Solennità Ambrosiana di Cristo Re

L’anno giubilare è una splendida occasione perché molti cristiani possano farsi pellegrini in questo storico santuario, provenendo da ogni dove e qui sperimentare di essere accolti da Maria, che apre a tutti il suo cuore di mamma.

Mi sento anch’io un pellegrino tra i pellegrini, accorso qui per onorare la Madre di Dio e confidarle le gioie e le speranze di quanti incontro, e delle comunità cristiane che mi sono affidate, nel mio ministero di pastore e si raccomandano alla mia preghiera. E mentre Maria consola e incoraggia tutti i suoi figli che qui la visitano, dal momento che ella condivide profondamente le ferite del cuore di ciascuno, con le sue lacrime, Maria continua ad accompagnare e sostenere la comune fragilità e debolezza dei suoi figli e li apre a nuova speranza.

Ella si strugge interiormente per quanti si accontentano di soluzioni effimere di felicità e li invita, con tenerezza materna, a tornare a Dio, pienezza di gioia e di pace.

Come un tempo a Cana di Galilea, Maria non fa che additare, una volta ancora, il suo figlio Gesù, perché finalmente noi lo accogliamo come il Signore della nostra vita, senza lasciarsi sedurre da altri ingannevoli padroni, che vorrebbero prevalere e avere il dominio su di noi.

Maria, madre e sorella nostra, ce lo ripete in modo speciale oggi, festa di Cristo Re, che dall’alto della sua croce gloriosa, continua ad attirare a sé tutti i figli di Dio dispersi per donare a ciascuno il suo amore e insegnare loro il segreto della felicità.

Il Signore crocifisso e risorto dai morte esercita la sua regalità con mitezza e umiltà, un modo tanto diverso da uno stile mondano di governo.

Noi crediamo in Lui, che guida segretamente la storia secondo i suoi disegni d’amore, anche se l’uomo di oggi crede di trovare da sé la capacità e la forza per esercitare il dominio sul mondo, così da poter fare a meno di Lui.

Sebbene il “suo potere sia eterno, che non finirà mai e il suo regno non sarà mai distrutto”, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, Cristo non è simile a un re che spadroneggia sui popoli e piega con durezza le persone.

Egli ci conquista con la tenerezza del suo amore, ci affascina con la sua benevolenza, perché giungiamo finalmente a confidare in Lui. Ci insegna poi a divenire come Lui, figli docili di Dio padre e insieme vicini e solidali agli uomini, nostri fratelli amati.

Vogliamo imparare a scorgere il Signore soprattutto nel volto di coloro con i quali Egli Stesso ha voluto identificarsi, come ci insegna il vangelo appena proclamato.
Attraverso i poveri, i sofferenti, gli ultimi, quelli che facilmente la società scarta, Cristo rivela il suo cuore, manifesta i sentimenti e le scelte più profonde, a cui ognuno di noi è chiamato a conformarsi.

Ci aiuta a riconoscere nella misericordia il “cuore pulsante del vangelo”.

Ringraziamo la nostra comune Madre che ci precede e continuamente ci sostiene nel nostro cammino di fede perché sappiamo riconoscere e acclamare Cristo come unico salvatore del mondo.

Oscar Card. Cantoni

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