Card. Mario Grech - Cattedrale di Como, 31 agosto 2025

L’omelia del card. Grech: mitezza e umiltà

Il vescovo Oscar continuerà a guidare la Chiesa di Como

Domenica 31 agosto, nella Basilica Cattedrale di Como, il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha presieduto il solenne pontificale nella festa liturgica del patrono della Città e patrono principale della diocesi, il santo vescovo Abbondio.

Al termine della Santa Messa il vicario generale, monsignor Ivan Salvadori, ha espresso il ringraziamento della Chiesa comense al cardinale Grech e ha rivolto al Vescovo Oscar gli auguri per il suo compleanno. Domani, 1° settembre, il cardinale Cantoni, infatti, compirà 75 anni.

Come stabilito dal codice di diritto canonico, al can. 401 § 1: «Il Vescovo diocesano che abbia compiuto i settantacinque anni di età è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze». Nelle scorse settimane il Vescovo Oscar ha presentato al Santo Padre la rinuncia.

Il cardinale Grech ha annunciato che il Santo Padre Leone XIV, come comunicato dal Nunzio apostolico in Italia, ha disposto che il Vescovo Oscar prosegua ancora per un anno il suo ministero episcopale a servizio della Chiesa comense.

 

Qui di seguito il testo dell’omelia del cardinale Mario Grech.

 MITEZZA E UMILTÀ

Cari fratelli e sorelle,

concludiamo con questa celebrazione eucaristica nella Solennità di Sant’Abbondio, patrono principale della vostra Diocesi, l’Assemblea del Popolo di Dio, nella quale ci siamo soffermati sul tema «La sinodalità: uno stile da assumere». È qui, nell’Eucaristia, che tutte le parole che abbiamo detto e ascoltato si incontrano con la Parola di Dio e con i gesti del Signore. Abbiamo parlato di uno stile da assumere e questo stile non può essere che quello del Signore Gesù che incontriamo nella sua Parola e intorno alla sua mensa nella Celebrazione eucaristica.

Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato nella Solennità di Sant’Abbondio, ci parla proprio di questo: di uno stile che Gesù propone ai suoi discepoli. Uno stile che Sant’Abbondio, come pastore missionario, ha vissuto e che anche noi oggi siamo chiamati ad incarnare per essere una Chiesa missionaria capace ancora oggi di annunciare il Vangelo di Gesù in una società che purtroppo ha tanti segni religiosi ma ha perso il sapore del Vangelo, in un contesto dove l’uomo, inclusi noi cristiani così detti praticanti, ha lo spazio interiore “ammobiliato» da parte di tanti oggetti e di immagini che letteralmente non lasciano più spazio per riflettere e per conseguenza molte volte soffre il vuoto! Qual è allora lo stile che Gesù indica ai suoi discepoli?

Ci siamo soffermati su uno stile sinodale guardando alla vita delle nostre comunità e al percorso sinodale fatto, pensando alle fatiche dell’impegno pastorale, forse anche alla frustrazione di vedere che a volte i nostri sforzi sembrano non avere successo. Gesù ci invita ad andare da lui per trovare ristoro e riposo, per lasciarci indicare da lui la via da seguire e lo stile da assumere. E il Signore ci indica la via della mitezza e della piccolezza. Se noi ripensiamo al cammino sinodale della Chiesa universale, se ripercorriamo i documenti usciti fino ad arrivare all’ultima assemblea del Sinodo dei Vescovi, possiamo scoprire che è proprio questo il volto della comunità cristiana che emerge: una chiesa mite e umile. Potremmo dire che è questo quello stile sinodale che il Signore Risorto indica oggi alla comunità dei suoi discepoli.

La prima via per trovare «ristoro» nel Signore, per rinvigorire le membra stanche è la via della mitezza. È una via difficile per noi, ma è questa via che è preziosa davanti a Dio (1Pt 3,4). Per annunciare oggi il Vangelo dobbiamo perseguire la via della mitezza. Recentemente in una omelia il Santo Padre Papa Leone XIV ha detto: «il mondo ci abitua a scambiare la pace con la comodità, il bene con la tranquillità. Ma serve non vivere più per noi stessi, di portare il fuoco nel mondo. Non il fuoco delle armi, e nemmeno quello delle parole che inceneriscono gli altri. No. Ma il fuoco dell’amore, che si abbassa e serve, che oppone all’indifferenza la cura e alla prepotenza la mitezza». (17 agosto 2025), Questo è lo stile che i cristiani devono vivere nel mondo: imboccare la via, non della prepotenza, della ricerca di privilegi e di potere, bensì quella della mitezza. È ciò che Gesù ha vissuto nella sua esistenza e soprattutto nella sua passione e morte. Per questo Gesù ci dice oggi: «imparate da me». Mentre intorno a noi infuriano conflitti che insanguinano la terra, che ci lasciano impotenti e senza parole; mentre il mondo sceglie la via del conflitto e il rumore delle armi, i discepoli e le discepole di Gesù devono scegliere la via della mitezza.

