Disposizioni diocesane per l’attuazione delle misure previste dal Protocollo per le celebrazioni liturgiche con il popolo

Presentazione

L’emergenza sanitaria di questi mesi ci ha stimolati a individuare all’interno delle nostre parrocchie nuove modalità di incontro e di confronto e così si sono potute raggiungere le diverse componenti del popolo di Dio in famiglia, felicemente riscoperta come “Chiesa domestica”. Si può dire che “la fantasia della carità” abbia generato, con l’aiuto delle diverse tecnologie a distanza, come i vari collegamenti via streaming, nuovi sussidi adatti alle vari e età, favorendo in particolare i nostri ragazzi e le persone anziane o sole. Non sono mancate iniziative di preghiera e la trasmissione della S. Messa con la partecipazione spirituale alla S. Comunione.

Non possiamo nasconderci, tuttavia, che la maggiore privazione è stata l’impossibilità di celebrare l’Eucaristia nelle nostre Comunità parrocchiali. Abbiamo molto sofferto per non poterci ritrovare insieme a celebrare l’Eucarestia domenicale e così sentirci popolo di Dio. L’esperienza della celebrazione eucaristica a distanza ci ha esposto al rischio di fare del sacramento una sola espressione di fede individuale, col pericolo di dimenticare che esso è l’incontro con Cristo di una comunità intera e mai un atto privato,  riservato esclusivamente ai singoli.

Ora che ci sono note le disposizioni governative, che permettono una graduale e prudente ripresa delle celebrazioni feriali e festive nelle nostre chiese, dopo un confronto con le diocesi lombarde, siamo in grado di offrire alla nostra diocesi queste indicazioni per una celebrazione “protetta”, che affido alla sensibilità e al buon senso dei sacerdoti, ma anche dei laici.

Mi preme affermare con chiarezza che la testimonianza più grande, che come cristiani – e a maggior ragione come presbiteri – possiamo offrire in questo tempo, è la nostra unità e questa si manifesta anche nell’attenersi rigorosamente a queste scelte concrete qui presentate, che sembrano le più aderenti al contesto in cui viviamo.

Si tratta di norme che tengono conto della attuale emergenza sanitaria, per cui le disposizioni vanno interpretate con responsabilità. Sarebbe un vero paradosso se, radunandoci per celebrare la pienezza della vita con l’Eucaristia, finissimo in effetti per comunicarci la morte, diffondendola pure nel contesto in cui abitiamo.

Le nostre comunità cristiane, almeno quelle che sono preparate, ritornano, a partire dal 18 maggio in giorno feriale e dal 24 maggio in giorno festivo, con rinnovata convinzione, per la celebrazione della S. Messa domenicale, anche se, purtroppo, la partecipazione non può essere aperta a tutti, ma proporzionata alla capienza della chiesa.

Per poter giungere alla celebrazione occorre tuttavia che, oltre i ministri, altri fedeli laici siano generosamente coinvolti in un servizio volontario, così da predisporre adeguatamente l’ambiente della chiesa e soprattutto accogliere le persone che potranno prendere parte alla S. Messa, secondo i criteri e le condizioni previsti.

Spiace molto che in questa fase non sarà ancora possibile a chiunque partecipare alle celebrazioni eucaristiche. Come viene detto nelle direttive sotto elencate sono dispensati dal precetto festivo i fedeli dai 70 anni compiuti, quanti non sono in salute o entrati in contatto con persone positive a Sars-CoV-2 nei giorni precedenti.

Raccomando ai fedeli che potranno partecipare alla celebrazione eucaristica, nel rispetto del distanziamento dovuto, di guardare l’altro non come una minaccia da cui difendersi, ma come un fratello da accogliere e con cui pregare il Padre comune.

Si abbia cura di salvaguardare la celebrazione come tempo sacramentale di incontro con Dio, così che i fedeli non siano solo preoccupati di osservare le vigenti norme di tutela sanitaria, pur necessarie, ma di curare anzitutto le disposizioni interiori proprie del culto. Rimando alla costituzione “Sacrosantum Concilium” del Vaticano II, che invita i fedeli non ad assistere alla S. Messa come muti ed estranei spettatori, ma a partecipare all’azione sacra «consapevolmente, piamente ed attivamente» (SC 48).

Rivolgo, infine, ai presbiteri, ai diaconi e agli animatori liturgici un caldo invito a riscoprire, anche in questo tempo, una vera e propria “arte del celebrare”, seppure con la necessaria sobrietà.

Un grande ringraziamento a quanti hanno con sollecitudine collaborato nello stendere le direttive che ora presento alla intera diocesi.

Como, il 14 maggio 2020

+ Oscar Cantoni, vescovo

 

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