Disabilità e Chiesa: “Attenzione presente ma ancora strada da compiere per la piena inclusione”

“Seppur sia nella Chiesa sia nella società ci sia maggiore attenzione verso la disabilità o perlomeno a parlarne, resta ancora tanta strada da compiere per realizzare a pieno l’inclusione di questi nostri fratelli e sorelle. Pertanto, i vescovi della Chiesa italiana hanno sentito l’esigenza di far sì che l’inclusione potesse diventare un’azione sinergica sempre più concreta e sinodale, fatta di esperienze, anche in parte già avviate, istituendo un servizio a tale scopo che faccia da raccordo”. Lo ha detto stamani il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, nel suo intervento al convegno organizzato dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione delle Giornate internazionali della disabilità e del volontariato. “Abbiamo sentito il dovere di istituire un Servizio che sia un segno della cura amorevole della Chiesa in particolare di quelle locali, in sinergia con le Congregazioni e le realtà associative e i movimenti – ha aggiunto il vescovo -, operare insieme per un’attenzione che non possiamo disattendere e che spinge a confrontarsi con la società civile per lavorare insieme su temi comuni, in rapporto con il territorio”. Considerando che “ci sono tante persone con disabilità che vivono in solitudine e altre che vivono in grave isolamento”, mons. Russo ha evidenziato il deficit di “una società che fa fatica a generare figli, dove è usuale che una persona fragile con disabilità sia sola, senza sostegno e supporto”. In questo contesto, il segretario generale della Cei ha indicato lo scopo del Servizio pastorale per le persone con disabilità: “Sensibilizzare la comunità cristiana a guardarsi intorno con occhio vigile rispetto a queste situazioni, per poi favorire e sollecitare una sinergia di forze ecclesiali e civili per poter superare le criticità e dare qualità alla vita in qualunque momento dell’esistenza”. “Sapersi confrontare con queste fragilità, con le persone con disabilità, permette di contrastare la logica dello scarto – ha concluso -, può diventare momento di grazia e di generatività per tutta la comunità cristiana”.

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