C’è poi una seconda via che caratterizza lo stile cristiano e che Gesù ci indica. È la via dell’umiltà e della piccolezza. Gli umili sono «i piccoli», coloro che si contrappongono ai potenti. Pensiamo al canto di Maria nel Vangelo di Luca. L’umile, il piccolo, è colui che non si affida a mezzi potenti, ma che è solamente sé stesso davanti alle fatiche della vita. Gesù afferma che proprio in questo essere disarmati si può trovare ristoro e pace. Nel suo primo saluto Papa Leone ha parlato proprio di una «pace disarmata». Spesso noi pensiamo il contrario e per le scelte pastorali ci armiamo il più possibile, cerchiamo mezzi potenti e molte volte confrontandoci con le grandi imprese ci scoraggiamo perché non possiamo competere ma sperimentiamo che il nostro cuore in questa «corsa agli armamenti» non può trovare pace e le nostre azioni pastorali non portano il frutto che desidereremmo. Per Gesù è il disarmo la via per essere missionari, per annunciare il Vangelo.

Questi sono i piccoli e gli umili secondo il Vangelo: coloro che non si presentano davanti a Dio dall’alto delle loro ricchezze, del loro sapere, delle loro abilità o della loro stima di sé stessi. I piccoli sono coloro che sanno di aver bisogno di Dio e di non poter vantare nulla davanti a lui, come i bambini. Una Chiesa è missionaria quando sa di aver bisogno soprattutto di Dio, della sua grazia sacramentale e della sua Parola. Solo chi è piccolo è veramente sapiente secondo il Vangelo; solo chi è semplice avrà il “fiuto della fede”; solo chi è umile sa guardare la realtà con occhi limpidi; solo chi si sente “minimo” può costruire ponti duraturi. Noi spesso pensiamo che i “piccoli” siano gli ignoranti, gli incapaci, da scartare ….  ma per il Vangelo non è così. Per essere veramente sapienti occorre farsi piccoli, cioè poveri e disarmati. Nel documento finale dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi si afferma che la mitezza è una caratteristica di una spiritualità veramente sinodale: «Una spiritualità sinodale esige ascesi, umiltà, pazienza e disponibilità a perdonare ed essere perdonati. Accoglie con gratitudine e umiltà la varietà dei doni e dei compiti distribuiti dallo Spirito Santo per il servizio dell’unico Signore (cfr. 1Cor 12,4-5). Lo fa senza ambizione o invidia, né desiderio di dominio o di controllo, coltivando gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, che «svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo» (Fil 2,7)» (DF 43). Più avanti si dice che lo stile sinodale può rendere le comunità cristiane un segno profetico nel mondo di oggi, come d’altronde ci ha ricordato ieri il vostro Pastore: «Praticato con umiltà, lo stile sinodale può rendere la Chiesa una voce profetica nel mondo di oggi. “La Chiesa sinodale è come uno stendardo innalzato tra le nazioni (cfr. Is 11,12)” (Francesco, Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015)» (DF 47). Il documento specifica che lo stile sinodale va vissuto con «umiltà» per poter essere profetico. È come se la piccolezza, l’umiltà, fosse il fondamento della sinodalità. D’altra parte, la prima beatitudine che Gesù annuncia ai suoi discepoli riguarda la povertà, la condizione di chi non ha nulla da vantare davanti a Dio, ma tutta da ricevere come grazia.

Cari fratelli e sorelle, Gesù ci indica una via doppia, luminosa come l’alba che sorge sul cammino della Chiesa dallo stile sinodale: la mitezza e l’umiltà. Parole semplici, ma impegnative per ciascuno di noi. Tuttavia, questa parola è un giogo dolce e leggero, capace di alleggerire la nostra vita da tutti quei pesi che, talvolta, ci auto-imponiamo. Quando Sant’Abbondio fu inviato a Costantinopoli come legato di Papa Leone Magno, con l’incarico di ristabilire l’unità della fede in un contesto segnato da molte divisioni e molti conflitti, non avrebbe potuto riuscire se non avesse percorso questa doppia via. Accogliamo dunque oggi l’invito di Gesù ad andare a Lui per trovare quel ristoro che tanto cerchiamo, e per imparare da Lui la via della mitezza e dell’umiltà. L’esempio di Sant’Abbondio ci sproni a camminare, la sua intercessione ci sostenga. Egli, che fu «ricolmato di spirito d’intelligenza», ci guidi alla scoperta della vera sapienza: quella dei miti e dei piccoli.

Mario card. GRECH

 

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