MERCOLEDÌ QUINTA SETTIMANA DI QUARESIMA – XXIX GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI 2021

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,31-42)
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

PREGHIERA
O Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, tu che ami e vuoi salvi tutti
i tuoi figli, ascolta la nostra preghiera.
Signore Gesù, vieni a liberarci dalle nostre contraddizioni
che sono schiavitù di peccato, aiutaci a rimanere fedeli nella Tua Parola
che è Verità e solo la Verità ci farà liberi,
perché Tu sei la via, la verità e la vita.
A te, Padre, la lode e la gloria nei secoli. Amen.

PENSIERO
La morte violenta di don Roberto ha suscitato una vasta eco non solo in
diocesi, ma in tutta Italia e in varie regioni del mondo.
Quanto vorrei che non ci si dimenticasse della sua testimonianza, ricca di
tenerezza e di dolcezza verso tutti, perché frutto di una matura e forte
confidenza con il suo Gesù.
Ciò che compiva concretamente a servizio dei poveri non era che un semplice mezzo, attraverso cui manifestare concretamente il suo amore per il
Signore, un semplice mezzo per sottolineare che ciascuno di noi è una
creatura amata da Dio in modo unico e originale, che noi valiamo “più di
molti passeri”, come abbiamo ascoltato nel vangelo di questa sera.
A don Roberto non importavano le varie strategie politiche, né compiva
interventi clamorosi di dissenso contro chi lo rifiutava o semplicemente
non lo capiva.
Egli aveva a cuore ben altro: ossia annunciare con la sua vita che ogni
uomo è nostro fratello, che ogni povero è degno di stima e di fiducia
semplicemente perché figlio di Dio. Sceglieva perciò di stare accanto ai
poveri e agli ultimi e di vivere con essi delle belle e autentiche relazioni
di amicizia, in piena semplicità e con grande rispetto.
Senza queste convinzioni non riusciremmo a capire don Roberto e a giustificare il suo impegno pastorale, che a molti, certo, poteva apparire fuori
luogo o inusuale. Il vangelo prima lo si vive, lo si commenta con la propria
vita, poi semmai lo si predica! Dico questo con grande vergogna, perché a
volte noi rischiamo di annunciarlo senza tuttavia viverlo fino in fondo.
La gente, che ha “buon fiuto”, è accorsa a lui numerosa in questo mese,
parla volentieri di lui come con nessuno di noi, perché ha riconosciuto in
don Roberto una forte testimonianza evangelica, una figura attraente di
amico di Dio e di ogni uomo che Dio ama.
Le persone oggi si attendono dalla Chiesa, al di là di tante programmazioni, una presenza con questo stile di sapienza.
Sono certo che i giovani si lasciano affascinare non dalle attività che don
Roberto svolgeva, a volte inimitabili, ma dal suo stesso stile sacerdotale,
capace di parlare al cuore di ciascuno.
Da dove veniva a don Roberto questa capacità di vivere una vita sacerdotale così limpida e trasparente? La festa liturgica di oggi dedicata a s.
Teresa ce lo annuncia: dalla sua costanza nella preghiera quotidiana, che
gli ha permesso di vivere e di crescere sempre più in un gioioso rapporto
di amicizia con il Signore e con il suo Spirito che purifica e plasma i cuori.
La preghiera, ci insegna la santa, non “è altro che un intimo rapporto di
amicizia, nel quale ci si trattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui
ci si sente amati”. E chi si sente teneramente amato sprigiona tenerezza a
tutti e sempre, senza condizioni di sorta, in ogni condizione di vita.
Mons. Oscar Cantoni – Vescovo di Como. Anno 2020

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