S. Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Padre G. Ambrosoli

Oggi, festa di Cristo re dell’universo, è giorno di grande gioia e consolazione in tutta la Chiesa, nel mondo intero, per aver additato il nostro p. Giuseppe Ambrosoli come modello esemplare di discepolo di Gesù. La Chiesa ha intravisto in lui una forma significativa di vita cristiana, dentro la quale ogni cristiano può identificarsi per divenire testimone autentico del vangelo.

La liturgia della beatificazione di p. Giuseppe Ambrosoli si è celebrata questa mattina, con ritmi tipicamente africani, nel villaggio di Kalongo, in Uganda, partecipata con vivo entusiasmo dalle tante persone lì convenute, provenienti da ogni dove di quella nazione, alcune delle quali hanno conosciuto personalmente p. Giuseppe.

È una gioia che esprime gratitudine, ammirazione, riconoscenza per la persona di p. Giuseppe e per il suo operato a servizio degli ammalati, all’insegna dei ritmi di festa, come solo gli Africani sanno esprimersi. Questi, nelle celebrazioni, non controllano l’orologio, come spesso facciamo noi, né si lamentano per la lunghezza dei riti, che si protraggono al di là delle nostre tempistiche, sempre tese al solo puro essenziale. No, a Kalongo è avvenuto qualcosa di più ed è bello che la liturgia si sia prolungata nel tempo con canti e varie manifestazioni di giubilo.

Lo stesso clima di festa e di gioia per la beatificazione di padre Ambrosoli, più volte rimandata a causa del covid e di altre calamità, si sviluppa oggi anche qui nella nostra santa Chiesa di Como, dove p. Giuseppe è stato formato alla fede e alla carità attraverso un cammino di formazione, che la nostra diocesi ha saputo proporgli. Alludo in particolare alla esperienza significativa dell’Azione Cattolica e in particolare di quel gruppo vocazionale, denominato “Cenacolo”, che si è rivelato una vera fucina di vocazioni per molti giovani. Erano avviati all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera, al discernimento vocazionale e all’esercizio della carità. Molte persone membri del Cenacolo hanno arricchito la nostra Chiesa e la società, di cui alcuni volti a noi noti e cari, che ora già riposano in Dio, sono cresciute proprio in questa mirabile “palestra di formazione” alla vita cristiana. Tra essi vorrei ricordare in particolare don Piercarlo Contini e Mario Zecca di Cosio.

Oggi, con la beatificazione di p. Ambrosoli, preceduta solo un mese fa, il 9 ottobre, dalla santificazione a Roma di mons. Scalabrini e appena un anno fa, il 6 giugno 2021, dalla proclamazione del martirio di Suor Maria Laura Mainetti, a Chiavenna, senza tralasciare nel 2018 la beatificazione di Teresio Olivelli, diviene indubitabile che la nostra è una Chiesa privilegiata, dalle radici sante, particolarmente amata dal Signore Gesù, che sostiene ancora con efficacia i suoi figli nel loro non facile cammino di santificazione. Dio prolunga il suo amore anche oggi e continua a chiamare alla sequela del Signore Gesù, sempre che abbiamo il coraggio e l’audacia di ascoltarlo e di seguirlo, mediante gli stessi mezzi soprannaturali che la Chiesa mette a disposizione di tutti, dei giovani in particolare, perché diano un senso compiuto alla loro vita e giungano a scelte mature di vita cristiana.

Gioisce per la beatificazione di p. Giuseppe anche la famiglia dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, il cui fondatore, san Daniele Comboni, fu canonizzato nel 2003 da s. Giovanni Paolo II, che lo definì “insigne evangelizzatore e protettore del Continente nero”.

Ambrosoli, fedele al progetto del Comboni, “salvare l’Africa con l’Africa”, ha aiutato molti africani a crescere imitando il suo impegno apostolico e professionale, in veste di collaboratori nel suo ospedale di Kalongo, preparandoli ad assumersi compiti di responsabilità.

L’impegno di p. Ambrosoli insegni ai medici e agli infermieri che cosa significa curare secondo lo spirito evangelico, acquisire una formazione professionale qualificata, agire con dedizione instancabile, conoscere le leggi della scienza per servire meglio la vita.

Gioisce, infine, la parrocchia di Ronago, in particolare i membri della famiglia Ambrosoli, presenti a questa celebrazione con il fratello di p. Giuseppe, Alessandro, ultimo di otto fratelli.

la parrocchia, ieri come oggi, invita ad uscire da sé stessi per andare incontro agli altri. Crescere in umanità sentendosi credenti responsabili, felici e sorridenti è un obiettivo che contraddistingue ogni meta educativa.

Proprio nel suo ambiente parrocchiale p. Giuseppe ha imparato ad uscire da sé per farsi dono, per ritrovarsi in una comunione nuova, libera, gratuita, oblativa, fino a decidersi per la vita missionaria, come medico e sacerdote insieme. Questo significativo stile di vita p. Giuseppe lo ha attinto in primis dalla educazione ricevuta nella sua famiglia, che gli ha impresso nel suo carattere l’attitudine a prendersi cura degli altri nelle loro infermità fisiche e spirituali.

Ecco perché durante questa Eucaristia manifestiamo un corale rendimento di grazie per quello che Dio ha operato nel nostro beato, padre Giuseppe Ambrosoli, riconosciuto oggi ufficialmente beato dalla Chiesa quale ardente apostolo della carità di Cristo.

Nel processo di beatificazione un testimone dichiarò che “il suo viso era sempre con il sorriso aperto, trasmetteva una gioia contagiosa”. Accogliamo anche a noi questa gioia che p. Giuseppe vuole oggi trasmetterci dal cielo, dal momento che, chiamandoci alla santità, il Signore desidera anche per noi la massima felicità.

 

 

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