Caro don Paolo,
sono lieto di accoglierti nella nuova comunità pastorale di Tavernerio, Solzago e Ponzate e di presentarti queste parrocchie come la “terra santa” che il Signore Gesù oggi ti affida, attraverso la madre Chiesa, che del Signore è autorevole mediazione.
Certo, sei rimasto molto sorpreso quando ti è stato richiesto il trasferimento a Tavernerio, lasciando così Tirano, la parrocchia dove in questi anni ti sei adoperato con notevole impegno.
Fortunatamente hai lasciato prevalere, alle tante possibili ragioni umane, quelle della fede, riconoscendo che con l’accettazione dell’incarico, l’obbedienza è ancora una virtù!
E ciò è molto d’esempio e di edificazione a chi fatica a riconoscere l’obbedienza ecclesiale come la voce di Dio, che chiama là dove non avremmo mai pensato di operare o in ambienti pastorali del tutto diversi dalle proprie aspettative.
Da qui nasce la certezza che l’obbedienza consiste nel credere e nell’impegnarsi all’interno di una comunione ecclesiale, che può contare su chi, durante l’ordinazione sacerdotale, ha solennemente e pubblicamente promesso piena disponibilità!
Sono convinto che il cambio di ministero giovi molto, perché obbliga a un superamento di se stessi, impedisce di rifugiarsi solo nel passato, giustificando se stessi e gli altri di possedere le formule giuste, già conosciute e usate in epoche recenti.
Il cambio di parrocchia stimola una nuova creatività, induce a una ulteriore ricerca, per individuare le novità, frutto delle sfide storiche attuali, le problematiche emergenti, derivate dal cambiamento d’epoca che stiamo attraversando.
Una nuova parrocchia costringe a rivedere le scelte passate per inventarne di nuove, che corrispondono più fedelmente ai tempi attuali e alle esigenze delle persone residenti sul territorio, sia battezzate, sia in ricerca di Dio, sia anche lontane dalla fede.
Come vescovo “garante della comunione ecclesiale” ho ritenuto che tu fossi la persona adatta per un coordinamento di questa Comunità pastorale, in una cordiale, fraterna e leale collaborazione con don Alberto Pini, con don Carlo Puricelli e con il diacono Beppe Menafra, anche se contemporaneamente essi svolgono incarichi diocesani.
È pure da ritenere una grande ricchezza, da coinvolgere pienamente e valorizzare, la presenza dei Padri Saveriani, il cui carisma deve contribuire a imprimere alle tre parrocchie una marcata dimensione missionaria, oggi indispensabile in un ambiente cosi eterogeneo come il nostro.
Le parrocchie non dipendono solo dai preti o dai diaconi: esse sono animate da tanti laici e laiche, che sono la maggioranza, a cui compete una presenza attiva e responsabile, dal momento che tutti siamo discepoli missionari, nessuno escluso.
È finita l’epoca in cui la parrocchia poteva organizzarsi dentro i ristretti muri parrocchiali. Come ti ho accennato, le chiavi della chiesa, che simbolicamente ti ho consegnato, non sono per richiudere Cristo e i cristiani dentro angusti confini parrocchiali, ma sono un segnale per aprire coraggiosamente tutti i cristiani al vasto mondo che ci circonda, dove Cristo è a volte invocato, a volte atteso, ma per lo più sconosciuto e ignorato. L’evangelizzazione è la missione primaria ed essenziale della Chiesa.
Buon lavoro, caro don Paolo, “la messe è molta’ e non mancheranno nemmeno fatiche e tribolazioni, come Gesù ha promesso ai suoi discepoli, ma potrai avvalerti della potenza della grazia di Dio, che renderà efficace il tuo operato, a beneficio del popolo di Dio, che da oggi il Signore ti consegna come il tesoro più prezioso della tua vita.
+ Oscar Cantoni