Primo anniversario della morte di don Roberto Malgesini

Chi era per lei don Roberto?

Un figlio, perché mi considerava un padre, quindi un condiscepolo del Signore, quindi un amico. Ho avuto la possibilità di conoscerlo a fondo, fon da quando l’ho accolto come seminarista, nel corso della sua formazione e poi come sacerdote, con le sue evoluzioni spirituali, che l’hanno portato ad approfondire la sua vocazione, come una seconda chiamata, a cui ha aderito portando Gesù nel cuore dei poveri.

Quale messaggio ricorderà nella omelia questa sera, nella chiesa di S. Bartolomeo?

Vorrei rimarcare lo stile della presenza di don Roberto, fatto di accoglienza semplice, di serenità diffusa a tutti nel nome di Gesù, di bontà, piena di rispetto per ciascuno, di tenerezza, regalata a tutti in piena gratuità.

Intervento inaugurazione largo don Roberto Malgesini e benedizione della croce

Oggi è giorno di memoria. Sentiamo particolarmente vivo il ricordo di don Roberto, la cui testimonianza di vita ha generato un forte interesse in tante persone, qui da noi, ma anche in tutta Italia. Esse hanno scoperto in lui, che non amava per nulla la notorietà, un autentico discepolo di Gesù, vera immagine di vita evangelica, un modello da imitare.

La fede nel Signore risorto ci induce a credere che dolore e gioia camminano insieme perché tutto è unificato dall’amore. Così che se siamo addolorati per la morte di don Roberto, siamo nello stesso tempo consolati dalla vittoria dell’amore, frutto della risurrezione di Cristo. L’amore è più forte della morte. L’amore vince e supera il male, l’odio, l’inimicizia, la stessa morte. Don Roberto vive trasfigurato nell’amore del Risorto e continua ad assisterci perché impariamo ad essere accoglienti verso tutti, riconoscendo nei poveri la presenza stessa del Signore Gesù.

Sono grato al Sindaco e alla Amministrazione comunale per aver disposto che il luogo dove don Roberto è stato ucciso fosse dedicato alla sua memoria. Credo che questa intestazione, che oggi compiamo, rispecchi veramente tutta la stima, la vicinanza e l’affetto che i Comaschi continuano ad attribuire a questo nostro prete, che ci ha insegnato con i fatti, senza clamore, come diventare fratelli e fare di questa Città un luogo di accoglienza nei confronti di tutti, cosi come ho auspicato nel mio messaggio alla Città, nella festa di S. Abbondio, perché COMO, sia veramente città di fratelli.

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