S. Messa esequiale per don Alberto Panizza e don Marco Granoli

La parrocchia di TIRANO ha pagato un prezzo molto alto per il corona virus. Sono mancati molti nostri fratelli e sorelle, tra cui due sacerdoti, di cui questa sera vogliamo fare particolare memoria: don Alberto e don Marco Granoli, del’Opera don Folci. Altri due sono stati colpiti dal corona virus e fortunatamente ne sono usciti dopo un lungo ricovero (don Ambrogio e don Tullio).
E’ doveroso questa sera affidare al Signore i due zelanti sacerdoti defunti, che hanno svolto per lunghi anni tra voi il ministero  sacerdotale, l’ uno in parrocchia, come collaboratore, il secondo in santuario, come animatore spirituale. Nello stesso tempo, rendiamo  grazie a Dio per la sollecitudine di coloro che se ne sono presi cura, soprattutto in ospedale.

È questo un momento di famiglia, una occasione per manifestare al Signore la nostra viva riconoscenza per il dono del sacerdozio ministeriale. I preti sono nostri perché ci vengono donati da Dio, ci appartengono, in quanto  condividono la nostra storia e il nostro cammino di fede. Ci aiutano a incontrare il Signore attualizzando la Parola di Dio, ci accompagnano nella fede attraverso il dono dei Sacramenti e  testimoniano con la  loro vicinanza la misericordia di Dio, che ci raggiunge ad uno ad uno e ci fa sentire amati da Dio padre, sorretti dalla fedeltà del suo amore.

Lasciamo ora che sia la Parola di Dio sorgente di consolazione e guida che illumina la nostra esperienza ecclesiale. Tante volte l’ abbiamo ascoltata, ma essa, ogni volta, risuona sempre come nuova.

L’apostolo Paolo nella lettera ai Romani, che è stata proclamata, ci insegna che la fede ci dona la consapevolezza di essere,  per mezzo del sacramento del Battesimo, già fin d’ora innestati nella vita divina ed eterna. La morte non ha più alcun potere su di noi. Cristo Risorto ci destina a una pienezza di vita, che va aldilà di ogni limite umano e che prevede una eternità beata.

Il nostro programma battesimale è quello di vivere già  fin d’ ora da risorti, cioè una esistenza che rivela qui in terra la vita stessa di Dio, che è comunione d’amore.

La presenza tra noi dei sacerdoti è finalizzata ad aiutare i singoli cristiani e quindi a promuovere la Comunità nel suo insieme a vivere in pienezza  la vita nuova del Battesimo. La nostra condizione di figli di Dio si attualizza e si incarna dentro il vissuto quotidiano, mediante una presenza non certo  rinchiusa dentro le mura di una chiesa, ma attraverso un impegno attivo e con senso di alta responsabilità per la promozione e la difesa della vita di tutti, in quanto figli amati da Dio e nostri fratelli, indipendentemente dalla loro condizione.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato, poi, ci suggerisce le modalità concrete con cui inserirci nella storia e mostrarsi all’interno di essa una immagine viva e trasparente di Gesù, mite e umile di cuore. Egli ha vissuto la nostra stessa umanità riflettendo in essa il volto tenero e misericordioso di Dio padre. Lo ha fatto attraverso le sue parole, ma soprattutto con i gesti d’amore che Egli ha compiuto. Quanto più ci lasceremo investire dallo Spirito santo, tanto più rappresenteremo al vivo anche noi il volto di Gesù, la sua squisita tenerezza verso tutti, soprattutto nei confronti dei poveri, degli emarginati e dei più bisognosi.    Gesù ha amato con cuore d’uomo, perciò comprende le nostre fragilità, non ci condanna, ma ci rimette sempre in cammino, come ha perdonato a Pietro che lo aveva tradito, come ha accolto la samaritana, una donna in ricerca delle fonti d’acqua viva, come ha aiutato la donna sorpresa in adulterio a ricominciare una vita nuova e più vera. I nostri sacerdoti di cui facciamo memoria questa sera sono stati per noi un forte richiamo per incarnare nella nostra stessa vita i medesimi sentimenti di Cristo così da diventare cristiani non solo a parole, ma con i fatti. Dal cielo, dove ora condividono la vita stessa di Dio, nella comunione dei Santi , possano sostenerci nel cammino e renderci testimoni del Signore Gesù e della sua salvezza.

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