Festività di S. Abbondio

La gloria di Dio risplende nei suoi Santi”. Con questa acclamazione, lodiamo il Signore che ci ha donato come padre e pastore, come maestro e intercessore, la nobile figura di S. Abbondio, di cui oggi celebriamo la festa. Con S. Felice, primo vescovo di Como, S. Abbondio continua a illuminare e a proteggere il cammino della nostra Chiesa, nella quale il Signore non ha mancato di confermare lungo i secoli la sua presenza attiva attraverso il dono di innumerevoli altri santi e beati, perché essa possa continuare a svolgere adeguatamente la sua missione.

In vista di un nuovo anno pastorale, prima ancora di presentare alcune linee comuni, senza la pretesa di essere esaustive, o di limitare la creatività delle singole comunità, vorrei richiamare innanzitutto ciò che S. Giovanni Paolo II ha definito “la misura alta della vita cristiana ordinaria” essendo “tutti i fedeli, di qualsiasi stato e grado, chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (Lumen gentium 40). Sarebbe davvero un controsenso e del tutto vano, pensare a un nuovo anno pastorale (un anno veramente importante quello che inauguriamo!) e dare per scontata questa verità, scoprendosi privi di un rinnovato slancio, nella mediocrità di chi trova tutto imposto e partecipa alla vita ecclesiale, ma senza gusto, passione, audacia e fervore. E’ questa una prima, decisiva disposizione interiore, indispensabile per tutti. Sulla stessa linea d’onda l’affermazione di Papa Francesco, nella “Gaudete et Exultate”, un piccolo gioiello che invito a conoscere e ad approfondire. “Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia”. Raccontiamoci allora la vita santa che scorre lungo i sentieri della nostra diocesi; rallegriamoci per quella realizzata dai “santi della porta accanto”, tanto numerosi, seppur diversi tra loro, ricordàti con vivo affetto e gratitudine da tanti di noi, che li abbiamo conosciuti e amati.

Ecco allora un cammino diocesano su cui modellare creativamente i diversi interventi, nelle singole comunità, come nelle diverse realtà associative e della vita consacrata.

  1. La celebrazione del Sinodo diocesano: “Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio”.

Il Sinodo, che avrà inizio ufficiale nel corso di quest’anno pastorale, ci vedrà tutti rappresentati fin dalla celebrazione iniziale, in questa nostra Basilica Cattedrale, la domenica pomeriggio del 12 gennaio 2020, festa del Battesimo del Signore.

La preghiera del Sinodo, costantemente ricordata nelle singole parrocchie, sarà espressione del desiderio di tutti di essere partecipi di un evento che è proprio di ciascun battezzato perché riguarda il futuro della nostra Chiesa, impegnata a rispondere alle sfide del nostro tempo mediante scelte di misericordia, così da annunciare e testimoniare il vero volto di Dio Padre.

Sono ammirato e commosso per l’ interesse, la partecipazione, il contributo generoso e cordiale di molte persone, che fin dai mesi scorsi hanno permesso di vivere una esperienza sinodale già altamente significativa, mediante suggerimenti e proposte operative, al fine di rendere visibile la misericordia di Dio dentro le diverse realtà. Questi nostri fratelli e sorelle sinodali hanno saputo diffondere e trasmettere il loro entusiasmo là dove vivono la loro esperienza cristiana. Li ringrazio di vero cuore per la loro generosa dedizione, per il tempo che essi hanno dedicato e anche per i non pochi chilometri che hanno consumato, vista la configurazione della nostra diocesi! La misericordia non è un semplice parlare consolatorio, essendo direttamente collegata alle opere, nè può essere ridotta a un’idea o a una dottrina, ma presentata come la categoria generatrice della esperienza cristiana. Esorto i sinodali a farla risuonare nei diversi ambiti dentro i quali il Sinodo si declina, ossia: la comunità cristiana, le famiglie, i giovani, i sacerdoti, i poveri.

I sinodali offriranno contributi significativi se sapranno lasciarsi illuminare e confrontare, da una parte, dalla Parola di Dio, e dall’altra, se si lasceranno guidare dalle urgenze e dagli appelli della storia di oggi, senza dimenticare che “misericordia” è innanzitutto il nome di Dio Trinità ed è la strada che Egli ha scelto per venirci incontro.

