Venerdì della V settimana di Quaresima

Segno di Croce

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 10,31-42)

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

Padre nostro

Preghiera:

Signore, sorgente di speranza,

benedici il desiderio di affidamento a te di ogni missionario.

Immergilo nella tua Parola

E nutrilo con la tua presenza.

Amen.

Lettura:

La lingua scritta come mezzo di trasmissione fedele della Parola. In terra straniera un ostacolo, certo, ma anche un’occasione preziosa di approfondimento e testimonianza per chi vive in terra di missione. Anche se può richiedere anni. Lo sanno bene padre Mario Frigerio e padre Piergiorgio Cappelletti, missionari del Pime oggi nel nord del Camerun, che dopo aver tradotto nella lingua locale, il Tupurì, il Lezionario liturgico, non si sono più fermati. «Fino agli anni ’80, nell’Estremo Nord del Camerun – spiegano i due religiosi – la liturgia della Parola consisteva nella recita orale di un solo vangelo, raccontato da cristiani o catecumeni che si erano appositamente preparati. Questa forma di oralità era stata promossa dai missionari per aggirare, in qualche modo, la scarsa scolarizzazione della popolazione. Nei primi anni ’80 il primo vescovo locale, diventato poi, ad oggi, l’unico cardinale camerunense, ebbe un’importante intuizione: mantenere l’oralità nel catecumenato, ma che la liturgia domenicale dovesse seguire il Lezionario. Da lì la necessità di attivarsi per la sua traduzione».

Quanto è stato difficile arrivare alla sua realizzazione?

«Si è trattato di un processo lungo e complesso – risponde padre Mario – durato anni. Il passaggio da una lingua all’altra e da una cultura all’altra richiederebbe figure specialistiche particolarmente qualificate».

Padre Mario, può spiegarci come si è svolto il suo lavoro?

«Partendo dal Lezionario abbiamo iniziato ad affrontare i testi scritturistici dell’Antico Testamento, per poi procedere passo passo. Tutto ciò tenendo ben presenti due binari su cui camminare: la fedeltà al testo a monte, comprendendone a pieno le sfumature per poterle poi tradurre al meglio nella lingua nuova, e la fedeltà del testo a valle, arrivando cioè ad una lingua che fosse di un certo livello e adeguatamente comprensibile».

Quando è stata pubblicata la prima edizione?

«Erano gli anni ’90. In seguito, ne è stata pubblicata una seconda, ed ora ci troviamo nella necessità di pubblicarne una terza…».

Perché si sono resi necessari degli aggiornamenti?

«No, più semplicemente perché le edizioni precedenti si sono esaurite. La gente lo compra, lo apprezza e lo legge. È il segno che il materiale è ben realizzato».

Ci avete detto che il lavoro continua…

«In questi anni – spiega padre Piergiorgio – la missione si è conclusa e noi, ormai in pensione, abbiamo lasciato la parrocchia in mano ai sacerdoti locali. A questo punto ci si è interrogati sul nostro ruolo. Su mandato del locale arcivescovo ci è stato chiesto di dedicarci alla completa traduzione della Bibbia. E all’interno di questo generale progetto, di ritagliare una parentesi per preparare la terza edizione del Lezionario».

Dove trovate l’energia per andare avanti?

«Progetti come questo – conclude padre Mario – nascono dalla passione. Non emotiva e romantica, ma la passione dell’annuncio del vangelo. E perché il messaggio evangelico possa penetrare nell’animo e nel sangue di questa gente è essenziale che la Parola sia trasmessa nel modo più fedele possibile, e non interpretata o “svaporata” in un racconto. Aggiungo che la lettura di un testo aiuta la maturazione interiore: se alla scelta del cammino cristiano molta di questa gente è arrivata per amicizia o per le ragioni più diverse, una volta raggiunta l’età adulta solo una lettura personale e approfondita può radicare questa fede e darle solidità».

Marco Gatti: Intervista a Padre Mario Frigerio e Padre Piergiorgio Cappelletti

Missionari del PIME in Camerun

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