Cristo Gesù viene ancora una volta tra noi. Rallegriamoci tutti nel Signore!
Viene in tutti gli angoli bui della terra per rischiarare chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Viene per confortare gli afflitti, per promuovere il desiderio di pace presente in ogni uomo, per incoraggiare e sostenere chi si impegna nello spendere la vita a vantaggio di tutti.
Viene in questa casa di cura per confortare chi soffre e chi muore, per guarire quanti hanno perso la speranza, per incoraggiare quanti dedicano attenzioni e cure, tempo e sostegno verso i fratelli e le sorelle sofferenti.
Viene per aiutare i medici e tutto il personale infermieristico a “umanizzare la medicina”, perché ci si prenda cura di tutta la persona, il cui destino è eterno, la persona composta dal corpo, dalla psiche, ma anche dall’anima.
Ci avviciniamo a ogni persona con grande rispetto, memori che ogni uomo e donna sono figli di Dio, perciò ricolmi di dignità regale, indistintamente dalla loro provenienza.
I pazienti vanno riconosciuti non solo come un caso scientifico da osservare e da curare, ma ciascuno con caratteristiche proprie, con una originale personalità, frutto di una storia personale e sociale che li ha formati e determinati.
Ecco perché, accanto ai medici, è necessario avere chi direttamente si prende cura dello spirito di quanti vivono un momento di particolare fragilità e debolezza.
È una presenza che richiede molta discrezione, ma anche una attenta vicinanza, piena di delicatezza, sia per accompagnare i malati e i loro familiari, sia per un sostegno a quanti giornalmente lavorano come medici e infermieri, con orari e turni di lavoro spesso logoranti, e in piena e cordiale collaborazione con essi.
Saluto, quindi, i tre sacerdoti che si alterneranno come cappellani di questo ospedale. Mentre li ringrazio per avere accettato questo particolare e delicato ministero, auguro loro che possano affrontare volentieri questo compito e si possano sentire in questo luogo come all’interno di una grande famiglia, in cui possano diffondere la carità di Cristo, imitando lui che, percorrendo le strade della Palestina, visitava gli infermi e curava i malati in ogni genere di malattia.
Il Signore Gesù ci conforti con la sua visita, ci doni un supplemento di pace e di gioia, per poter cantare anche noi, come Maria, il nostro personale Magnificat, frutto dell’azione di Dio nella nostra storia, lui che soccorre sempre i suoi figli, saziandoli di beni.
Oscar card. Cantoni