La cultura e la società di un tempo, tutta impregnata di cristianesimo, almeno in Europa, aiutava, mediante la dottrina insegnata a tutti, alla formazione di una mentalità cristiana. Oggi, dentro una cultura secolarizzata e pluralista, occorre inventare nuove strade, nuovi linguaggi, percorsi, capaci di far dialogare il sapere e la vita, per restituire a Dio il suo ruolo centrale di protagonista, nella fiducia che il Vangelo possa continuare a toccare il cuore anche delle donne e degli uomini di oggi.

  1. La nostra nuova presenza missionaria in Mozambico

Non possiamo confinare ai soli addetti ai lavori, o affidare a una commissione o a un semplice documento, la dimensione missionaria della vita cristiana.

Tutti i battezzati, infatti, siamo chiamati ad essere discepoli/missionari a nome della Chiesa, che è sempre e comunque in stato di missione.

Proprio dalla “missio ad gentes” possiamo imparare uno stile nuovo, non ripetendo modelli validi in altre Chiese, quanto ricevendo da esse un forte stimolo di generatività per una nuova presenza missionaria tra noi per non rinchiudersi con i soliti pochi, spesso incapaci di dialogare con quanti stanno ai margini delle comunità o la frequentano solo in occasione di speciali eventi.

La “missio ad gentes” può diventare veramente un paradigma per l’ardua impresa di una nuova presenza missionaria nel nostro ambiente di vita, educandoci ad andare incontro anche ai non credenti, a quanti hanno abbandonato la fede per sfiducia nella Chiesa, a coloro che vogliono conoscere la vita della comunità cristiana, in cui è presente Cristo vivo, operante mediante il suo Spirito Santo. Siamo lontani da ogni desiderio di proselitismo e da una semplice filantropìa, piuttosto siamo mossi dall’urgenza di promuovere e far fiorire l’umano, che ha intimamente a che fare con il Vangelo, il cui centro è il Dio di misericordia, che ha a cuore le miserie dell’umanità, peccato incluso.

Con tali intendimenti vogliamo quest’anno dar vita a una nuova cooperazione missionaria in Africa, precisamente in Mozambico, nella diocesi di Nacala. Invieremo “in avanscoperta”, nei prossimi mesi, don Filippo Macchi, (per questo primo periodo ospite della diocesi di Pordenone), in attesa di costituire un gruppo di volontari disposti a lavorare in équipe negli spazi parrocchiali che verranno loro assegnati.

Mi auguro che la nuova missione possa diventare nel tempo una nuova occasione rigeneratrice a vantaggio della nostra Chiesa, un luogo di confronto e di stimolo per smuovere le acque del nostro ambiente, dove non si può più dare per scontato il cristianesimo e dove non ci si può più accontentare della facile espressione: “abbiamo sempre fatto così!”, oppure: “per questi compiti ci sono i sacerdoti”!

E’ sotto gli occhi di tutti che il cristianesimo di massa è ormai scomparso. Il Vangelo richiede oggi di essere trasmesso da persona a persona, valorizzando certo l’apporto dei sacerdoti, ma a quella immensa maggioranza del popolo di Dio che sono i laici, mediante i carismi loro propri.

  1. Le “comunità pastorali”

Alla luce della dimensione missionaria della Chiesa è la necessaria opera di ristrutturazione delle nostre parrocchie, molte delle quali sono (o saranno prossimamente) costituite nelle cosiddette “comunità pastorali”, un insieme di più parrocchie che non sono in concorrenza tra loro, ma che si aiutano vicendevolmente, in un dare e ricevere contemporaneamente, in un tessere una trama di legami tra le persone, le famiglie, le formazioni sociali presenti sul territorio. Nello stesso tempo è urgente che i diversi Vicariati diventino realmente un motore della pastorale integrata, che creino occasioni qualificate di incontro e di formazione, che facilitino un rapporto più intenso e pieno di fiducia tra sacerdoti e laici.

