S. Messa del giorno di Natale

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”. In queste espressioni è detto in sintesi il mistero del Natale che oggi noi contempliamo, così come il testo del Vangelo di Giovanni, da cui proviene il versetto citato (il Prologo, una specie di preludio musicale) è la sintesi di tutto il Vangelo.

Oggi accogliamo Cristo, missionario del Padre, partecipe della sua stessa vita divina, venuto ad abitare tra noi come vero uomo. Egli si è presentato come il Verbo fatto carne, senza rinunciare alla natura divina, per trovare accoglienza tra gli uomini, rivestito, però, della nostra stessa debolezza, attraverso la fragilità di un tenero bambino. Da allora, Dio non è più lontano o distante dal nostro mondo. A noi la tremenda responsabilità di accoglierlo o di rifiutarlo. L’evangelista Giovanni testimonia di aver contemplato, assieme agli altri discepoli, la gloria di Dio dal momento che ha condiviso da vicino la storia umana di Gesù, uomo Dio, in particolare ha ascoltato le sue parole e soprattutto ha visto i segni del suo agire tra gli uomini, quale garanzia dei doni di grazia ricevuti dal Padre. Nel Verbo fatto carne si è concentrata tutta la benevolenza divina e in lui ci è stata offerta in pienezza la rivelazione del Padre.

Gesù non si distingueva per qualche ornamento esteriore, non frequentava ambienti particolari, nemmeno risiedeva abitualmente nel tempio. Ciò che lo contraddistingueva era la sua straordinaria umanità. Sapeva andare incontro con benevolenza a tutte le persone, soprattutto quelle ferite; il suo amore preferenziale era per i più deboli, per i poveri, per gli ultimi; era solito avvicinare con delicatezza i peccatori per liberarli dalla tristezza del peccato che opprime; sapeva chinarsi sulle miserie delle persone  e  provarne compassione, rivelando così la sua immensa tenerezza. Tutti gli evangelisti concordano nell’affermare che Gesù spendeva lunghi tempi di preghiera per un colloquio amoroso con Dio Padre, del quale voleva essere immagine fedele presso gli uomini, a tal punto da poter affermare: “Chi ha visto me ha visto il Padre!”, quindi modello perfetto del Padre. La sua orazione era finalizzata a cercare la volontà di Dio per avere la forza di attuarla. Così ha preparato lungo tutta la sua esistenza terrena le condizioni per una dedizione totale di sé, culminata sulla croce, quale segno di estremo amore sacrificale per gli uomini. Essendo ora Egli vivo in mezzo a noi, perché risorto da morte e proclamato  Signore, continua questo stesso stile e ci raggiunge attraverso i Sacramenti della Chiesa.

Venendo nella nostra storia e condividendo dal di dentro le nostre fatiche, il Verbo fatto carne insegna a tutti coloro che non lo rifiutano a diventare un riflesso della gloria del Padre attraverso un cammino di maturazione che conduce ad umanità piena, a imitazione della sua. Se ora noi lo accogliamo come Vivente Signore, ci aiuta a fare di noi, del nostro corpo e del nostro spirito, il luogo in cui si rivela e risplende massimamente la gloria del Padre. Continua a camminare con noi perché noi possiamo crescere in umanità, così che, proprio attraverso il nostro impegno di servizio, nella solidarietà con i fratelli, possa germinare attorno a noi, in un mondo rinnovato, l’amore, la verità, la giustizia e la pace, condizioni indispensabili per una società a misura d’uomo, secondo il disegno e la volontà di Dio.

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