Il vangelo ci ha appena descritto la drammatica scena di Maria sotto la croce del Figlio.
Stare sotto la croce, come Maria nell’ora della passione, è la vocazione delle suore di Valduce e di quanti condividono la loro missione di cura e di conforto di tutti coloro che soffrono.
Per Maria questo momento poteva essere una occasione di tentazione. Ella poteva riferirsi a ciò che le era stato detto dall’angelo al momento della sua chiamata. “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine “.
E quindi, Maria avrebbe potuto domandarsi: “Dove sono andate a finire le promesse ricevute? Per poi ribellarsi direttamente con Dio. Al contrario, Maria riesce a trasformare questo momento in una occasione di rinnovata intensa fiducia nei confronti di Dio padre.” Non capisco ciò che sta succedendo, ma continuo a fidarmi di te, del tuo amore e delle tue promesse” con espressioni simili, Maria rinnova la sua fedeltà a Dio, i cui piani sono spesso incomprensibili per l’uomo.
Questa reazione di Maria, testimone suprema della fiducia in Dio, è esemplare anche per noi, per i momenti bui della nostra vita, con tante domande per le quali non riusciamo a trovare spiegazioni.
Il Concilio vaticano II ha descritto la situazione di Maria con una espressione sobria e solenne. “Anche la beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei stessa generata“. Maria soffriva nel suo cuore quello che il Figlio soffriva nella sua carne.
Anche per noi stare sotto la croce significa credere e appropriarsi della sofferenza del Figlio. La fede di Maria è ancora più grande della sua sofferenza. Anche per noi stare sotto la croce significa completare, mediante le proprie sofferenze ciò che manca alla passione di Cristo (cfr. Col 1,24).
Per l’evangelista Giovanni la croce di Cristo non è solo la morte di Cristo, ma anche quello della sua glorificazione. Sul calvario Maria ha condiviso non solo le sofferenze di Cristo, ma anche le primizie della sua risurrezione. Maria sul calvario non è solo la madre dei dolori, ma anche la Madre della speranza. Ella credette, sperando contro ogni speranza umanamente parlando quando non c’è più alcuna ragione di sperare. Ancora un testo del Concilio afferma che sotto la croce Maria “ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità.”
Anche per la Chiesa, come per ciascuno di noi, la croce è oggetto di esperienza, mentre la risurrezione è oggetto di speranza.
Come Maria fu presso il Figlio crocifisso, così la Chiesa è chiamata a stare presso i crocifissi di oggi, i poveri, i sofferenti e gli umiliati. Non basta compatire le loro pene, occorre offrire loro speranza, proclamando che la sofferenza non è assurda, ma ha un senso, perché ci sarà una risurrezione da morte.
Gli uomini hanno bisogno di speranza per vivere, come l’ossigeno per respirare.
Volgiamo lo sguardo ancora una volta a colei che ha saputo stare presso la croce sperando contro ogni speranza. Invochiamo Maria come madre della speranza, con le stesse parole di un antico inno della Chiesa. “Salve mater miseicordiae, mater Dei et mater veniae, mater spei et mater gratiae, mater plena sanctae laetitiae, o Maria! ”
Oscar card. Cantoni