Cattedrale, 30 marzo 2024

Il Signore, crocifisso e risorto, ha vinto le tenebre del male

L'omelia del Vescovo alla Veglia pasquale

La notte di Pasqua è la felice occasione in cui sperimentare insieme un clima di festa, esprimere la nostra gioia intensa e manifestare una profonda consolazione per l’annuncio della vittoria di Cristo sul male e sulla morte.

È la notte in cui, come Chiesa e con la Chiesa, diffusa su tutta la terra, lodiamo il Padre che ha glorificato il Cristo suo Figlio e nostro Signore, crocifisso e risorto, che regna vittorioso, avendo vinto le tenebre del male, l’oscurità della morte. Una vittoria nella quale anche noi tutti siamo coinvolti, resi partecipi dello splendore della sua luce.

Abbiamo tanto bisogno della luce della fede che rischiari l’oscurità, le tenebre del cuore, ma anche che irradi il suo fulgore nella drammaticità della situazione che stiamo vivendo a livello mondiale, che tanto ci preoccupa e ci avvilisce.

Sì, noi lo crediamo: il Cristo, vincitore del peccato e della morte, ha già vinto ogni ostilità e non permetterà che il male prevalga. Perciò, in questa notte santa, fa nuovamente irruzione nella santa assemblea, per darci coraggio, per irrobustire la nostra fede, così che ciascuno di noi possa comunicare missionariamente agli altri quella stessa la luce che ha ricevuto in dono.

Lo abbiamo ricordato simbolicamente, ricevendo una fiammella da altri che ce l’hanno passata e con la quale poi, a nostra volta, abbiamo acceso quella di altre persone vicine a noi.

La fede nel Signore risorto è un dono che Dio concede alla sua Chiesa e quindi a noi. “La fede dei cristiani, commenta s. Agostino, è la risurrezione di Cristo. La morte in se stessa non potrebbe di per sé costituire motivo di festa. Credere che Egli è risorto, questo sì è gran cosa”.

La fede non è un dato da conoscere solo razionalmente, ma una grazia da sperimentare e da condividere, trasmessa da persona a persona.

Ognuno di noi può fare memoria del proprio personale cammino di fede vissuto fin qui, con tempi e momenti molto diversi, mediante situazioni e occasioni che sono diventate una felice opportunità per una appropriazione della fede sempre più personale, libera, convinta e anche gioiosa!

La nostra fede è maturata il più delle volte dentro le nostre Comunità cristiane, anche se piccole e imperfette, trasmessa in parte dai nostri genitori, nelle nostre famiglie, in parte da tanti altri fratelli e sorelle, persone che ci hanno insegnato, coinvolgendoci, a conoscere e amare Dio e i suoi figli, nostri fratelli e a seguire Gesù dentro le tante circostanze della vita.

Altri di noi possono, invece, ricordare come il proprio cammino di fede sia maturato in tempi più recenti, magari anche attraverso tante difficoltà, lotte e inquietudini, come i nostri tre amici catecumeni, che gusteranno la pienezza della luce diventando cristiani proprio questa sera, col ricevere i sacramenti della iniziazione.

Nel corso di questa veglia è stata poi annunciata la Parola di Dio mediante varie letture, un condensato di tutta la storia della salvezza, per ricordarci il grande disegno d’amore che Dio ha manifestato nel corso dei secoli. Proprio attraverso la sua Parola, Dio si lascia così conoscere, si manifesta come salvatore.

La Pasqua rivela che c’è un’unica storia di salvezza e Cristo, che la compie, ne è la novità.

Lo ricorda s. Ireneo di Lione: se qualcuno chiedesse: “cosa venne a portare il Signore? Sappiate che portò tutta la novità portando se stesso. Questo infatti era annunciato, che la novità avrebbe rinnovato e vivificato l’uomo”. L’antica alleanza è una prefigurazione rispetto alla risurrezione di Cristo, primo giorno della nuova creazione, manifestazione piena delle promesse di Dio al suo popolo.

Nella lettera di S. Paolo ai Romani, viene espresso poi il mistero del battesimo cristiano nella doppia immagine di immersione ed emersione dall’acqua, simbolo della morte e insieme della risurrezione. Nello stesso tempo, il vangelo secondo Marco ha come scenario proprio il sepolcro di Gesù, aperto e vuoto.

Il corpo morto di Gesù era stato sepolto in questo luogo, ma adesso il Nazareno è vivo, emerso dalla tomba. Coloro che stanno per ricevere il Battesimo, proprio entrando nell’acqua battesimale, sperimentano questa sepoltura. Una volta usciti, seguiranno le orme del Maestro, camminando in una vita nuova.

Proprio come le donne descritte nel vangelo secondo Marco. Entrate fisicamente nel sepolcro, senza fede nella risurrezione, faranno l’esperienza della tomba aperta e vuota: potranno così incominciare un nuovo inizio, percorrendo una vita da risorte. Con esse anche i discepoli, orientati dalle donne, decideranno di ripartire nella sequela, correndo incontro a Colui che li precede in Galilea.

Tutto è pronto perché anche noi siamo coinvolti in questo cammino di morte e di vita nuova, frutto del Battesimo, di cui vogliamo impegnarci, testimoniando la vita nuova che da esso trae origine.

I nostri tre catecumeni, Federico (proveniente da Lima, in Perù), Federico (di S. Maria Rezzonico), e Fatmir (dall’Albania) riceveranno il Battesimo e la Cresima, culminando con l’Eucaristia, mentre noi stessi non solo saremo loro testimoni, ma ci uniremo a confermare le nostre scelte di vita cristiana, frutto del Battesimo compiuto a suo tempo da ciascuno. Il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della morte, vuole rendere attuale in noi la grazia del nostro primo incontro con Lui, così da rinnovare la gioia della risurrezione del Signore in noi.

Il Cristo, nostra Pasqua, agnello immolato per noi, che si fa nostro cibo e bevanda nella Eucaristia, culmine della vita cristiana, ci avvolga della sua pace e ci ricolmi di gioia piena.

Oscar card. Cantoni

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