GIOVEDÌ TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,14-23)
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito
il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore.
Poi disse: «Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palaz-
zo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince,
gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.

PREGHIERA
O Dio che hai compassione di ogni creatura
e il cui amore pervade ogni nostra fibra,
fa’ che la tua voce risuoni sempre nel nostro cuore.
Tu che non vuoi che alcuno perisca,
non permettere mai che il maligno
sbiadisca l’immagine tua che è in noi.
Torna sempre a sussurrarci il bene che ci vuoi,
affinché non ci lasciamo vincere dalle lusinghe del male.
O Trinità beata, fonte di eterno amore!
Amen

PENSIERO
Carissimi,
Mi trovo all’ospedale di Ikonda, distretto di Makete, Tanzania.
Per ora, a parte alcune misure preventive, sembra che anche il no-
stro paese, un po’ come gli altri stati africani, sia destinato a subire
le conseguenze socioeconomiche più che epidemiologiche del
virus. Per ora.
Qui è da metà febbraio che non abbiamo più volontari sanitari
dall’Italia, ed erano loro che alzavano non poco il livello del nostro
ospedale. Ora non sappiamo quando torneranno. Comunque, il
personale locale (circa 320 tra medici, infermieri e staff di suppor-
to) si sta comportando egregiamente. Non oso pensare cosa pos-
sa capitare se il virus arrivasse qui.
Le mie giornate le trascorro prevalentemente in ufficio lavorando
nell’amministrazione dell’ospedale. Qui la maschera la indossano
solo coloro che sono più a contatto coi malati. Nonostante mi stia
abituando a convivere con questi cambiamenti, sono sempre
piuttosto preoccupato. Non è facile sapere esattamente cosa fare,
convivere con le mie responsabilità e anche con la paura. Sono
grato al Signore e ricordo sempre quel che disse a proposito del
cieco nato: nessuno ha peccato (o forse sì, ma non ha grande im-
portanza), siamo così perché in noi si manifestino le opere di Dio.
E l’opera più grande è la misericordia, l’amore. Così sono sicuro
che qualsiasi cosa capiti, il Signore non ci farà mancare la sua mi-
sericordia. Ci sarà poi ovviamente da continuare la riflessione sui
nostri stili di vita, le parole di papa Francesco sono state molto
pertinenti, non possiamo più pensare di essere sani in un mondo
malato. E ringrazio la missione, che tutto sommato rimane sem-
pre un punto di vista privilegiato perché ti allena costantemente a
cambiare e uscire da te stesso per ritrovarti dove non avresti mai
pensato.
Padre Marco Turra, missionario della Consolata. Anno 2020

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