Omelia Solennità di Pasqua

In questo giorno di letizia, facciamo nostro l’annuncio della Chiesa: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo”. Questa certezza è ciò che caratterizza i cristiani e imprime loro una vitalità nuova, illumina l’esistenza delle persone e dei popoli. “Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita”. Sono queste le prime, decisive parole della nuova esortazione di Papa Francesco ai giovani: “Christus vivit”.

Qual è lo specifico della vita cristiana? Che cosa la caratterizza? E’ una domanda importante a cui ogni discepolo di Gesù deve saper rispondere prontamente. “La fede dei cristiani, osserva S. Agostino, è la risurrezione di Cristo”. Non basta infatti che Cristo ci abbia amati a tal punto da donare la vita fino a sacrificarsi per noi. Molte persone si sono dedicate agli altri con larghezza lungo i secoli e tuttavia sono rimasti morti. Cristo, invece, è risorto e con lui ha permesso che risorgessimo anche noi.

Il Padre, risuscitandolo, lo ha glorificato, costituendolo Signore, giudice dei vivi e dei morti. La risurrezione del  Signore cambia quindi la nostra vita e la determina.

Continua Papa Francesco: “Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti forza e la speranza” (2)

Sono parole che richiamano l’ammonimento di S. Paolo nella seconda lettura: “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato. Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi”, che significa: dal momento che Cristo risorto ha vinto il peccato e la morte, ci è donata la forza di impegnarci a vivere come nuove creature, come uomini nuovi. Occorre eliminare il vecchio lievito, già qualificato cattivo e malvagio nel rito pasquale del primo testamento, dal momento che siamo diventati azzimi, cioè purificati da ogni immondezza. L’adesione del cuore e della mente a Cristo  morto e risorto cambia dunque la vita e ci dona la possibilità di incontrarlo personalmente e di riconoscerne l’azione vivificatrice negli eventi della storia e del nostro vivere quotidiano.

E’ cambiata la vita dei due discepoli, Pietro e Giovanni, accorsi affannosamente al sepolcro di Cristo, chiamati da Maria Maddalena, al mattino molto presto, avendo ella trovata la pietra rimossa e la tomba vuota. Pietro corre più lento, mentre Giovanni corre è più veloce e arriva per primo al sepolcro. E’ il discepolo amato che vola verso il suo  Signore e amico.

I due discepoli si rendono conto dei fatti: trovano la tomba vuota, il sudario piegato, le bende accuratamente arrotolate. Non si tratta dunque di un furto. Al vedere questa scena subito Giovanni credette Gesù risorto dai morti, come era predetto dalle Scritture.

Ma è a Maria Maddalena a cui Gesù rende onore apparendo per prima a lei, una donna peccatrice, e la chiama per nome. Gesù risorto concede il primo posto ai peccatori apparendo a Maria Maddalena. “Chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome” (At 10,43). Esultiamo quindi di gioia se anche ricadessimo nel peccato, la nostra coscienza non sarà convolta, come ci insegna S. Bernardo: “Pieno di fiducia, prendo per me ciò che mi manca dalle viscere del  Signore, perché esse traboccano di misericordia e non mancano le fenditure attraverso le quali la misericordia può riversarsi

 

 

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