Santuario Madonna di Tirano, 29 settembre 2025

Con lo sguardo rivolto a Maria

L'omelia del Vescovo Oscar

 

Il 29 settembre è per tutti noi un giorno sacro, un naturale, comune giorno di festa: ricorre l’anniversario della apparizione di Maria al beato Mario a Tirano.

Ed è naturale accorrere qui, ai piedi di Maria, per tutti noi, figli memori e grati di tanti doni che nel corso della nostra vita, il Signore ci ha offerto attraverso Maria, mediatrice di tutte le grazie.

Ai piedi della vergine Maria vogliamo ottenere da Dio una pace piena e duratura, tanto invocata in questo periodo così tanto disumano. Vogliamo invocare una vera riconciliazione tra i popoli, così che si realizzai la promessa di una gioia piena, radicalmente diversa da quella, tanto effimera e vana che il mondo sperimenta.

Vorrei proporvi questa mattina di poter realizzare, nel santuario a Lei dedicato, un vero e proprio “incrocio di sguardi”: da una parte, quello di santa Maria, che si china su ciascuno di noi, con premura di madre, e in secondo luogo, poter fissare il nostro sguardo filiale direttamente verso di lei, Maria, per chiederLe aiuto e protezione.

Lo sguardo di Maria verso di noi è frutto di una tenerezza che commuove. Esprime una vicinanza che consola, rivela la stessa compassione di Dio che risana i cuori.

La nostra Madre ci guarda dall’alto in basso, non certo per giudicarci, ma solo per tenderci la mano, per rialzarci quando siamo a terra, soprattutto quanto sperimentiamo la stanchezza della vita, la incapacità di vere relazioni fraterne tra di noi, la paura per il futuro, visto il clima di guerra che si respira un po’ ovunque nel mondo.

Come un tempo, rivolgendosi al beato Mario, Maria disse queste semplici lapidarie parole: “Bene avrai!”, così Ella ripete lo stesso annuncio a ciascuno di noi che, pur vivendo situazioni tanto diverse, siamo tutti affamati di speranza, come l’aria che respiriamo. Ci guarda Maria perché impariamo ad avere lo stesso sguardo compassionevole di misericordia di Gesù, suo figlio, verso chi ci è vicino e richiede da noi una vicinanza attenta e nello stesso tempo discreta.

Maria ci trasmette il calore dello sguardo paterno e materno di Dio, così che noi, feriti della vita, troviamo presso di Lei un rifugio sicuro.

Un successivo, nuovo incrocio di sguardi, avviene, in secondo luogo, questa volta dal basso verso l’alto, tra noi e Lei, la nostra dolce madre Maria. Ci rivolgiamo, quindi, con fiducia di figli a lei, e le presentiamo le nostre aspirazioni più profonde, le nostre incertezze, specialmente quelle che difficilmente facciamo fatica a comunicare agli altri, ma insieme anche le nostre aspirazioni profonde, le gioie e le nostre speranze.

Il nostro sguardo si trasforma a questo punto e diviene un vero e proprio sguardo di intercessione.

Diveniamo veri e propri intercessori per i tanti fratelli e sorelle diffusi nel mondo, ma soprattutto per quelli che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, che vivono accanto a noi, a cui possiamo dedicare tutto il bene che Maria ci promette.

Siamo qui ai piedi di Maria anche per coloro che sono rimasti a casa, che magari fanno fatica a credere e a confidare nell’ amore misericordioso di Dio. Anche per essi chiediamo a Maria benedizione e pace. A Lei affidiamo le loro fatiche nel vivere rapporti sereni in famiglia, sostegno per il loro futuro, spesso incerto. Affidiamo a Maria, in questo periodo così tormentato, tutti i popoli in guerra, quanti sono vittime dell’odio e della violenza.

Con lo sguardo all’insù, cioè rivolti verso a Maria, chiediamole di “sciogliere i nodi” che ci bloccano nell’iniziativa di fare il primo passo verso chi ci ha offeso, per una riconciliazione vera. Ci doni poi la forza di essere liberati da antichi rimorsi, dal momento che non crediamo abbastanza che Dio ci libera dal peccato, dal male e dalla paura. Attraverso Maria vogliamo portare a Gesù lo sguardo dei fratelli, soprattutto dei più fragili e dei meno fortunati.  Vogliamo essere loro eco fedele perché anch’essi diventino con noi vangelo vivo, capaci di riflettere la bellezza del vangelo dentro una vita umile, gioiosa, ricca di zelo apostolico.

Frutto di questo reciproco scambio di sguardi sia, da parte nostra, l’imitazione della sollecitudine amorosa e servizievole di Maria, che, come abbiamo udito nel Vangelo, avvertita dall’angelo, si è messa subito in cammino, da Nazareth alla Giudea, per venire in aiuto della cugina Elisabetta, portando nel suo seno il bambino Gesù.

Giunta nella casa di Zaccaria, Giovanni Battista, il frutto del grembo fecondo di Elisabetta, che era detta sterile, sobbalza, come in una danza, per la gioia di aver incontrato il Signore. “Ancora non vede la luce e già indica qual è il Sole; ancora non è nato e già si affretta a fare da Precursore” scrive s. Giovanni Crisostomo.

Lo sguardo di Maria su di noi ci aiuti a diffondere la gioia del Vangelo. Possa esso risuonare di nuovo, anche nel nostro contesto culturale, profondamente mutato, come una bella efficace e sorprendente notizia.

La fede nel figlio di Dio, che ha preso carne e volto nella madre Maria, ci permetta di vivere una vita piena e dignitosa, ricca di frutti di vera umanità, cioè di una santità gioiosa, a vantaggio della civiltà dell’amore e della giustizia.

Oscar card. Cantoni

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