Nelle comunità pastorali si possono favorire momenti per instaurare nuove esperienze di autentica fraternità tra cristiani, come pure con i non credenti o i non praticanti o con quanti intendono (ri)cominciare a credere o iniziare un vero e proprio catecumenato per adulti.

Il contributo dei cristiani laici è imprescindibile. Per venire incontro a tale compito è però assolutamente indispensabile potenziare il protagonismo dei laici, senza tuttavia relegare il loro impegno esclusivamente in compiti intra ecclesiali, per favorire la loro presenza di evangelizzazione nelle diverse realtà del mondo, con una preparazione teologica/pastorale adeguata, che i sacerdoti devono farsi premura di offrire.

E’ un impegno che non si realizza con un colpo di bacchetta magica, ma che va preparato con un’opera di sapiente formazione teologica/pastorale e va potenziato, anche per non disperdere quel capitale di bene, ricevuto da una sana tradizione, maturata lungo i secoli, i cui frutti sono rintracciabili ancor oggi. Nello stesso tempo, preghiamo il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Accogliamo i suggerimenti di Papa Francesco: “Se partiamo dalla convinzione che lo Spirito continua a suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, possiamo di nuovo “gettare le reti” nel nome del Signore in piena fiducia. Possiamo – e dobbiamo – avere il coraggio di dire ad ogni giovane di interrogarsi sulla possibilità di seguire questa strada(Christus vivit, 274).

 

  1. Ricostruire il santuario di Gallivaggio

Il santuario mariano di Gallivaggio (in Valchiavenna) è miracolosamente scampato dalla distruzione totale a causa di una frana, il 29 maggio 2018. Essa ha causato, sì, danni ingenti, ma non ha demolito radicalmente l’edificio, come si poteva umanamente prevedere, vista la quantità enorme di materiale, che invece è stato provvidenzialmente deviato.

Mentre ringraziamo di tutto cuore Maria, che ancora una volta ha protetto la sua e nostra casa, dentro la quale manifesta con tenerezza materna la misericordia di Dio, è nostro impegno collaborare per il restauro di questo storico edificio. E’ stata costituita una commissione di studio e di coordinamento dei lavori con sede a Chiavenna, mentre è in fase di preparazione un progetto per ricostruire, in diverse tappe, le parti ammalorate del santuario. Invito a un gara di generosità che esprima la partecipazione delle parrocchie, dei singoli e di altri enti, per collaborare insieme alla ricostruzione di questo Santuario, tanto amato, nel quale il messaggio della Misericordia risplende nella sua attualità.

 

Cari fratelli e sorelle:

affrontiamo senza riserve e di buon animo l’anno pastorale che ci sta davanti, affidandoci al Signore risorto.

C’è gente tra noi piena di generosità, capaci di iniziativa e amorevolezza, come il buon Samaritano? Ci sono credenti dalla fede semplice come il centurione romano? Ci sono giovani entusiasti come Giovanni Battista? C’è chi sa osare l’inedito come Paolo a servizio della evangelizzazione? Possiamo contare su famiglie che, grazie a una vita di preghiera e d’amore, divengono sempre più “laboratori di umanizzazione”? Ci sono donne tra noi innamorate del Signore e della sua Chiesa come Maria di Magdala? Ci sono anziani che, come Simeone e Anna, riempiono di consolazione l’ambiente in cui vivono?                                                                                              Posso affermare con tutta certezza di sì. Incontro tanti cristiani pieni di fervore, disposti a divenire presenze di misericordia per grazia e per scelta, nelle diverse parrocchie che visito. Sono persone capaci di mitezza e di misericordia, puri di cuore e costruttori di pace, dotate anche di spirito profetico, umili e ricche di “sapienza del cuore”. Con questi nostri fratelli e sorelle, disposti a ravvivare la fiamma sotto la cenere delle nostre paure e delle nostre esitazioni, osiamo sognare una Chiesa più evangelica, serva dell’umanità, amica dei poveri, capace di mettersi a disposizione di questo nostro mondo e di portare in esso il fuoco santo dell’amore di Dio.

E certamente ci siete anche voi, che mi ascoltate, siate tra queste persone: testimoni e annunciatori della misericordia di Dio.

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