Vigili urbani di Como – 150 anni dalla fondazione

Benvenuti a questa celebrazione eucaristica nella quale siamo convocati dal Signore Gesù per ascoltare la sua Parola e per celebrare la sua Pasqua, ossia il sacrificio d’amore con cui Egli si dona a tutti, muore  in croce e risorge per la redenzione del mondo.

Si ripete oggi la scena del Vangelo appena proclamato, in cui la folla accorre da Gesù, conquistata dal fascino della sua persona e dal suo insegnamento, espresso con autorità. La sua Parola è sempre viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio. Essa ci raggiunge nel cuore, là dove abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, il significato della nostra vita e del nostro operare.

È una parola, quella di Gesù, che cambia radicalmente la vita delle persone, offre nuovi significati. Ne è prova l’episodio narrato dal Vangelo, in cui Gesù, al di là di ogni possibile previsione, entra all’improvviso nella storia personale di un uomo, Levi, il figlio di Alfeo, chiamandolo a seguirlo ed egli incomincia così una vita nuova. In ordine di tempo, nel Vangelo secondo Luca, Levi è (secondo il Vangelo di Luca)  il quinto tra i chiamati a seguire Gesù. Gli altri discepoli li costituirà in seguito.

Levi era un pubblicano, ossia colui che prendeva dal governo l’appalto della dogana, ne riscuoteva  le tasse ed era perciò  un uomo inviso agli altri cittadini, con una odiosa fama di disonestà. Aggiungere questo uomo al piccolo gruppo che Gesù stava costituendo poteva essere una scelta non troppo gradita ad alcuno e poteva anche indurre a dubitare della prudenza di Gesù, ai primi passi nella sua vita pubblica. Una persona che riscuoteva le tasse doveva convivere con altri, pescatori che invece le tasse le dovevano pagarle!

Questo discepolato fulmineo poteva apparire quindi una decisione poco saggia e prudente, compromettente la popolarità di Gesù. Tuttavia egli, nella sua sovrana libertà, sceglie e chiama chi vuole perché mai nessuno è adatto e preparato a diventare discepolo Gesù e tanto meno nessuno è degno di svolgere il compito proposto.

Ed è in questo contesto che comprendiamo come ciascuno di noi è raggiunto e abbracciato dal suo amore, in qualunque situazione noi ci troviamo, perché il Signore Gesù è venuto non a chiamare i giusti, ma i peccatori che siamo tutti noi, nessuno escluso. Nel Vangelo, Gesù viene descritto  come colui che si china personalmente sui malati, tocca gli infermi, impone le mani, passa ore tra la povera gente, offre il perdono, rivelando così la misericordia del Padre.

Anche noi siamo tra quelli che Gesù accoglie, anche voi, cari vigili urbani, venuti qui per ringraziare di aver trovato il senso del vostro vivere in un servizio che vi permette di essere a disposizione degli altri, di curvarvi sulle loro difficoltà, di vivere insomma una forma speciale di solidarietà a tutela della sicurezza individuale e collettiva nella nostra Città.

Far parte di un corpo di polizia locale vi permette di entrare in relazione con tutti, di avvicinare le situazioni quotidiane le più varie, anche quelle più problematiche, di conoscere, non per sentito dire, ma in piena verità, i veri problemi della città, le attese, le vicissitudini, le difficoltà, le esigenze della gente, soprattutto delle persone più povere, ferite dalla vita e sole.

A voi è data l’opportunità di relazionarvi con le persone più diverse, che spesso riversano su di voi anche  la loro solitudine, malumore, malessere e forse anche le loro pretese.

La vostra presenza in città, come per gli altri corpi militari, è una garanzia di sicurezza e infonde fiducia. I nostri concittadini vi stimano e vi ringraziano per la vostra missione, intesa come un servizio qualificato e qualificante per l’intera comunità civile.

Ed è ben giusto che tra le forme celebrative in onore dei 150 anni dalla fondazione del Corpo dei vigili urbani, si sia dedicato uno spazio significativo dentro questa speciale forma di preghiera che è la celebrazione eucaristica.

È’ l’occasione per ricordare alla Misericordia di Dio i vostri colleghi defunti, ma è anche il momento per affidare voi stessi e il vostro delicato compito al Principe della pace, il Cristo   Signore, risorto dai morti, e quindi re e giudice della storia, colui che vi vuole, attraverso il vostro personale quotidiano impegno, artigiani di pace, persone che sanno affrontare i conflitti e cercare sempre nuove vie di dialogo e di riconciliazione.

Possa il Signore benedire anche tutta la nostra Città e i suoi governanti. Tutti si sentano responsabili, con le loro azioni, del bene comune e non si sottraggano a quel l’impegno civico che resta un modo speciale e alto di esercitare la carità.

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