Il Diaconato è uno dei gradi dell’Ordine Sacro, istituito nei primi anni della Chiesa nascente.
Di questo ministero troviamo i fondamenti nella Sacra Scrittura: negli Atti degli Apostoli (At 6,1-6 in cui Luca narra l’istituzione del diaconato), nella Lettera ai Filippesi (Fil 1,1, dove Paolo saluta i diaconi assieme ai vescovi ) e nella Prima Lettera a Timoteo (Tim 3,8-13, in cui Paolo enumera le doti che devono possedere i diaconi, dopo aver citato quelle del vescovo).
Dopo un lungo periodo di silenzio del Diaconato come grado proprio, i Padri del Concilio Vaticano II decisero che il Diaconato potesse “in futuro essere restaurato come grado proprio e permanente della gerarchia” e che potesse “essere conferito a uomini di età matura, anche sposati, così pure a giovani idonei, per i quali deve rimanere in vigore la legge del celibato” (Lg 29).
Il diacono permanente (permanente perché la sua vocazione è per il diaconato e non per il presbiterato) viene ordinato dal vescovo ed entra a far parte del clero diocesano. La restaurazione del diaconato come grado permanente ha ridato completezza all’ordine sacro che fino al Concilio conosceva il diaconato solo come momento di passaggio nel cammino verso il sacerdozio ministeriale. Il servizio del diacono si esplica nella triplice ministerialità tipica dell’ordine: il servizio della parola, dell’altare e della carità.
“E’ ufficio del diacono amministrare solennemente il battesimo , conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”.
Lumen Gentium 29