Siamo stupiti e ammirati per la maestosità di questo tempio. Proprio qui, nel mese di novembre 2024 si è realizzata la storica prima assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Nello scorso giubileo dei giovani questa cattedrale ha raccolto i giovani di tutte le diocesi lombarde per una veglia di preghiera. Molto di più, però, questo luogo ci aiuta a prendere consapevolezza della grandezza d’animo dell’apostolo Paolo, a cui è dedicata questa basilica, lo straordinario confessore della fede, le cui reliquie sono conservate sotto l’altare maggiore.
Siamo confortati dalla ricchezza del suo insegnamento, per l’amore appassionato a Cristo, suo Signore, Messia crocifisso e risorto, e per il suo infaticabile servizio, svolto nella Chiesa di Dio come missionario itinerante. Attraverso l’apostolo delle genti, così è definito s. Paolo, constatiamo innanzitutto lo stile di Dio, capace di trasformare i cuori degli uomini, a tal punto che Paolo, pieno di zelo per Dio, giudeo di stretta osservanza, da persecutore dei cristiani, diventa un perseguitato a motivo di Cristo già dai suoi connazionali. La grazia di Dio ha permesso a San Paolo di evolvere, a tal punto da riconoscere in Cristo, che un tempo combatteva, come il fiore più bello della fede dei padri, l’atteso messia. Cristo Gesù è colui che ha portato a compimento il cammino del popolo di Dio, realizzando così in pienezza le sue promesse. Abbiamo bisogno anche noi di imparare ad evolvere, andando al di là dei nostri schemi mentali, delle certezze alle quali ci teniamo caparbiamente aggrappati, a certe posizioni che difendiamo con ostinazione, ma che rivelano solo la nostra insicurezza.
È la grazia di Dio che ha trascinato Paolo dalle tenebre alla luce, come egli stesso racconta più volte, cioè l’episodio della sua conversione o, meglio, la narrazione della evoluzione della sua vocazione. Lui stesso la descrive nell’episodio della prima lettura, dagli Atti degli Apostoli, che Paolo racconta per ben tre volte, dopo averne accennato anche nella sua lettera ai Galati.
L’evento sperimentato in prima persona evoca in modo particolare la prostrazione, la sua fragilità davanti alla potenza irresistibile della rivelazione di Cristo. (Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? “(At 9,). Fu così che Il persecutore, attivamente impegnato, divenne un predicatore ed evangelizzatore ancora più zelante. La vita di Paolo, come quella di ognuno di noi, è stata piena di durezze, di fatti inattesi, di contrarietà. Ma la fede si riveste della forma della speranza e della perseveranza nella durata. Tuttavia, anche Paolo ha avuto bisogno della mediazione della Chiesa e nel suo caso di Anania, il discepolo di Damasco, a lui inviato perché, imponendogli le mani, Paolo potesse ricuperare la vista e giungere così a divenire discepolo di Gesù ricevendo il battesimo. Ciascuno di noi ha avuto il suo Anania, mandato dal Signore perché ci illumini e ci consoli. È bello fare memoria dei vari Anania che nel corso della nostra vita ci hanno trasmesso la fede e ci hanno confermato nella nostra vocazione a seguire Gesù.
Nel vangelo appena proclamato è Cristo stesso che invia in missione i suoi apostoli per proclamare l’università della salvezza. A tutti gli uomini é offerto il frutto della sua morte e risurrezione. L’intera missione del discepolo viene esercitata anche nella tribolazione, ma si allarga nella capacità di resistere al male e di costruire il bene. Tutta l’esistenza del discepolo è il risultato di un apprendistato della speranza, che sola é capace di dialogare con il futuro e di appropriarsene. Quali testimoni di speranza chiediamo di accettare benevolmente il compito che la Chiesa ci affida: quello di divenire sempre più discepoli missionari.
Oscar card. Cantoni