Anniversari di consacrazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata

Oggi, più che mai, comprendiamo come la Chiesa sia una vera famiglia di sorelle e di fratelli, che tutti insieme, nella gioia e nel dolore, lodano la santissima Trinità, gioiscono per la fedeltà del suo amore, di cui tutti i discepoli/e del Figlio sono resi partecipi.

Lodiamo il Signore per queste nostre sorelle, che fanno memoria della loro consacrazione, rese anch’ esse, come l’ Eucaristia, pane spezzato per la vita del mondo, macinate come chicco di grano, per poter sfamare le tante persone che hanno goduto della loro assistenza. Nel corso della loro consacrazione, sono state torchiate come l’uva, perché dalla linfa divina del sangue di Cristo germinasse vita nuova. Anch’esse, come il corpo di Cristo, spezzato nella Eucaristia, hanno contribuito a seminare stili di vita evangelica nel cuore di molti.

La nostra festa non sarebbe, però, autentica se in questo momento di letizia tralasciassimo il ricordo di don Roberto, a un anno esatto dalla sua morte, e non riconoscessimo la fecondità del suo sacrificio.

Nella fede, gioia e dolore, croce e gloria, coesistono, perché tutto è unificato dall’amore, che non viene mai meno e vince sempre.

“Gioite con chi gioisce, piangete con chi piange”, così ci esorta l’Apostolo. Si tratta di una condivisione dentro la quale irrompe la gloria di Dio padre, risplende la vittoria di Cristo sulla morte, si riconosce la grandezza di una vita, donata per amore, sotto la guida del grande protagonista, lo Spirito Santo.

È la dimensione martiriale della vita cristiana, che oggi viene esaltata attraverso i lunghi anni di consacrazione di queste nostre sorelle: 70 anni per suor Paola, 50 per madre Emanuela e sr Silvana, 25 per sr Bernardetta.

Se poi il dono del martirio di sangue è concesso a pochi dalla grazia di Dio, queste nostre sorelle ci ricordano che, se si vuole essere tra i più intimi di Dio, occorre accettare un lungo, perseverante martirio, frutto del dono costante di sé, lungo tutta la vita.

Esso si rinnova quotidianamente e si estende mediante tutte le forme di servizio, anche costose, attuate mediante una piena e generosa offerta, che non conosce limiti e si estende a vantaggio di tutti, per puro amore di Dio.

Il rendimento di grazie per la fedeltà di queste nostre suore della Addolorata, onora non solo il loro Istituto, ma si estende a tutti noi, coinvolge l’intera nostra Comunità civile e religiosa, perché tutti abbiamo goduto in abbondanza dell’impegno sacrificale di queste vite, donate a Dio e a noi, che ne siamo stati i primi beneficiari.

Spesso la nostra società attuale pensa che la fedeltà, nella vita consacrata, nel sacerdozio, come pure nel matrimonio, sia frutto di uno sforzo titanico, riservato a persone eccezionali. Molti oggi non osano assumere scelte stabili e definitive perché hanno paura di non farcela e vi rinunciano, dichiarandosi già vinti in partenza.

Nella vita cristiana la grazia di Dio ci precede sempre. Essa si inserisce efficacemente dentro il semplice tempo ordinario, tanto da non essere riconosciuta con facilità.

Chi sa utilizzare la grazia di Dio diventa capace di un impegno, pronto a una perseveranza continua, fondata, però, non sulle proprie fragili forze umane, per natura sempre limitate e circoscritte, ma sulla potenza dell’amore divino, che rende facile ciò che umanamente è più impegnativo e a volte anche eroico.

La testimonianza di queste nostre sorelle, la cui storia personale è unica, trascorsa nel dono incessante, in tanti ambienti diversi di servizio, potrebbe confermarci questa verità. Rendiamo grazie quindi a Dio, ma anche sosteniamo con grande affetto queste amate nostre sorelle perché possano continuare a diffondere i frutti della fedeltà di Dio e insegnarci, come dice s. Agostino, che “l’amore che ciascuno porta in sé costituisce il vero valore della sua stessa vita”.

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