Funerale mons. Armando Bernasconi

Siamo in tanti, questa mattina, a dare l’estremo saluto a don Armando, un pastore povero, un servo mite e obbediente, un animo dal cuore grande, gioviale e misericordioso. Noi qui rappresentiamo le diverse persone che in molte parti della nostra Chiesa, dalle parrocchie al seminario, dal gruppo degli Scout e dall’azione Cattolica, egli ha incontrato e servito nei cinquantasette anni del suo ministero presbiterale, persone che come noi l’hanno apprezzato e hanno goduto della sua compagnia.

Mi piace ricordare don Armando intravvedendolo particolarmente dentro alcune delle beatitudini evangeliche che sono state appena proclamate.
Le Beatitudini, prima di essere un programma di vita, sono l’immagine viva di Gesù, al quale ogni suo discepolo cerca, durante il corso della sua vita di conformarsi e quindi di seguire.
È il cammino di ogni discepolo, lo è quello del presbitero, chiamato a rappresentare al vivo il suo Signore e Maestro nell’esercizio quotidiano del suo ministero pastorale.

La prima beatitudine presenta il Signore Gesù, quale povero di spirito. Egli è vissuto costantemente rivolto verso il Padre, che incontrava familiarmente e a lungo ogni giorno, per poi raccontarlo ai suoi fratelli. Egli confidava continuamente e solo nel Padre suo, che lo aveva inviato per compiere la sua volontà.
D. Armando aveva un cuore di povero e trovava in Dio la sua fiducia e da lui attingeva ogni giorno le risorse per la sua vita e per quella degli altri.
Era un uomo non solo di preghiera, ma un uomo fatto preghiera. In ogni momento lo si trovava immerso in Dio con animo confidente, pieno di fiducia e di serenità, che sapeva ispirare a tutti.. “ora non posso far altro che pregare”, mi confido’ nel nostro ultimo colloquio. Ma l’abitudine alla preghiera continua era parte costitutiva ed essenziale della sua anima, anche durante gli anni del suo ministero diretto e chiunque ne rimaneva profondamente edificato.

Gesù, poi, ha vissuto la sua vita tra noi nella mitezza, e questa è parte della sua fisionomia interiore. “imparate da me che sono mite e umile di cuore” dice Gesù nel vangelo, un dono da coltivare giorno per giorno, dal momento che noi non nasciamo miti. Eppure Gesù ci vuole così, ci trasforma con il suo Spirito in uomini miti, fino a divenire uomini come lui, che ha proposto la mitezza tra le sue beatitudini. “Beati i miti perché erediteranno la terra”. Solo il discepolo mite può diventare un discepolo obbediente. E l’obbedienza era una caratteristica primaria di don Armando. Solo attraverso l’obbedienza si riconosce se un prete è alla ricerca di una sua sistemazione, dentro un ambi? to progetto personale, strenuamente difeso, o se, invece, è un vero servitore della Chiesa, dimentico di sé e pronto a qualunque necessità e disponibile a qualunque destinazione a cui la Chiesa lo invia.
Un giorno mi disse: “siamo diventati preti per obbedire! “. Questa frase, tanto singolare, me la ripeté e la dimostrò quando il vescovo di allora lo richiamò per una seconda volta in seminario, tra lo stupore di tutti. Una lezione, questa, che potrebbe essere fonte di un nuovo stile vita, quello con cui don Armando ci ha dato l esempio.

Tra le beatitudini evangeliche, particolarmente vissute da d. Armando, vorrei ricordare anche quella della misericordia, a imitazione di Gesù, che ci ha presentato il Padre misericordioso vivendo lui stesso la misericordia, attraverso la sua struttura personale e nelle sue scelte.
Solo con la misericordia possiamo entrare nella vita degli altri per infondere la certezza che Dio ci ricupera sempre, ricupera tutti e ci rimette in cammino, ovunque ci troviamo e ci permette di incominciare una vita nuova.
Don Armando ha esercitato la misericordia di Dio comunicandola al vivo attraverso il ministero della Riconciliazione. Era un buon confessore, molti laici e soprattutto molti preti gustavano la misericordia di Dio attraverso la sua persona, rispettosa del peccatore e contemporaneamente sollecito nel proclamare la verità insieme alla misericordia di Dio.

Caro don Armando, tu conosci bene la nostra Chiesa perché l’hai amata e a lungo servita. Sai ciò di cui abbiamo bisogno senza che io te lo ricordi. Ora che sei in compagnia di altri nostri confratelli che intercedono per noi, affidaci tutti al Cuore di Gesù, del quale sei stato un ardente apostolo e aiutaci a diventare come te, discepoli da cuore povero, mite, obbediente e misericordioso.

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