Veglia Pasquale

La veglia di questa sera è caratterizzata dall’abbondanza della luce, che irrompe nel buio e rende la notte più chiara del giorno. La luce è elemento essenziale per l’uomo, che spesso “giace nelle tenebre e nell’ombra della morte”. Noi tutti siamo convenuti qui per attingere nuova luce e forza dallo splendore della luce vivificante che emana dal Cristo risorto. Dio stesso è intimamente legato alla luce e la luce è anche il motivo dominante che accompagna l’intero arco delle letture pasquali ascoltate. A partire dall’inizio della creazione, quando Dio disse: “Sia la luce” e la luce fu, passando nel salmo 103: “avvolto di luce come di un manto”, dove la luce vince le tenebre, per giungere fino all’ultima lettura, quella dell’annuncio della risurrezione, dal vangelo di Marco.

Al mattino di Pasqua, una luce risplende nel messaggero celeste, vestito d’una veste bianca [nella versione di Luca l’annuncio pasquale è dato dai due angeli in veste sfolgorante (Lc 24,4)]:  Cristo è risorto, non più prigioniero della morte, ma luce e vita dell’umanità. Il regno di Dio è ormai presente nella persona di Gesù, in quel crocifisso che la morte non ha potuto trattenere nei suoi lacci. La solenne liturgia del cero è stato il primo segno che ci ha accompagnato “per illuminare l’oscurità della notte” e “disperdere le tenebre del cuore e dello spirito”. Suggestiva è la scena con il progressivo crescere nell’assemblea della luce, accesa per tappe, a significare, tra l’altro, come il cammino di ciascuno, sia sostenuto dalla luce e dal conforto che gli altri fratelli e sorelle apportano alla nostra vita personale.

Un secondo elemento, fin dalla prima lettura, percorre questa nostra liturgia: l’acqua. Innanzitutto nel libro della Genesi, con la divisione delle acque sopra e sotto il firmamento, quella tra il mare e la terra. Quindi, nell’Esodo, le acque del Mar Rosso, che portano agli Egiziani rovina e agli Israeliti salvezza.  Qui le acque sono simbolo della liberazione dalla servitù e del passaggio alla libertà. Pasqua vuol dire passaggio: da uno stato di schiavitù, causato dal nostro peccato, alla libertà che Cristo crocifisso e risorto ci ha conquistato, liberandoci dal male, dal peccato e dalla morte.

Quindi le acque di Noè e l’acqua come materia di purificazione: “Vi aspergerò con acqua pura, io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli” (Ez 36,25). Qui il profeta fa riferimento alla trasformazione dei cuori. E’ immediato quindi il collegamento al Battesimo, narrato dall’apostolo Paolo, inteso come partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo per mezzo della fede in lui, attraverso l’immersione nelle acque battesimali. La vita in Cristo comporta una rigenerazione interiore, premessa indispensabile per frutti di vita nuova, che aprono nuove prospettive, tutte animate dall’amore.

Proprio nel cuore di questa celebrazione confermeremo il dono del nostro Battesimo, riscegliendo di seguire il  Signore come vita della nostra vita. Saremo lieti, inoltre, di testimoniare l’ingresso nella Vita nuova attraverso i sacramenti della iniziazione cristiana di sette nostri nuovi fratelli e sorelle, accogliendoli nell’ unica famiglia che è la Chiesa. Fortificati dal dono dello Spirito, si sentiranno come noi trasformati dalla sua azione e nutriti del Corpo e del Sangue del  Signore diventeranno un solo corpo in Cristo e tra di noi.

La lettura di s.Paolo ai Romani ci ha poi preparato ad accogliere la proclamazione della risurrezione del Cristo. Paura e silenzio sono la reazione delle donne, accorse al sepolcro di Cristo, paura e silenzio che interpellano anche ciascuno di noi qui presenti. L’uomo vestito di bianco invita tutti i discepoli alla fiducia e alla missione, ad incontrare il Risorto là dove egli si rivela, nella nostra personale Galilea, dove egli ci sta già aspettando e ci aiuterà a reinterpretare l’esperienza di Gesù alla luce dell’evento pasquale.

La nostra fede nel Redentore ci aiuti a crescere e a maturare come testimoni del Risorto, così che altri, conquistati dalla nostra testimonianza, possano accedere alle acque salvifiche del Battesimo, acque benedette e feconde per la forza dello Spirito in esse operanti.

 

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