Ci è offerta questa sera una occasione in più, come singoli e come Chiesa, per rinnovare e approfondire una relazione più intensa con la persona viva di Gesù, il cui amore, divino e insieme umano, manifesta e trasmette la sua immensa carità.
Non c’è nulla di più consolante e degno di meraviglia, per noi cristiani, che la certezza di essere amati personalmente da Dio, di essere continuamente da Lui cercati, dentro le situazioni più ordinarie della nostra esistenza, e di sperimentare che Egli ogni giorno ci guida e ci sorregge con la sua presenza discreta e tenera insieme.
La prima lettura dal profeta Ezechiele testimonia proprio il desiderio ardente e inesauribile di Dio, che è quello di stabilire un rapporto personale con ciascuno dei suoi figli. Egli ci cerca continuamente, ci offre le migliori opportunità per una vita degna, non si stanca di andare incontro a ogni pecora perduta e di curarne le ferite, perché non si dà pace al pensiero che qualcuna si perda.
L’amore di Dio è liberante, non ci ama per impossessarsi di noi, non ci attira al suo cuore con un desiderio captativo, quasi fossimo servi dediti al servizio dei suoi desideri. Egli vuole che ci rivestiamo dei sentimenti di Gesù, ci vuole liberare dalle nostre schiavitù, per costruirci secondo il modello di umanità del Figlio di Dio incarnato. Egli è l’uomo perfettamente riuscito secondo Dio, il vero modello d’uomo, che ci permette di realizzare fino in fondo, con l’aiuto della grazia santificante, la nostra umanità.
La prima lettura si collega direttamente con il vangelo, dove Gesù sottolinea ancora meglio quanto ciascuno di noi sia prezioso al cuore di Dio, quanto grande sia la sua sollecitudine per noi e quanto intensa sia la sua gioia davanti a ogni peccatore che si converte, ossia trova in Lui la ragione e la forza per una vita pienamente riuscita.
Conoscendo personalmente l’amore di Cristo per noi, sperimentandolo all’interno della nostra vita e trovando consolazione nel rapporto personale con Gesù, ciascuno di noi può imparare dal suo cuore divino e umano, a nostra volta, a consolare coloro che soffrono, in un mondo segnato da tante divisioni, diseguaglianze e conflitti.
Il cuore di Gesù è la fonte da cui scaturisce ogni consolazione. Dall’incontro con Lui, dall’amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo, scaturisce in noi la missione di compassione per il mondo che soffre, attraverso la nostra preghiera, con il nostro lavoro, negli incontri con gli altri e nella nostra storia quotidiana. Il nostro piccolo mondo è il luogo concreto della nostra missione. Assumiamo dunque con larga generosità questo compito missionario che il cuore di Gesù questa sera ci affida e parteciperemo con Cristo alla redenzione del mondo.
Oscar card. Cantoni