S. Messa in Coena Domini – Giovedì Santo

Durante questa celebrazione siamo invitati a lasciarci invadere da un grande stupore e a manifestare una infinita riconoscenza al Signore Gesù, che risorto da morte, nell’Eucaristia continua a offrire il suo amore, permettendoci così di partecipare alla trinitaria vita divina.

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, infatti, il corpo e il sangue di Cristo, per noi immolato sulla croce, viene reso presente dallo Spirito Santo, perché impariamo a vivere nella comunione filiale nei confronti di Dio Padre e insieme creando continui legami tra noi, fratelli e sorelle in umanità.

Gesù sa bene le nostre difficoltà nell’arte di amare, conosce il nostro desiderio profondo di impegno, di dono, di servizio, tuttavia non gli sono nascoste nemmeno le nostre esitazioni nel corrispondervi pienamente, a causa delle continue ricadute nell’egoismo che ci domina, in difesa di noi stessi e dei  giudizi preconcetti, delle paure, e delle nostre ferite. Per questo rimane per sempre con noi: per sostenerci nelle nostre fatiche, nelle infedeltà e incoerenze, perché impariamo a trasformare noi stessi in un sacrificio d’amore, diventando così simili a Lui, che “ci ha amato e ha dato tutto se stesso per noi”.

Non abbiamo mai finito di imparare ad accogliere il dono che Gesù fa di se stesso nell’ Eucaristia. Egli si rende presente per noi sui nostri altari attraverso il suo amore umile e fedele,  si offre, ma non si impone, come è proprio dell’amore, perché noi “attingiamo pienezza di carità e di vita”, come abbiamo pregato nella colletta iniziale.

La vita piena è frutto della maturazione della nostra carità. Quanto più impariamo ad amare secondo il cuore di Cristo, tanto più la nostra vita si realizzerà nella sua pienezza.

Prima però che noi siamo in grado di amare e servire i fratelli, è necessario aver accettato di buon grado che Gesù ci abbia lavato i piedi, cioè aver accolto e sperimentato l’abbraccio della misericordia di Dio su di noi, scelta che Pietro, in un primo momento, aveva rifiutato decisamente.

Permettiamo a Gesù, come poi ha fatto Pietro, di lavarci non solo i piedi, ma anche le mani e il capo, cioè ci rivesta totalmente del suo spirito, ci renda capaci di tenerezza, di compassione e di misericordia.

Occorre un cambiamento di sguardo, un’uscita da sé per poter incontrare ed apprezzare gli altri, non come giudici severi, ma come “peccatori perdonati” quali siamo ciascuno di noi.

Per questo è necessario creare rapporti di fiducia e di amicizia per spezzare i muri della paura davanti a chi è diverso.

Solo se saremo pienamente consapevoli dell’amore tenero, della pace e della forza interiore che Gesù riversa continuamente su di noi, nonostante le nostre infedeltà, potremo a nostra volta esercitarci nel dono di noi stessi, in un amore che dà la vita, servendo i fratelli con la stessa tenerezza con cui Gesù li ama, li accoglie, li perdona, li serve.

Il cuore eucaristico di Gesù, mite  e compassionevole, trasfiguri il nostro cuore, lo trasformi, così da poterlo raffigurare al vivo e diventare, a nostra volta, tempio santo di Dio.

condividi su