Veglia di Pasqua

Anche se in forma abbreviata, stiamo celebrando, nei suoi riti essenziali, quella che è chiamata la “veglia madre di tutte le veglie”.

Così ci aiutiamo, una volta ancora, a prendere coscienza della nostra chiamata ad essere un popolo di figli e di fratelli, che possono rivolgersi a Dio col dolce nome di Padre, a imitazione di Cristo, il figlio unigenito del Padre e nostro fratello maggiore, sostenuti dal Maestro interiore, che è lo  Spirito Santo. E’ lui che ci fa gridare: “Abbà, Padre”.

Tutti insieme, come popolo di Dio, senza però rinunciare alla nostra singolarità, rinnoveremo questa sera le promesse battesimali. Sono la memoria di un dono divino che un giorno ci ha raggiunto e rimane in eterno, ma anche il segno della nostra risposta, a cui cerchiamo di essere dinamicamente fedeli, nonostante la nostra debolezza.

Ci è chiesto, infatti, nel diventare ogni giorno cristiani, non di tornare nostalgicamente a un mondo che ormai non esiste più, ma di fare nostro quell’esigente cammino di riforma, personale e comunitaria, a cui ci richiama costantemente papa Francesco.

Mai come quest’ anno, dentro il dolore che ognuno patisce sulla propria pelle, sentiamo la pregnanza di essere guidati dentro il buio dalla luce rassicurante di Cristo signore, interpretato dal cero.

Il buio esprime il nostro disagio per la comune situazione che stiamo attraversando. Il buio è espressione della nostra paura, delle sofferenze fisiche e interiori che ciascuno di noi avverte.

Dentro l’oscurità, che ancora ci avvolge e che non sembra dissolversi, abbiamo però una guida luminosa, il Cristo Signore, luce del mondo. Insieme, avvertiamo viva anche la presenza di tanti altri fratelli e sorelle, significate dalle luci attinte dallo stesso Cero pasquale. Ci trasmettono anch’essi consolazione e speranza, ci sono di guida e sostegno, mediante la presenza e la solidarietà che i loro gesti esprimono.

Sono segnali indicatori di una volontà comune che vuole operare le condizioni per un risveglio di attenzione responsabile e operosa nei confronti delle sofferenze di tutti, sotto ogni latitudine.

Ecco la Chiesa, illuminata da Cristo, luce delle genti, chiamata a riflettere il volto splendente del suo Sposo e Signore.

Essa ci vivifica col balsamo della Parola di Dio, ci santifica con la forza dello Spirito Santo, operante nei Sacramenti, ci rende testimoni dell’amore del Padre, per raggiungere tutti gli ambienti di vita e spandere così nel mondo il buon profumo di Cristo.

Pensando alla veglia di questa sera, mi sono venute alla mente le espressioni del profeta Isaia, che grida: “Signore, perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie?” (Is 63,17), una supplica per chiedergli di non lasciarci vacillare nel buio delle nostre notti!

Certo, il buio della notte è ancora profondo, ma l’aurora già avanza inarrestabile e le tenebre saranno vinte.

Il Signore Gesù, luce radiosa, è ancora tra noi proprio “per illuminare quelli che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace“. Sono espressioni queste che la Chiesa ci fa cantare tutte le mattine nel cantico di Zaccaria, durante la liturgia delle Lodi.

E’ la certezza che emana dal vangelo della risurrezione secondo Matteo che è appena stato proclamato (Mt 28,1-10), quando un angelo del Signore, rivolto alle donne impaurite, di fronte al sepolcro di Cristo, rincuorandole, le invita a non avere paura.

Gesù, il Crocifisso, è risorto, non è qui.

E’ la grazia consolante della Pasqua che ha bisogno, però, di essere ritradotta nelle opere nuove che ciascuno di noi, rinnovato dalla luce vivificante del Risorto, saprà mettere in atto.

Sono gesti d’ amore, di vicinanza, di attenzione, di delicatezza nei confronti degli altri. Sono i segni semplici di ogni giorno, ma espressi da una forza nuova, quella della vita del Risorto che opera in noi e che attraverso di noi vuole raggiungere tutti gli altri.

Perché a tutti, nessuno escluso, il Signore vuole trasmettere il frutto della sua passione e morte.

Il Cristo risorto, che il Padre ha risuscitato per il suo pieno e totale affidamento a Lui, ci doni di gustare la salvezza che egli continua anche oggi ad operare: ossia la liberazione dal peccato, dal male, dalla morte, dal vuoto interiore e dall’ isolamento, insieme anche alla nuova immagine di Dio, che Egli ci ha presentato al vivo.

E tra i doni pasquali non dimentichiamo lo Spirito Santo, effuso come primizia proprio dalla croce del Signore.

Vi auguro che possiate sperimentare la dolce presenza del Signore, crocifisso e risorto, che cammina al nostro fianco, come con i discepoli di Emmaus, nostro sicuro e fedele compagno di viaggio.

 

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