Fino Mornasco, 23 novembre 2025

Celebrazione di chiusura della Visita pastorale

L'omelia del Vescovo

Non c’ è modo migliore di concludere la visita pastorale nel vostro vicariato che quello di celebrare insieme l’Eucaristia, fonte inesauribile di grazia, in questa antica chiesa madre di Fino Mornasco, nella festa di Cristo re dell’universo.

Ancora una volta Dio padre si regala al suo popolo attraverso il sacrificio pasquale di Cristo, suo figlio e nello stesso tempo, noi, figli di Dio, ringraziamo il Padre per l'(amore misericordioso del Figlio, crocifisso e risorto per noi. Da Lui impariamo, con la grazia dello Spirito Santo, l’arte di amare come egli ci ha amato, mediante uno strumento che il mondo ancor oggi irride, perché sconcertante, cioè la croce.

Essa è il modo originale e unico per dire a noi, suoi discepoli, fin dove e a quali profondità il Signore raggiunge ogni uomo con il suo amore.

Celebriamo insieme l’Eucaristia con le diverse comunità pastorali per imparare a sentirci più uniti, coinvolti in una piena e fraterna sinodalità.

È attraverso l’Eucaristia che noi possiamo sentirci un unico corpo. Assieme ci nutriamo di Cristo, che ci vuole suoi amici e fare di noi degli umili, ma appassionati testimoni del suo amore nell’ambiente in cui noi tutti viviamo.

Il Signore rispetta e promuove le nostre differenze, e vuole che impariamo a scambiarci i doni di cui Egli ci ha dotato, fino a condividerli, perché possa apparire la multiforme ricchezza della sua grazia.

Ogni parrocchia ha la sua storia, possiede tesori di santità, accumulati nel corso degli anni, attraverso i “santi della porta accanto”, persone che sono state modello e stimolo per diventare ciò che ciascuno di noi è chiamato ad essere.

Sono molte le ricchezze ancora inesplorate, che la fantasia dello Spirito mette oggi a nostra disposizione perché le possiamo valorizzare in questo nostro tempo così difficile e drammatico, ma che soffre, perché ha tanta fame dei beni di cui è privo, cioè la gioia della vita fraterna.

Tuttavia, i doni che Dio riserva a noi, suoi discepoli, non sono occasione di vanto o un modo per prevalere gli uni sugli altri, o nel credere di poter bastare a sé stessi, ma opportunità da condividere, con semplicità e con gioia. Tra noi non c’è che scambio, dal momento che la consapevolezza dei doni ricevuti diventa una occasione per una giusta condivisione.

Il vangelo di oggi ci porta a considerare Gesù quale re. Egli lo afferma e dichiara la sua identità di re davanti a Pilato.

A ben considerare, si tratta però di un re ben strano, tanto diverso dai re di questo mondo. Egli ha per trono una croce, per corte due ladri, poche donne e solo un apostolo che si stringono a lui sotto la croce.

Li i capi del popolo e la folla lo beffeggiano. Gli uomini sono abituati a ben altri re e a ben altre manifestazioni della regalità.

Se è Dio, affermano, mostri la sua superiorità, faccia prevalere la sua forza. Gesù, al contrario, non reagisce, non si difende, non intende convincere nessuno. Continua piuttosto ad amare, perdona, certo che il suo amore porterà frutto.

Proprio sulla croce la regalità di Gesù si manifesta in tutto il suo splendore

Solo un malfattore, consapevole dei suoi sbagli e dei suoi peccati, chiede un ricordo. “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. Gesù non solo si ricorda di lui, ma lo porta con se’. “oggi sarai con me nel paradiso “. Qui il buon ladrone impara a conoscere in che cosa consiste l’onnipotenza di Dio e la sua infinita bontà. In questo modo un condannato a morte diventa modello del cristiano che si affida a Gesù, confidando non sui propri meriti, ma nella ricchezza della sua misericordia.

Qui la salvezza di Cristo raggiunge il suo culmine.

Nella sinagoga di Nazareth, Gesù aveva proclamato la liberazione dei prigionieri e a Gerico, nella casa di Zaccheo, aveva dichiarato che “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto. Ora, sulla croce, con questo ultimo atto, conferma il realizzarsi di questo suo disegno salvifico, ossia salvare i peccatori.

Il buon ladrone, insegna a noi, che ci riteniamo giusti, a sentirci tutti nella condizione di peccatori perdonati e a confidare nella misericordia del Padre.

Ancora una volta è un povero che annuncia a noi ricchi la buona novella della salvezza di Cristo.

Oscar card. Cantoni

 

 

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