MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,21-33.36-38)
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io
vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse:
«Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

PREGHIERA
Signore Gesù Cristo,
Tu che durante l’Ultima Cena ci hai mostrato la via
verso il dono totale di sé
e con la Tua infinita misericordia, ogni giorno,
perdoni i nostri tradimenti e i nostri peccati,
donandoci la Grazia di sentirci sempre Figli Amati,
ti chiediamo di renderci uomini e donne capaci
di donare la nostra vita
ai fratelli e alle sorelle che ci sono accanto.
Amen.

 

PENSIERO
È stato per noi bellissimo trovarci immersi in una Chiesa giovane qual è
quella del Camerun. Ciò che ha lasciato tutti quanti stupiti è stato il ruolo
importante, anzi, portante non tanto del sacerdote, ma più dei laici nella
gestione della comunità, il loro vivere da protagonisti. Questo accade
anche perché in Africa ogni cosa è dilatata, il tempo, lo spazio…
Le cosiddette parrocchie corrisponderebbero, in quanto ad estensione,
a quelle che per noi sono le diocesi; le parrocchie sono a loro volta suddivise in settori (le nostre zone pastorali) ed ogni settore è formato da
comunità (le nostre parrocchie) per cui è facile capire come la presenza
del prete, uno per parrocchia, non possa essere quotidiana in ogni comunità, ma necessariamente itinerante. Capita addirittura che in alcuni
villaggi la Messa possa essere celebrata una volta sola all’anno.
Certamente questa Chiesa giovane, ricca di energie, ha pure le sue fragilità, più o meno accentuate, ma che sono le stesse nostre.
È difficile separarsi in modo radicale dai retaggi della religione tradizionale: abbandonata sì da chi si converte e riceve il battesimo, ma che
resta comunque parte della cultura; sta sullo sfondo e nei momenti di
cedimento riemerge, con i suoi stregoni e le sue are a dèi ignoti, con
un “non si sa mai…”.
Non è facile tradurre coerentemente i valori proposti dal cristianesimo
nell’agire sociale, in un mondo dove la corruzione è la normalità. Queste debolezze sono da riconoscere, ricordando però che questa chiesa
nostra sorella ha alle spalle una storia di neanche un secolo, noi invece
abbiamo avuto ben 1600 anni per crescere e almeno migliorare (se non
eliminare) difetti che un tempo ci appartenevano.
Fare missione è allora aiutare a crescere. E per farlo tre sono i nodi su cui
abbiamo visto reggersi l’intreccio: l’annuncio, l’educazione e l’impegno
nella promozione umana. Fare missione è fare tutto ciò, ma con un certo
stile: presenza e pazienza. Presenza perché per educare a una mentalità
diversa bisogna stare con la gente, testimoniare con la vita. Missione è
esserci. Pazienza perché per far entrare nella vita la novità del Vangelo e
la diversità dello stile che necessariamente ne deriva serve tempo.
Giovani della Diocesi di Como
in visita alla missione diocesana in Camerun. Anno 2008

condividi su