CATTEDRALE DEI GIOVANI

LA PACE CHE VOGLIO/ VOGLIAMO

Isaia 58, 6 – 11

  1. La guerra è tornata in Europa e nessuno se lo aspettava. Ma sappiamo che essa si sviluppa contemporaneamente in tanti paesi del mondo. Non possiamo accettare e non ci rassegniamo che non ci sia una alternativa alla guerra. Conosciamo le fatiche e le lentezze per costituire tavoli di pace. Le difficoltà per accordi diplomatici sono evidenti. Davvero preoccupante la situazione che viviamo, con il rischio di una guerra che si intensifica sempre più mediante armi letali, fino a armi atomiche. Siamo in una terza guerra mondiale a pezzi. Si scatena tanta ferocia contro persone civili innocenti, bambini, anziani, soldati. Si è più interessati a vincere la guerra che a costruire la pace.
  2. Nel conflitto tra Russia (aggressore) e Ucraina (popolo aggredito) ci troviamo di fronte a due popoli fratelli che si fanno guerra distruggendosi. Pensiamo anche solo ai tanti giovani coinvolti: erano allegri compagni di studio, di gioco, di lavoro, con belle relazioni affettive. Giovani della GMG, degli incontri europei di Taizè.  Giovani che hanno perso la speranza per il loro futuro. Le ferite sono così profonde e laceranti che ci vorranno generazioni per ricomporle. Le ostilità a fatica si smorzano e giungere a un perdono non sarà immediato.
  3. Queste due nazioni sono cristiane, un dramma nel dramma. L’unità della Chiesa, tra fratelli in Cristo è compromessa, creando un clima divisivo non facilmente ricostruibile. È una guerra tra popoli cristiani, un vero scandalo per la Chiesa intera davanti al mondo. Il cammino ecumenico è fortemente compromesso.
  4. Come cristiani abbiamo come primo compito quello di pregare il Principe della pace perché intervenga: voi pregate per la pace nelle vostre preghiere personali e di gruppo? E con quale frequenza? Pregare perché il Signore pieghi l’orgoglio degli uomini, li renda consapevoli delle loro responsabilità, perché susciti persone che sappiano promuovere la volontà di pace e di riconciliazione, doni un cuore nuovo, generi nei nostri popoli e nei nostri cuori un desiderio ardente di riconciliazione.
  5. “La preghiera degli umili penetra le nubi”. Dio accoglie i sentimenti di pace che emergono da ciascuno di noi. Anche Dio piange vedendo le drammatiche conseguenze della guerra tra i suoi figli, la ferocia che usano. Dio piange vedendo le lacrime dei bambini, degli anziani, delle famiglie. Sono tutti figli amati e preziosi al suo cuore di padre. Dio è desolato.
  6. Noi piangiamo? Quanto siamo coinvolti in questo dramma? Quanto ci inquietiamo e soffriamo per questi nostri fratelli e sorelle? Il Papa ha commosso il mondo perché ha pianto al pensiero di questi tragici eventi, quando il giorno della Immacolata si è recato in piazza di Spagna a Roma. C’è pericolo che l’abitudine della guerra passi in secondo piano e così diventiamo indifferenti. Ultimamente le notizie della guerra in tv vengono dopo altri servizi più vicini a noi, ma che sembrano più importanti e urgenti. Non dobbiamo, né possiamo, abituarci alla guerra, evitare il rischio della assuefazione.

7. La parola di Dio

Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi”. Oltre che il dovere primario della preghiera quotidiana, c’è l’esigenza della informazione, la conoscenza della situazione, perché noi viviamo nella storia e ne siamo coinvolti. Sentiamoci desiderosi di far giungere il nostro dissenso alla guerra. Riconoscere che con la guerra siamo tutti perdenti e tiriamo indietro l’orologio della storia. “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo abbiamo trovato” (FT 260).

Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire chi è nudo?”

Pensiamo al servizio di accoglienza che stiamo dando, ai tanti gesti di ospitalità, alle collette che stiamo organizzando, alle tante nazioni europee che accolgono i profughi. Anche qui tra noi ci siamo dati da fare per l’accoglienza dei profughi… Quanto stiamo facendo noi, quanto impegno mettiamo nell’opera di solidarietà?

Nessuno di noi ha potere di intervenire a livello politico, ma tutti abbiamo il dovere di crescere dentro questa situazione mediante una accresciuta formazione alla pace. “Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri” (FT 284).

Vi lascio due esercizi per allenarvi a diventare costruttori di pace:

1) sacrificare l’amor proprio per entrare in rapporto con l’altro, comprendendone le ragioni.

2) guardare al prossimo considerandolo mai un nemico, ma un fratello da accogliere e abbracciare.

Oscar card. Cantoni

Qui il testo del messaggio

 

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