Ingresso di don Enzo Ravelli

Cari fratelli e sorelle, amati dal Signore, e in modo speciale, voi tutti, membri della comunità pastorale s. Giovanni Battista Scalabrini.

Innanzitutto, come ha già affermato un membro del vostro consiglio pastorale, vi invito anch’io ad accogliere e riconoscere quale grande dono la presenza tra voi del vostro nuovo parroco priore, don ENZO RAVELLI.

Oggi il Signore, attraverso la sua Chiesa, ve lo regala. È vostro!

I doni di Dio sono sempre gratuiti e immeritati, ma certo è segno di predilezione questa scelta che la nostra Chiesa ha deliberato per voi, ritenendo don Enzo un pastore adatto al tempo in cui viviamo, alla situazione storica ed ecclesiale di queste due comunità (s. Bartolomeo e s. Rocco), pienamente inserite nella vita del vicariato della nostra Città, con tutte le problematicità che ben conosciamo e che vogliamo affrontare con l’aiuto di tutti.

Chiunque entra in una nuova Comunità deve essere avvertito di trovarsi di fronte a una realtà certo non facile, né lineare, che esige innanzitutto una fedele continuità, da una parte, ma insieme anche un progressivo sviluppo, secondo le urgenze sempre nuove.

È’ segno di saggezza esserne serenamente consapevoli, ma anche di audacia essere capaci di avanzare pazientemente, disposti a procedere senza timore e insieme con grande fiducia e ottimismo. Il profeta Isaia raccomanda di “correre senza affannarsi e di camminare senza stancarsi” (Is 40, 31): è un principio aureo!

Don Enzo non parte da zero: si inserisce piuttosto in un lungo cammino di Chiesa a servizio del santo popolo di Dio, pazientemente costruito nel tempo da coloro che l’hanno preceduto, sacerdoti, consacrati, laici e laiche. Tutti sono chiamati, secondo i propri doni, ad essere discepoli missionari.

Non possiamo sorvolare innanzitutto il fatto che san Giovanni Battista Scalabrini fu parroco in questa parrocchia (1870 – 75). Da qui la certezza che Egli veglia oggi su questa Comunità con amore di padre.

Faccio memoria poi di almeno altri Priori (da noi conosciuti): don Onorio Cairoli, don Sandro Botta, don Giuseppe Tentori, don Christian Bricola, per arrivare, infine, all’ultimo priore, don Gianluigi Bollini, che voglio ringraziare di nuovo per il suo generoso apporto.

Insieme con don Gianluigi hanno collaborato in questi anni, e continuano ancora, anche altri sacerdoti, offrendo il loro personale contributo, ciascuno secondo le caratteristiche proprie: don Antonio Fraquelli e don Antonio Carlisi, e quindi don Fabio Melucci, attuale delegato per la pastorale giovanile della Città, soprattutto nel coordinamento degli oratori.

Ad essi si aggiunge ora come collaboratore anche don Paolo Rocca, il quale però continuerà, due giorni la settimana, la sua presenza come insegnante alla Gregoriana di Roma, dove ha svolto con frutto questo prezioso ministero già da alcuni anni.

Avete anche la fortuna di una presenza diaconale in Mario Cairoli e di alcuni Seminaristi, che negli anni hanno vissuto con voi e per voi momenti significativi di servizio pastorale.

Continuità e sviluppo sono necessari anche per i laici e le laiche, già lodevolmente inseriti, con ministeri diversi, nei vari settori della vita pastorale.

Spero che nei prossimi tempi si possa ampliare la disponibilità di nuove persone, anche e soprattutto di giovani, perché la Comunità pastorale diventi sempre più un segno vivo della misericordia di Dio attraverso la freschezza di una nuova “missionarietà“, di una più larga “sinodalità” e di una diffusa “ministerialità“, come ho sottolineato, nella festa di s. Abbondio, con la lettera di indizione della prossima vicina Visita Pastorale al Vicariato.

Credo che queste due Comunità non siano prive di cristiani su cui Cristo Signore possa contare e di cui possa fidarsi, perché divengano sempre più comunità missionarie, capaci di dialogo con tante persone che si sono insediate di recente in questi quartieri, provenienti da varie regioni d’Italia e del mondo.

La vostra è una società multietnica e quindi anche multireligiosa, con cui stabilire un sereno e rispettoso dialogo ecumenico e interconfessionale. Non si tratta di convertire, dal momento che il cristianesimo vive e si sviluppa solo per attrazione, ma semplicemente di testimoniare con gioia il Signore Gesù che vive accanto e familiarizza con noi.

E dal momento che Dio si è incarnato in un uomo, Gesù di Nazareth e ha preso carne, ossa, voce e sangue per annunciarci che il Regno di Dio è vicino a noi, abbiamo la possibilità e il mandato di riconoscerlo vivente in tanti poveri cristi, nostri fratelli, che sono presenti e vagano sulle nostre strade e richiedono aiuto e soccorso.

Occorre quindi mettere al bando l’indifferenza, la paura dell’altro diverso da noi, e ogni genere di prevenzione, sull’esempio di colui che, proprio nella vostra Comunità pastorale, ha speso la vita donandola al Signore a servizio dei più poveri.

Alludo a don Roberto Malgesini, di cui ricorre il prossimo 15 del mese l’anniversario della sua uccisione. La sua memoria sia uno stimolo per tutti, perché la vostra capacità di accoglienza, spesso costosa, diventi esemplare anche per altri discepoli del Signore che vivono in Città.

Mi rivolgo ora in particolare a te, caro don Enzo.

Ti ringrazio vivamente perché hai accettato la responsabilità di questa unità pastorale. Non ti ho nascosto la complessità della situazione, ma insieme ti ho assicurato che i sacerdoti e le consacrate che fanno parte di questa Comunità formeranno con te un vero clima di famiglia, tale da promuovere la presenza generosa di laici e laiche, soprattutto di tante famiglie e di giovani, per una sana e robusta vita comunitaria.

La sfida di oggi consiste proprio nella capacità di trasmettere la ricchezza inesauribile e coinvolgente del Vangelo agli uomini e alle donne di oggi.

Ti auguro di diventare, tra i nuovi fratelli e sorelle che Dio ti dona, una presenza mite e coraggiosa insieme, tale da essere capaci di diventare un segno vivo di Chiesa, animata dall’amore, all’interno di questa Città, che ha tanto bisogno di un cuore grande, profezia di vera amicizia, dentro un clima di frequente solitudine e anonimato, come ho ricordato nel discorso di s. Abbondio, rivolto proprio alla nostra Città e a tutti i suoi abitanti e che mi auguro sia commentato almeno nelle sedi parrocchiali.

Ringrazio poi in modo speciale chi ha preparato questa celebrazione di ingresso e soprattutto don Flavio Feroldi per aver accompagnato le due parrocchie in questo periodo di transizione.

La pace e la gioia del Signore risorto abitino abbondantemente nelle vostre famiglie e Maria, la madre del Signore e della Chiesa, vegli su tutti voi.

Oscar card. Cantoni

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