Ingresso di don Natalino Pedrana

Cari fedeli di Cernobbio, Maslianico, Piazza s. Stefano, Stimianico e Rovenna,

sono solito accompagnare personalmente i sacerdoti che incominciano un nuovo ministero in una parrocchia perché essi si sentano rinfrancati e sorretti dalla mia paternità episcopale nei loro confronti. È una vicinanza che li rassicura e li conforta.

In secondo luogo, con la mia presenza, i sacerdoti si sentono inviati dalla Chiesa, che affida loro un ministero preciso. La scelta di una parrocchia piuttosto che un’altra non corrisponde a una iniziativa personale e autonoma dei singoli, ma è frutto di un appello della Chiesa, che sceglie i pastori a misura della loro indole e della loro storia e li invia dando loro fiducia, immettendoli così in un cammino di Chiesa, radicato in un territorio particolare e con le caratteristiche ben precise e in un vicariato che si deve caratterizzare per un impegno comune e coordinato.

Sono lieto, perciò, di essere qui per dare un chiaro segno di vicinanza e di paternità a don Natalino Pedrana, col quale sono legato da profondi vincoli di amicizia e di stima, che risalgono fin dai tempi della sua formazione in seminario.

Un ricordo del tutto particolare, ormai parte della mia storia: ho appreso la notizia della mia nomina a cardinale mentre, lo scorso 29 maggio, solennità dell’Ascensione, dopo la celebrazione della Cresima, quando stavo colloquiando proprio con don Natalino, nella sua abitazione a Rovellasca. Con lui, per primo, poi con la sua mamma, alcuni sacerdoti e un seminarista, condivisi quindi lo stupore e la meraviglia di questa mia nomina, del tutto inattesa. È bello quindi che la mia prima uscita da cardinale avvenga proprio qui, con don Natalino, per presentare a voi la sua persona e affidargli così ufficialmente il ministero pastorale.

Negli anni passati è stata fatta una scelta precisa, quella di costituire le vostre Parrocchie in un’unica Comunità pastorale. Questo non significa tuttavia livellare le parrocchie, annullare la loro tradizione pastorale, ma coordinarle perché imparino a camminare insieme, in un vero spirito sinodale, nel rispetto della storia e della originalità di ciascuna.
Altra è la parrocchia di Cernobbio, altra quella di Maslianico, così come le altre: diversità e unità contemporaneamente. La realtà sociale è certamente composita, ed è compito di un bel lavoro di squadra tra sacerdoti e laici presenti imparare a sintonizzarsi, in un coordinamento pastorale non sempre facile e immediato, ma molto proficuo.

Il mio pensiero riconoscente corre immediatamente a don Stefano Arcara, che in questi anni ha guidato sapientemente le attività pastorali, in un pieno accordo e in una felice collaborazione con don Antonio Fossati, don Giovanni Quadranti, don GianPaolo Romano, e il vicario parrocchiale don Alessio Gandola.

La loro fraterna intesa ha permesso di dare vita, tra l’altro, a una piccola, ma significativa comunità propedeutica al seminario a Piazza s. Stefano, con alcuni giovani che hanno potuto misurarsi concretamente con uno stile di Chiesa che esclude protagonismi, ma implica una serena e leale collaborazione con tutti, sacerdoti e laici. Il loro impegno pastorale, se diventeranno sacerdoti, potrà conformarsi allo stile collaborativo e comunionale che essi hanno percepito proprio qui, accolti gioiosamente dalla comunità parrocchiale di Piazza e in un dialogo fraterno e una collaborazione attiva tra sacerdoti e laici.

Come ho detto nell’omelia della Messa di S. Abbondio, in duomo, il 31 agosto, la prova della pandemia ci ha aperto gli occhi, catapultati in un mondo completamente nuovo e diverso da quello precedente (che è inutile rimpiangere perché non si ripeterà più). Tuttavia questa situazione, anziché gettarci nello scoraggiamento, prigionieri del pessimismo, è un felice occasione per un deciso rafforzamento della fede, convinti che la Chiesa cattolica non ha perso la sua forza generativa per creare uno spazio sicuro di verità che guarisce e libera l’uomo di oggi. Non è questo il tempo della nostalgia, né della chiusura in schemi ripetitivi del passato, piuttosto una sfida per la nostra immaginazione pastorale, occasione per “la ricomposizione della vita spirituale in nuove forme e per nuovi modi di esistere”, come ha affermato papa Francesco nel suo recente viaggio in Canada.

Mi auguro che voi tutti siate desiderosi di affrontare insieme questa situazione inedita e corrispondere alla grazia di Dio, che non cessa di venire incontro alle necessità spirituali e materiali degli uomini di oggi e nello stesso sostiene i pastori della Chiesa perché siano capaci di accompagnare il gregge loro affidato, aiutandolo a superare il guado, con tenerezza, fiducia e pazienza.

La nostra Chiesa locale accompagna tutti voi: è la grande famiglia dei figli di Dio che insieme attraversa questo tempo, obbediente ai segni dello Spirito, frutto di un comune discernimento e confermato dai pastori. Contate sulla mia vicinanza, sulla mia preghiera e anche sul mio affetto paterno.

+ Oscar card. Cantoni

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