Pellegrinaggio UNITALSI a Caravaggio

Eccoci di nuovo riuniti a Caravaggio, dove Maria ci accoglie in questo santuario molto amato da tutti noi, dopo un tempo prolungato di assenza.

Siamo segnati dalla pandemia, che ha prodotto tanta sofferenza, ma nella quale abbiamo potuto sperimentare la premurosa vicinanza materna di Maria, che ha continuato a vegliare su di noi, insieme a tanti gesti di solidarietà compiuta da molti nostri fratelli e sorelle.

Essi non ci hanno fatto mancare il loro aiuto e la loro premura, nonostante le lacrime versate per la perdita di tante persone care e la solitudine che spesse volte anche noi abbiamo sperimentato.

Non siamo ancora usciti dalla incertezza di questo periodo, acuito anche dalla paura della guerra in Ucraina, che minaccia di estendersi, anziché concludersi con l’avvento della tanto invocata pace. Ci siamo uniti, pieni di fiducia, nella preghiera con tutte le chiese del mondo, seguendo l’esempio di papa Francesco, che ha consacrato la Russia e la Ucraina al Cuore immacolato di Maria.

Nonostante la pandemia sia tuttora in atto, stiamo aiutandoci a riprendere la vita ordinaria, vissuta nelle nostre Comunità, come anche con questo pellegrinaggio diocesano, che ci permette di ritrovarci di nuovo insieme, in questa casa di Maria.

Venendo di nuovo qui, noi siamo simili ai primi discepoli del Signore, che secondo quanto ci ha narrato la pagina degli Atti degli Apostoli, appena ascoltata, hanno avuto il coraggio, dopo l’ascensione di Gesù al cielo, di ritornare dal monte degli ulivi a Gerusalemme, in città, “nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi”.

Nella lettura della pagina degli Atti sono stati elencati uno per uno i nomi degli Undici. Qui non possiamo citare i nomi di tutti noi presenti a questa celebrazione, ma ci è di grande conforto la certezza che Maria ci conosce uno per uno e ci consola.

Lei sa chi siamo, conosce le nostre vite, ciò che portiamo nel cuore, ci accoglie con le nostre povertà e debolezze. Lei sa che siamo donne e uomini imperfetti, come tutti, ma questo è un motivo in più per non abbandonarci. Maria ci soccorre in quanto suoi figli e ci ama senza che nessuno di noi possa sentirsi giudicato ed escluso dal suo cuore materno, ma ci interpella personalmente, con le stesse parole da Lei usate a Cana di Galilea, durante le nozze:”, qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Da qui l’invito ad ascoltare il Signore Gesù che continuamente ci parla, ad accogliere con fede la sua parola, a viverla nella nostra vita. Lui solo ha parole di vita eterna, Lui solo ci insegna la via della piena felicità, la via per poter costruire la pace.

La pace non è frutto esclusivamente dei trattati internazionali. Ciascuno di noi è chiamato a diventare un costruttore di pace mediante segni concreti, nelle nostre reciproche relazioni, nei gesti di bontà offerti a tutti, negli atti di umile richiesta di perdono, per superare le offese, le incomprensioni, quelle antiche ruggini che ci impediscono di rimuovere le antiche ferite.

Venendo qui in questo santuario mariano siamo invitati a ravvivare la grazia battesimale, che non solo ci aiuta ad uscire dalla palude dei nostri peccati, ma ci fa avanzare nella coscienza della responsabilità nel costruire il bene comune, che generi un clima di fraternità e di pace duratura.

La grazia della comunione con Cristo ci fa sperimentare una forte unità tra di noi, cosi da sentire su di noi anche le ferite e i dolori degli altri, mentre ci rende capaci di condividere e gioire anche dei doni che altri fratelli e sorelle posseggono e che noi non abbiamo, ma che pure avvertiamo che ci appartengono, quale frutto della nostra unità in Cristo Gesù.

+ Vescovo Oscar

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