Lettera di mons. Vescovo ai sacerdoti

Il Vescovo di Como

 Como, 25 marzo 2020

Miei fratelli:

a una settimana dalla mia lettera precedente, eccomi di nuovo a voi in questo giorno speciale, in cui contempliamo l’ “eccomi!” di Maria, che è il modello di tutti i “sì” che gli amici di Dio hanno ripetuto lungo la storia della Chiesa.

Il nostro “eccomi!” è oggi particolarmente costoso, ma è espressione di una fiducia sincera che poniamo nell’amore di Dio, che guida la storia dei popoli, come la nostra storia personale, a un fine di salvezza e di pace. Ripetere il nostro “eccomi!”, in questi tempi di prova, anche a nome del nostro popolo, è frutto di una certezza, che supera ogni esitazione e difficoltà, che va al di là delle nostre prospettive immediate e delle nostre attese.

In attesa che ci vengano indicate dalla CEI le scelte comuni circa la Settimana Santa ( e che vi riferirò in una prossima comunicazione), da parte dei vescovi lombardi ci si orienta verso una prassi univoca tra le diocesi, e al loro interno, tra le parrocchie, augurandosi in modo tale che si eviti un’immagine frammentata di Chiesa.

Unitamente a questa lettera, vi invio le disposizioni circa l’assoluzione a più penitenti senza previa la confessione individuale, da usare presso le strutture ospedaliere, le diverse case di riposo e anche presso certi nuclei familiari (vedi sito diocesano: diocesidicomo.it)

Questo tempo di sofferenza e di paura deve impegnare ciascuno per riconoscere all’interno degli avvenimenti un messaggio particolare che Dio vuol inviare a noi stessi, innanzitutto, quindi alla Chiesa e al mondo. Abbiamo il dovere non solo di accompagnare con tenerezza i nostri cristiani, ma anche di offrire loro qualche interpretazione profetica a riguardo di ciò che ci sta succedendo, frutto di una rielaborazione personale e del nostro Presbiterio.

Anziché offrire mie riflessioni personali, che tra l’altro comunico durante le omelie della S. Messa domenicale, vorrei proporvi un interrogativo che potremmo anche trasmetterci gli uni gli altri (anche via email), visto le disponibilità del   tempo di cui possiamo godere. Mi sembra un modo intelligente per aiutarci a vivere tra noi un vero e proprio discernimento e, nello stesso tempo, in virtù della nostra fraternità sacerdotale, per favorire una crescita nella nostra comunicazione interpersonale. Questo è un tempo di grazia anche per rinfrancare il nostro sincero desiderio di crescita nella fraternità sacerdotale!

Mi permetto, allora, di proporvi una sola domanda da riservare a noi stessi, per poterla poi condividere con tranquillità e franchezza con i nostri Confratelli.

Eccola: “Cosa insegna a me questa faticosa esperienza che sto vivendo in questi lunghi giorni?

So che per il nostro carattere piuttosto riservato, non ci è facile esporre agli altri il nostro stato d’animo, le sofferenze che attraversiamo a contatto con tanta gente in difficoltà e in pianto, la lontananza dal nostro popolo, ma sarebbe un prezioso servizio che ci facciamo reciprocamente, tenendo lontana la tentazione del giudizio. Raccoglierò le osservazioni che vorrete inviarmi (via email) e queste saranno utili per una visione sintetica, attraverso cui potrò interpretare i sentimenti e le proposte di tutti in un mio prossimo intervento.

Il Dio della pace e della gioia vi doni di vivere, pur nella fatica e nella prova, la consapevolezza della Sua presenza tra noi e in mezzo al nostro santo popolo fedele.

+ vescovo Oscar

E-mail:   oscar.cantoni@diocesidicomo.it

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