Il servizio di Operatori Pastorali – Figure Ministeriali

Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità. Nel medesimo tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi
che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per l’evangelizzazione. Così, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione, sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro. (EG 78)

• Si tenga presente la consultazione sinodale che possa coinvolgere ogni gruppo, senza altre sovrapposizioni.
• A quanti accolgono la chiamata a svolgere un servizio nelle comunità cristiane, sia chiesta ed offerta la possibilità di essere introdotti progressivamente e approfonditamente nell’esperienza ecclesiale. Il discernimento vocazionale accompagna la conoscenza, la proposta, l’approfondimento delle motivazioni, l’inserimento nel servizio con modalità e tempi opportuni. Questo è  compito del parroco o del presbitero di riferimento, ma anche di una comunità parrocchiale ‘vocazionale’ capace di comunicare la forza della chiamata di Dio, di sensibilizzare al servizio, di  rimanere aperta ad inserimenti nuovi. Un tempo iniziale introduce nell’esperienza della fede cristiana, rende familiari alla vita di comunità, accompagna sia le proposte sia l’accoglienza ad una scelta libera e consapevole da parte delle persone. Il tempo che segue è quello della fedeltà alla propria identità cristiana: “Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente” (2Tm 3,14). Per custodire la fede e rimanere in un cammino di discepolato e di testimonianza, è necessario coltivare proposte che facciano crescere e maturare. Lo spazio ideale della formazione spirituale è il proprio contesto parrocchiale; la formazione specifica al ministero invece sia programmata a livello vicariale. Le proposte a livello diocesano intendono favorire
il senso di appartenenza e di dedizione responsabile ad una concreta comunità ma con un maggiore senso di responsabilità anche sottolineato da un mandato pubblico. E’ compito della progettazione saper armonizzare i diversi livelli e integrare le diverse proposte, perché ogni persona possa sperimentare di essere membro di un’unica Chiesa che cammina insieme. A tutti è chiesta la partecipazione costante al cammino della propria parrocchia nei momenti celebrativi, di formazione, spiritualità, testimonianza, vita comunitaria, un periodo di tirocinio a fianco di chi ha già una certa esperienza, il collegamento con la vita diocesana, attraverso anche gli strumenti ordinari come Il Settimanale diocesano.

• è allo studio un laboratorio diocesano per il “secondo annuncio”. Si è scelto per qualche anno di dedicarci alla formazione di laici e preti che possano continuare la conversione missionaria  della pastorale (EG 25), per essere più pronti ad annunciare la presenza di Cristo morto e risorto nella vita della comunità. Si tratta di accompagnare giovani e adulti nei loro passaggi di vita, sintetizzabili nelle esperienze dell’innamoramento, della vita coniugale, della genitorialità, della perdita dei legami, della ricerca, della sofferenza e della fragilità, e accostarsi con misericordia evangelizzatrice. Il metodo consisterà nella lettura e interpretazione di esperienze, per una crescita spirituale dei partecipanti, perchè quanto appreso possa trasformare la prassi di ciascuno  della propria parrocchia. La proposta è rivolta anzitutto a preti e a quanti, dopo una certa esperienza di servizio comunitario in vari ambiti: liturgico e di preghiera, catechistico, caritativo, missionario, culturale, sociale… è disponibile – in accordo con i parroci – ad assumersi una maggiore responsabilità. Si pensa a un laboratorio, concentrato nel tempo, replicato più volte sui territori diocesani (verso settembre-novembre), la cui tematica si potrà riprendere durante l’anno in parrocchia/comunità pastorale con alcuni incontri ben sussidiati, che potranno sostenere e raccogliere in un’unica proposta la formazione di tutti gli animatori pastorali delle comunità. Il laboratorio diocesano sarà prima sperimentato in due vicariati, dopo il periodo  dedicato alla consultazione sinodale. Se sarà proficua la sperimentazione, inizieremo il prossimo anno 2019-20 sul tema dell’annuncio a chi vive l’esperienza del “generare”.

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