Domenica 2 novembre si celebra la memoria di tutti i fedeli defunti. A Como, in Cattedrale, alle ore 10.00, il Vescovo, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto la Santa Messa, in suffragio dei Vescovi e dei Canonici defunti. Questo il testo dell’omelia.
CATTEDRALE DI COMO – OMELIA NELLA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Questa nostra prima celebrazione eucaristica, in questo giorno in cui la Chiesa intera fa memoria dei fedeli defunti, è dedicata al suffragio di quanti hanno speso la loro vita interamente a servizio della nostra comunità cristiana. Sono, cioè, i nostri vescovi, i canonici, animatori della nostra cattedrale, i sacerdoti e le persone consacrate, che per noi hanno consumato generosamente la loro esistenza.
Il nostro cammino di fede si è sviluppato alla luce dell’esempio e degli insegnamenti dei nostri Pastori, ai quali dobbiamo eterna riconoscenza, perché ci hanno aperto alla vita divina e ci hanno accompagnato con amore di padri. La nostra gratitudine si esprime oggi nel fare doverosa memoria della loro vita, interamente donata, attraverso il loro ministero pastorale. Affidiamo perciò questi nostri fratelli e padri alla misericordia di Dio e preghiamo per loro, perché godano in pienezza la pace e la gioia che Cristo ha promesso a coloro che, dopo aver lasciato tutto, lo hanno generosamente seguito, servendo il popolo di Dio.
Durante questo anno giubilare, caratterizzato dalla speranza quale messaggio centrale, abbiamo avuto la possibilità di sperimentare più a fondo e convincerci che “la speranza non delude”, come ci ha dichiarato s. Paolo nella lettura ascoltata poco fa. La speranza è fondata sulla certezza dell’amore che scaturisce dal Cuore stesso di Gesù Cristo, trafitto sulla croce. Niente e nessuno potrà mai separarci dal suo amore infinito, quindi dalla sua fedeltà. Solo alimentando nel cuore la speranza possiamo rimanere saldi nella fede, anche di fronte alle situazioni più difficili della vita. Spesso la vita dell’uomo, infatti, è messa alla prova dalle difficoltà, dalle prove, dalla sofferenza. A volte siamo perfino tentati di credere di essere stati abbandonati o traditi. La nostra speranza si fonda sulla certezza della fedeltà di Dio, che è capace di mutare il dolore in amore.
La forza che scaturisce dalla croce di Cristo e dalla sua risurrezione diventa per noi credenti fonte di speranza, perché in essa si rivela la potenza del Dio che salva. Essa ci sorregge e ci rassicura, così che riconosciamo che niente, neppure la morte, può mai separarci dall’amore di Dio, che con il battesimo ci ha legati a Cristo Signore con un vincolo indistruttibile. Perciò non temiamo nemmeno la morte: essa non può essere il fallimento di una intera vita, la dissoluzione delle opere pazientemente edificate nel corso di una intera esistenza. Così viviamo in piena fiducia, riconoscendo che la morte è la porta di ingresso verso una piena e definitiva comunione con Cristo risorto, in una vita senza fine. Egli si prende cura di ciascuno di noi e ci custodisce con sapienza d’amore, e come noi, accompagna ciascuno dei figli di Dio nel tempo e nella eternità.
La vita eterna sia dunque la meta alla quale è legata la promessa della nostra felicità e di quanti, come i nostri pastori ci hanno insegnato, vivono nell’attesa del ritorno del Signore e nella speranza di vivere sempre con Lui e con tutti gli amici del Signore.
Oscar card. Cantoni
Domenica 2 novembre alle ore 15.00, il cardinale Oscar Cantoni ha presieduto la Santa Messa nella Commemorazione dei fedeli defunti nella chiesa di Como/Lora. Qui di seguito il testo dell’omelia del Vescovo Oscar.
SANTA MESSA NELLA CHIESA DI COMO-LORA
Sono solito ogni anno, il 2 novembre, visitare i diversi cimiteri della nostra Città, così che nessuno si senta escluso dal nostro ricordo e dal nostro affetto, ma tutti siano ricordati nella preghiera come veri fratelli e sorelle, che dopo aver vissuto con noi, sono stati chiamati dal Signore a condividere la sua vita risorta. Hanno intrapreso “il santo viaggio” e mentre essi pregano per noi, ancora quaggiù, a nostra volta noi preghiamo per loro, per il cammino di purificazione che stanno compiendo, e perché sia data ad essi la possibilità di vedere il volto santo di Dio, partecipando della sua vita, che è pienezza di amore.
Essi possono proclamare con il profeta Isaia, nella prima lettura, “questo è il Signore in cui abbiamo sperato, rallegriamoci per la sua salvezza”. Possono affermare con sicurezza che la speranza non delude, come noi abbiamo ricordato più volte nel corso di questo anno giubilare. La gioia e la consolazione del paradiso è che ciascuno degli eletti, alla luce di Dio, che è amore, può vivere una perfetta sintonia con gli altri fratelli e sorelle, così da godere e gioire dei doni degli altri come se fossero propri. Dal paradiso i nostri fratelli e sorelle ci testimoniano la verità del vangelo, ci stimolano a viverlo alla lettera, soprattutto ci insegnano che ciascuno di noi affronterà il giudizio divino, in cui il Signore ci domanderà conto di quanto abbiamo amato. L’ultimo esame, infatti, sarà solo sull’amore.
È per questo che oggi il vangelo proclamato ci riporta all’incontro finale di ciascuno di noi con il Signore, riconosciuto o meno, nei fratelli, specie nei più poveri, che sono la carne vivente di Cristo. “le parole forti e chiare del Vangelo dovrebbero essere vissute senza commenti senza scuse che tolgano ad esse forza. Il Signore ci ha lasciato ben chiaro che la santità non si può capire né vivere prescindendo da queste sue esigenze” (Leone XIV nella esortazione apostolica “Dilexi te”.
Non stanchiamoci perciò di fare il bene, anzi gareggiamo a vicenda, perché la nostra vita quaggiù sia un anticipo del paradiso, in cui cerchiamo con tutte le nostre forze di far prevalere il bene, la giustizia e la pace.
Oscar card. Cantoni
