S. Messa in onore della beata Armida Barelli

Un cordiale benvenuto a tutti, a partire dal vescovo Claudio Giuliodori, dai membri dell’Istituto secolare della Regalità e da tutti voi, cortesi ospiti, comprese le Autorità civili e militari, venuti qui per questa Eucaristia. Un ben trovati anche ai parrocchiani di Marzio, con il loro pastore, don Francesco Donghi.

Oggi la piccola, ma significativa Comunità cristiana che è in Marzio, (provincia di Varese e diocesi di Como) partecipa alla letizia di tutta la Chiesa per la testimonianza di fede e di amore offerta da Armida Barelli, che la Chiesa ha beatificato lo scorso 30 aprile in duomo a Milano.

Ringraziamo la santissima Trinità, di cui oggi celebriamo la festa liturgica, per la santità che ha effuso in Armida Barelli, così che essa è divenuta immagine viva della sua presenza nella Chiesa e nel mondo, testimone e annunciatrice della sua misericordia, come abbiamo più volte ricordato nel tempo del Sinodo diocesano di Como, appena concluso.

Questo paese è onorato di aver ospitato la nuova Beata per ben 32 anni quale sede del suo annuale soggiorno estivo. E proprio qui a Marzio, la beata Armida, ha concluso la sua vita terrena, abbandonandosi nelle braccia del Signore, il 15 agosto 1952. Tutta la Comunità ha ricevuto dalla presenza di Armida una testimonianza forte, esemplare e profetica di vita cristiana. E’ anche testimone della feconda amicizia spirituale che Armida ha stabilito con l’allora parroco, don Luigi Curti, un vero uomo di Dio, un sacerdote ancora molto venerato oggi. Egli ha trascorso tutto il lungo periodo del suo ministero (dal 1936 al 2016, quindi 80 anni!) in questa Comunità, lasciando anch’ egli un ricordo indelebile e una testimonianza di vita davvero esemplare.

I Santi si attraggono a vicenda per una affinità spirituale che certamente è dono dello Spirito, per cui diventano complementari, mediante una intesa profonda, che li rende capaci di scambiarsi i reciproci doni, come i vasi comunicanti, così che la santità dell’uno rifluisce immediatamente nella vita dell’altro. I Santi crescono sostenuti dal consiglio e dall’esempio reciproco, si comunicano con semplicità e letizia i doni di Dio e nel confronto reciproco maturano scelte che poi incidono profondamente nell’ambiente ecclesiale. In questo modo le persone si sentono conquistate dalla bellezza della loro testimonianza, sempre offerta con umiltà, nello stile di un amore casto, che si offre, cioè, senza tuttavia imporsi, né pretendere che altri seguano la loro stessa via o il loro modo di intendere.

Mi sembra qui il luogo e il momento più opportuno per sottolineare come ARMIDA BARELLI si sia abbeverata della testimonianza di ardore apostolico di don Luigi e che egli, a sua volta, sia cresciuto nella vita spirituale ed apostolica, sostenuto dal confronto continuo con questa speciale donna di Dio, che ha inciso notevolmente con la sua presenza attiva e profetica in tutta la Chiesa e contemporaneamente nella società italiana del suo tempo.

Dal parroco di Marzio la futura Beata imparò a mettere al centro della propria vita l’amore per il sacro Cuore di Gesù, divenuto anche suo programma di vita. E’ don Luigi stesso che racconta in una sua omelia che la Barelli, mettendosi l’anello al dito con una croce, ricevette questa ammonizione: “Hai ricevuto l’anello con la croce, adesso preparati alla croce”. La croce è la via dell’amore che si dona a tutti, senza distinzione. L’amore manifestato anche nella sofferenza della malattia, durante la quale Armida ripeteva: “La volontà di Dio per me non è amara, la volontà di Dio per me è amore!”.

Don Luigi colse attraverso la operosità instancabile di Armida il profondo segreto della sua vita, ossia l’Eucaristia ricevuta e adorata e, a fondamento di tutto, l’umiltà. Era solita affermare: “Io devo operare e non devo apparire!”. Con la sua capacità di suscitare entusiasmo per Dio e ardore apostolico per il suo Regno, come sappiamo, la beata Barelli ha dato il via a numerose opere, fin dal progetto grandioso dell’Università Cattolica che ella fondò 101 anni fa insieme a Padre Gemelli.

Da parte sua, Armida Barelli con la sua vicinanza amica, assicurò il cammino apostolico del parroco don Curti, mediante consigli oculati e schietti, espressione della sua sapiente e illuminata esperienza.

Tra questi, il suggerimento di usare nelle omelie un linguaggio facile e immediato, perché fosse compreso da tutti, dalle persone culturalmente preparate, ma anche dai più semplici, perché tutti devono potersi abbeverare alle sorgenti della vita. Un utile suggerimento che la Barelli seppe trasmettere al caro parroco fu di non mai chiedere un trasferimento dalla parrocchia in cui operava, esprimendo in questo modo una fedele obbedienza alla Chiesa e insieme una provata fedeltà a quanti ebbe occasione di accompagnare nel corso della loro esistenza.

C’è quanto basta per sentire la Beata Armida una di noi, ardente apostola del sacro Cuore, che ha inciso notevolmente nella sua epoca, fino a sentirla viva e ancora operante dentro la nostra Chiesa e il mondo di oggi. La preghiera che esprimo ad alta voce, con molta umiltà, è rivolta al Signore perché doni alla nostra Chiesa di oggi donne piene di Dio, capaci di incidere con la loro presenza nel vissuto umano, ecclesiale e sociale del nostro tempo, cariche di uno sguardo profetico e comunicatrici di santità. Una santità che non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano.

+ Vescovo Oscar

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