Peregrinatio Mariae – Como

La nostra Cattedrale, questa sera, è paragonabile al cenacolo di Gerusalemme, sul monte Sion, nella sala superiore, come è raccontato nel libro degli Atti degli Apostoli (Cap 1, 12-15).

I discepoli di Gesù, dopo la sua ascensione al cielo, si ritrovarono in quel luogo, spontaneamente. Erano impauriti, insicuri sul da farsi. Avevano bisogno di rimotivarsi circa l’ esperienza di fede vissuta con Gesù, volevano essere confermati, dopo la drammatica passione del    Signore, durante la quale l’avevano lasciato solo. Riuniti insieme, volevano ritrovare coraggio per una nuova ripartenza.

In mezzo ad essi c’è la presenza consolante di Maria, madre di Gesù, ma anche madre di ogni suo discepolo.

Li accoglie quali figli a lei affidati, comprende il loro stato d’animo, perciò li istruisce circa le parole, i gesti, le scelte messianiche di Gesù e li incoraggia. È’ Lei che anima la loro preghiera.

In mezzo a noi, questa sera, c’è Maria, madre della Misericordia. Anche noi, come i primi discepoli, ci troviamo spesso nelle loro medesime condizioni e con tanti interrogativi, che richiedono però una risposta, soprattutto un rinnovato ardore, pena la insignificanza della nostra presenza cristiana nel nostro ambiente di vita.

Per esempio, ci domandiamo: come annunciare con franchezza Gesù a quanti vivono accanto a noi, del tutto indifferenti alla proposta cristiana, quando agli occhi del mondo, ci presentiamo come persone tristi, sfiduciate e sul nostro volto non traspare la gioia di aver incontrato il Risorto?

E ancora: Come aiutarci a trasformare le nostre Comunità parrocchiali, i gruppi, i movimenti, le associazioni, così che siano più attraenti, ricchi di segni di novità evangelica,  capaci di generare interesse e simpatia, in vista di una evangelizzazione che testimoni la misericordia di Dio e la sua compassione per gli uomini?

  Maria è qui, come un giorno nel cenacolo di Gerusalemme, per ridarci coraggio, per consolarci, soprattutto per aiutarci a guardare in alto, con speranza. È’ la nostra maestra spirituale, che non risolve i nostri interrogativi, ma ci stimola a una preghiera intensa, fervorosa, supplice, in vista di una nostra rinnovata adesione, di uno slancio più deciso e fervoroso.

Anche oggi, mediante la preghiera e l’azione, possiamo sperimentare l’intervento di Dio che volge a noi il suo sguardo con tenerezza di padre; possiamo constatare la grazia del Signore risorto, che fa nuove tutte le cose e non ci lascia soli; possiamo riconoscere come lo Spirito  Santo ci dona il gusto di amare Dio e insieme di operare a servizio dei fratelli, specie dei più poveri e dei più abbandonati.

Come maestra di preghiera, ai discepoli riuniti nel cenacolo, Maria suggerì due invocazioni, che ripropone anche a noi, oggi.

La prima: “Vieni,  Signore Gesù!”.

La Parola di Dio che è stata annunciata ci rimanda proprio a questa verità del Credo che non sempre affrontiamo, che spesso sottovalutiamo.

È tempo di attendere il ritorno del Signore. “Di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti”, ripetiamo, a volte meccanicamente, nel Credo.

Signore e giudice della storia darà un senso compiuto a tutta la creazione, ma anche a ogni avvenimento, anche a quei fatti che a noi restano ancora oscuri e inspiegabili.

Il suo sarà un giudizio di misericordia, tale da distruggere il male e da promuovere tutto il bene.

In verità, desta sempre una certa inquietudine ricordare l’interrogativo di Gesù che, a ragione, si domanda se, alla sua venuta, troverà ancora la fede sulla terra. Una fede pensata, certo, ma soprattutto una fede vissuta, capace di determinare le scelte personali e comunitarie. Una fede annunciata e testimoniata, anche a caro prezzo. Una fede frutto di una scelta personale, in cui ai doni di grazia, corrisponde, da parte dell’uomo, una libera risposta d’amore, un abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

La seconda invocazione di Maria ai discepoli, riuniti nel cenacolo, si traduce in questa semplice espressione: “Vieni, Spirito Santo!”.

Facciamo nostro questo invito di Maria.

Il Sinodo che stiamo celebrando e che Maria sta evangelizzando in questo suo lungo pellegrinare all’interno della nostra diocesi, intende essere innanzitutto una grande esperienza di preghiera, da elevare insieme, invocando lo Spirito santo.

Il Sinodo richiede un docile ascolto del Signore che parla e dello Spirito che suggerisce le risposte più congrue perché la nostra Chiesa possa andare incontro con misericordia a tutte le persone ferite (e sono molte!), a tutte le persone sole, sfiduciate, che vivono nella tristezza e nel vuoto, in una noia esistenziale che nessuna tecnica moderna sarà  mai in grado di risolvere.

La Chiesa, secondo la ben nota espressione di papa Francesco, è quell’ “ospedale da campo” a cui ciascuno può ricorrere per trovare consolazione, forze nuove per affrontare l’avvenire e soprattutto spazio in cui convertirsi e così sperimentare il perdono e la misericordia.

Affidiamo a Maria questo laboratorio che è il Sinodo e viviamolo tutti come un grande dono, che richiede, però, obbedienza allo Spirito Santo. Dio ci  consegna espressamente questa alta responsabilità, che nello stesso tempo risulta essere una qualificata opportunità, oltre che una entusiasmante esperienza spirituale.

Accogliamo il dono di Dio con il nostro umile e fiducioso “sì”!

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