Il brano evangelico che abbiamo ascoltato, conosciuto come il prologo di Giovanni, deve essere accolto non come una fredda dichiarazione teologica, ma con lo stesso sguardo contemplativo di chi lo ha scritto, ossia con un grande stupore e intensa meraviglia.
Si tratta di un racconto in cui due realtà opposte sono tenute insieme: il Verbo di Dio, “per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste””, è divenuto carne, si è fatto uno di noi. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Non si tratta quindi del Dio lontano, irraggiungibile, ma del Dio che è vicino a noi, che ci accompagna nel nostro cammino sulle strade del mondo. La sua immensità si manifesta nel fatto che si fa piccolo, si spoglia della sua maestà infinita, rendendosi nostro prossimo nei piccoli e nei poveri. Un fatto rivoluzionario, che sconvolge le concezioni pagane e filosofiche di Dio. Non è un Dio fuori dal tempo, ma presente e vivo con la sua parola e la sua provvidenza. È il Dio fatto uomo, che ci parla e agisce da dentro la nostra storia.
Non divenne Dio da uomo che era, ma da Dio che era, divenne uomo.
Solo perché il Figlio è veramente Dio è possibile che egli possa sconfiggere la morte, realtà che nessun mortale avrebbe potuto sconfiggere. E con la morte, ogni altro male dal quale ogni uomo resta ammaliato e sconfitto. In Cristo, Dio ha assunto e redento tutto l’essere umano, con il corpo e l’anima.
Adoriamo quindi il Signore Gesù, nostro fratello e redentore, che ci ha permesso di diventare figli di Dio, rendendoci partecipi della sua natura divina. Ciò che Cristo è per natura, noi uomini, rinati nelle acque del Battesimo, lo diventiamo per grazia.
Non solo ha restaurato la nostra dignità umana come immagine di Dio, ma ci ha resi partecipi della sua natura divina, così che un Padre della Chiesa (s. Atanasio) è giunto all’ardita affermazione che “il Figlio di Dio si è fatto uomo perché noi potessimo essere divinizzati”, ossia capaci di amare come Dio ama, fino a essere capaci di dare la vita, come ha fatto Gesù. La divinizzazione consiste per noi nella piena umanizzazione.
Per giungere a questa meta, tuttavia, è necessario che il nostro cuore batta all’unisono col cuore di Gesù. Purifichiamolo da tutto ciò che è orgoglio, che è durezza, disordine e ogni tiepidezza. Lasciamo che il Signore ci riempia del suo amore divino, così che né gli avvenimenti quotidiani, né le circostanze della vita possano riuscire a sconvolgerlo, e nel suo amore, possiamo trovare la nostra pace, che a nostra volta possiamo comunicare agli altri nostri fratelli e sorelle in umanità.
Oscar card. Cantoni

