Omelia Mercoledì delle Ceneri

Cattedrale di Como, 14 febbraio 2024

Cari fratelli e sorelle,

in questo giorno la Quaresima irrompe nella nostra vita come un vento impetuoso.

Siamo usciti dalle feste natalizie da poche settimane ed ecco che subito la liturgia di questo Mercoledì delle Ceneri ci risveglia, ci scuote dal nostro torpore e ci rimette in cammino verso la vera libertà, quella dei figli di Dio. Egli vuole condurci nel deserto, luogo di purificazione, ma anche di intimità con lui.

Dio non si stanca di venirci incontro ed è Lui che fa sempre il primo passo verso di noi e con le parole dell’apostolo Paolo ci invita: “Lasciatevi riconciliare con Dio”.

È più interessato il Signore alla nostra libertà che non noi stessi, incapaci di uscir fuori con determinazione dalle nostre comode, piccole o grandi schiavitù, che ci impediscono di avanzare verso un futuro di speranza e di gioia che Dio promette ai suoi figli, non più schiavi, ma finalmente liberi.

Assomigliamo piuttosto ai figli di Israele in terra di Egitto, disposti a tollerare la schiavitù, sicuri del modesto cibo, frutto di quella terra, piuttosto che affrontare il deserto della purificazione e della prova, ma insieme gustare la dolce compagnia di Dio che libera e salva, che ci dona la vera gioia.

Oggi il Signore ci propone di iniziare, sorretti della sua grazia, quel cammino di liberazione dalle nostre schiavitù, sperimentando così il passaggio dalla morte alla vita.

Non è un cammino volontaristico, per cui ci impegniamo a grandi propositi di rinnovamento che durano uno spazio di tempo più o meno prolungato, ma è accoglienza della grazia che Dio gratuitamente ci offre e ci sostiene efficacemente nella fatica di impegnarci a superare noi stessi e i nostri idoli, che ci mantengono in stato di schiavitù.

Occorre ammettere che L’idolo più gravoso da distruggere è il monumento che facciamo a noi stessi, quando ci crediamo importanti, insostituibili, quando vorremmo essere riconosciuti, avere la meglio su tutti, consultati o almeno informati prima di altri, quando crediamo di poter avanzare tante pretese e così complichiamo la vita di quanti ci sono vicini.

Siamo l’idolo delle nostre certezze quando pretendiamo di aver sempre ragione, mentre sottovalutiamo le ragioni degli altri, tanto sicuri di noi stessi e delle nostre abitudini da non dubitare mai dei nostri ragionamenti e aggiungere, al nostro dire, anche qualche espressione dubitativa come: “forse”.

Il nostro cammino di avanzamento non può essere nemmeno riservato solo a noi stessi.

È tempo che, come famiglia dei figli di Dio, ammettiamo insieme anche le nostre comuni responsabilità, i cattivi esempi, se non addirittura gli scandali che possiamo offrire.

Che immagine di Chiesa diamo a chi vive accanto a noi, lontani dalla fede, ma attenti a riconoscere ciò che ci distingue come credenti in Dio e figli della sua Chiesa?

Non sono certo le nostre divisioni che ci contrappongono, le invidie o le gelosie, a caratterizzare la vita delle nostre Comunità, né i giudizi critici sugli uni o sugli altri, che con tanta facilità ci permettiamo di emettere.

Anche come Chiesa siamo chiamati ad uscire dalla schiavitù, che rende meno attraenti le nostre Comunità, ma le presenta in una situazione di mediocrità e senza slancio. È una immagine che deturpa la veste immacolata, la tunica inconsutile di Gesù, segno di unità della sua diletta sposa, la Chiesa.

Viviamo perciò un benefico digiuno, che indica la nostra volontà di distaccarci da ciò che ci impedisce di camminare con slancio verso la terra promessa, quella dei figli di Dio, che ci chiama tutti a libertà, condizione per una gioia piena e condivisa.

Quindi buon cammino penitenziale a tutti!

Oscar card. Cantoni

 

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