futuro della casa comune

Prendete le fotografie di papa Francesco e di Greta Thumberg, mettetele una accanto all’altra su una locandina, proponetele a dei ragazzi di scuola secondaria di primo grado e aspettate il loro commento. Subito riconoscono Greta: “è quella che parla del clima”, affermano i più, dimostrando di conoscere la giovane attivista e la sua battaglia in difesa dell’ambiente. È quella che non va a scuola e va a spasso in barca a vela- è il commento ironico, probabilmente sentito in famiglia, di un altro. I ragazzi sono invece chiaramente in difficoltà quando si chiede loro che cosa hanno in comune i due personaggi della locandina: qualcuno ricorda vagamente un incontro promosso dal papa sull’Amazzonia, il riferimento è al Sinodo da poco concluso, ma nessuno ha  memoria dell’enciclica “Laudato si’”, anche se l’espressione richiama loro alla mente il cantico di san Francesco. La difficoltà per questi giovani è giustificata visto che l’enciclica in oggetto è del 2015 e forse non ha suscitato, e non solo tra i giovani, il dovuto interesse. Eppure è stata proposta da papa Francesco con un tempismo significativo: il 2015 è stato un anno decisivo e ricco di appuntamenti: si è tenuta la III Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, ad Addis Abeba; l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite avrebbe dovuto trovare un accordo su una nuova serie di obiettivi di sviluppo sostenibile fino al 2030; la Conferenza sui cambiamenti climatici a Parigi aspirava ad acquisire i piani e gli impegni di ogni Governo per rallentare o  almeno ridurre il riscaldamento globale. Per cercare in qualche modo di ovviare a questa lacuna, il Circolo culturale dell’oratorio di Delebio ha proposto nella serata del 23 gennaio scorso un incontro dal titolo:” Salviamo il pianeta: segno del tempo o moda passeggera?”. Il relatore, monsignor Angelo Riva, direttore de “Il Settimanale della diocesi di Como”, non nuovo alla  partecipazione alle conferenze del Circolo, ha proposto, con la chiarezza, la competenza e la passione che lo contraddistinguono, la rilettura della “Laudato si’” mostrando quanto siano  sempre più di attualità le parole del Papa. I titoli dei capitoli dell’enciclica: quello che sta accadendo alla nostra casa comune; Il vangelo della creazione; La radice umana della crisi ecologica;
Un’ecologia integrale; Alcune linee di orientamento di azione; Educazione e spiritualità ecologica, dicono come Francesco non si limiti ad analizzare le problematiche legate alla trasformazione dell’ambiente, perché la prospettiva di questa enciclica non è esclusivamente «ecologica» nel senso che il suo contenuto non si limita a fenomeni – peraltro molto importanti – quale il cambiamento climatico, ma è una vera e propria enciclica sociale a tutto campo. “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?… Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare in eredità, ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori”. Questa la domanda
di fondo che il Papa propone e non riguarda solo l’ambiente, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Viene sottolineato il legame forte tra questioni ambientali e questioni economiche, sociali e umane che non può mai essere spezzato. È il concetto di ecologia integrale. Il Pontefice non si limita ad analizzare la situazione attuale, prova ad arrivare alle sue radici, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde, dimostrandosi in sintonia con ciò che, già nel 1991, aveva scritto san Giovanni Paolo II nella Centesimus annus: «Alla radice dell’insensata distruzione dell’ambiente naturale c’è un errore antropologico, purtroppo diffuso nel nostro tempo. L’uomo, che scopre la sua capacità di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro, dimentica che questo si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio». La questione, dunque, non è più se i cattolici debbano affrontare i problemi di ecologia in una prospettiva di fede. La vera domanda riguarda il come bisognerebbe farlo. Ed è a questa domanda che Papa Francesco intende
rispondere suggerendo che “… la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invita a un dibattito onesto e trasparente, perché gli interessi particolari o le ideologie non ledano il bene comune». Le risposte stanno, secondo il Papa, nel dialogo e nella necessità da parte di ognuno di una educazione e conversione ecologica, ma , come detto, una “ecologia integrale”, che ci permetta di dare una risposta al senso della vita e del nostro abitare la terra: «A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo
venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?». Domande fondamentali, che richiedono risposte non più procrastinabili visto ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi. I tempi per agire sono ristretti. Fortunatamente i concetti di “educazione e conversione ecologica” sono oramai sulla bocca e nella mente di molti, grazie anche a figure come quelle di Greta, che ha sensibilizzato tanti giovani, o di papa Francesco che sta parlando chiaramente a tutti, potenti o umili. La speranza è che questa voglia di salvare il pianeta  sia veramente un segno dei tempi e non resti una moda passeggera.
SANDRO DELL’OCA per Il Settimanale (5 marzo 2020)

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