Funerale padre Ugo de Censi

È risuonato, ancora una volta, il Vangelo dell’annunciazione, ma anche della accettazione gioiosa di Maria della missione che Dio le ha affidato attraverso le parole del Angelo. 

Il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi mediante la partecipazione attiva e generosa di Maria.

È’ il Vangelo della chiamata che ognuno di noi riceve in dono da Dio. Accogliere il suo progetto significa partecipare all’opera di Dio che salva il mondo anche attraverso il nostro coinvolgimento personale.

 È’ stato così anche per padre Ugo. Tutto ha avuto inizio per la gratuita e amorosa chiamata del Signore, che lo ha coinvolto pienamente nel suo piano di salvezza a beneficio dell’ umanità,  di tanti giovani in ricerca, che attraverso di lui hanno dato una certa impostazione alla loro vita, e soprattutto dei poveri, a cui ha portato sollievo e riscatto.

Rallegriamoci nel Signore, perché un figlio della nostra terra, è stato scelto dalla Provvidenza per una missione che si è rivelata più grande di ogni previsione umana.

 Quando il Signore è con noi e noi siamo disposti a immergerci nella sua volontà, il bene fruttifica e tutti ne sono avvantaggiati. I doni di Dio, infatti, non sono da tenere per noi stessi, ma da condividere, ed è allora che si moltiplicano nella misura in cui noi siamo disposti a spenderli.

 Anche p. Ugo avrà sentito più volte risuonare, non senza turbamento, nel corso del suo ministero, l’espressione dell’Arcangelo Gabriele: “non temere!” 

Noi siamo incapaci non solo di prevedere, ma anche di constatare la grandezza della missione che Dio ci affida, così come p.Ugo non poteva certo immaginare tutto il bene che egli avrebbe seminato, coinvolgendo nella operazione Mato Grosso un così grande numero di presenze, segno di una proposta affascinante, a cui molti giovani hanno aderito, riconoscendola come uno strumento valido per mettere la loro vita a servizio dei poveri, come Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire.

 Maria riceve da Dio una missione unica, quella di diventare madre di Dio attraverso la carne umana di Gesù, suo figlio.

Anche noi generiamo Cristo ogni volta che ascoltiamo con fede la parola di Dio  e ci nutriamo della sua vita divina attraverso i sacramenti della Chiesa, divenendo così membri viventi del suo corpo, come afferma s.Ambrogio, di cui ricorre proprio oggi la memoria liturgica: “ anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio”. 

E padre Ugo ha aiutato i giovani a vivere nella fede del Cristo risorto strappandoli da una vita senza senso e conducendoli pian piano alle sorgenti della grazia, là dove si impara a vivere da figli e a condividere la sorte dei fratelli, specie dei più poveri, quelli che meritano attenzione e rispetto, perché sono i più amati dal Signore Gesù, quelli nei quali egli si identifica: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete, e mi avete dato da bere…”

 Maria non ha chiesto un segno quale conferma delle promesse dell’ angelo. Ella tuttavia lo riceve alla notizia che Elisabetta avrà un figlio, lei che è donna sterile, perché nulla è impossibile a Dio. Maria si limita a domandare come ella, nella sua povertà e nelle sue condizioni, potrà partecipare alla realizzazione di quanto Dio le ha chiesto.

Maria si dichiara serva del  Signore, disponibile pienamente a partecipare con tutte le sue forze all’opera di Dio in lei. È’ dotata di coraggio, ma soprattutto di fede, quella che dà a Dio il primato della vita e si abbandona a Lui. Vivere di fede, senza certezze umane, ma fiduciosi nell’opera di Dio che utilizza anche le nostre debolezze: questo è il programma del cristiano adulto, grato al Signore di averlo scelto per condividere i suoi disegni.

 Ecco il frutto dell’eccomi di ciascuno. L’eccomi con cui P. Ugo quotidianamente ha ripetuto, senza esitare, spinto dagli appelli della grazia. È’ un eccomi a cui siamo chiamati anche noi per costruire un mondo nuovo, fondato sulla fraternità, sulla giustizia e sulla accoglienza di tutti.

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