Solennità dell’Epifania

I Magi che partono dal lontano  Oriente per cercare il nato re, rappresentano quanti, ancora oggi, a qualunque età, si rimettono in cammino alla ricerca di un significato profondo da dare alla vita.

Essa non può mai essere affidata all’oroscopo, né determinata dal solo caso.

E nemmeno ci si può affidare a una fede vissuta solo per tradizione o per convenienza. La fede, infatti, suppone una libera adesione al Signore, un coinvolgimento totale, frutto di una ricerca, anche sofferta.

In fondo al cuore di ogni uomo c’è il desiderio insopprimibile di verità, di bontà, di giustizia, di ciò che conta davvero per vivere con dignità la propria vita, così che trovi un significato pieno e corrisponda al grande desiderio di amare.

I Magi hanno creduto bene, in un primo momento, di indirizzarsi verso Gerusalemme, presso il palazzo di Erode, perché col consiglio dei sapienti, avrebbero potuto vedere esaudite le loro domande.

La sapienza umana, tuttavia, da sola, non basta per rispondere ai più profondi interrogativi, cioè alla sete di verità, di gioia, di amore, di giustizia e di pace, che giacciono nel profondo del cuore.

Penso ai giovani, spesso tentati di cercare nuove vie di felicità e si scontrano con tanti miraggi che illudono, ma che poi alla fine conducono solo a evasioni gratificanti, che recano un supplemento di tristezza e di noia.

I Magi sono invitati ad approfondire la loro ricerca e sono condotti dalla stella là dove la verità, la giustizia, l’amore non sono proposte teoriche, ma testimoniate da una persona che li riassume tutte in sé.

Si rimettono docilmente in cammino per giungere infine là dove il Messia è nato.

Dio stesso si rivela a quanti lo cercano non attraverso la potenza e la sapienza del mondo, come noi uomini avremmo immaginato. Egli manifesta l’umiltà del suo amore attraverso il candore e la semplicità di un bambino, il Dio fatto uomo.

La lezione del Natale consiste proprio in questo: lasciarsi commuovere e appropriarsi della semplicità di Dio, che si fa piccolo perché noi impariamo a vivere nella nostra umanità quei doni che Egli mette a nostra disposizione e che trasformano la vita in un segno vivo della sua bontà.

Comprendiamo allora che solo l’amore costruisce legami, suscita nuove relazioni, conduce a un nuovo modo di essere. Alla fine ci si rende conto che solo l’amore dona gioia e consolazione. Poiché, dopo tutto, resterà solo quanto avremo amato.

E provarono una intensissima gioia.

E’ lo stato d’animo dei Magi, che contemplano la salvezza di Dio offerta a tutti gli uomini scorgendo nell’umiltà di un Bambino, il Dio che si rivela come l’Emmanuele.

E’ la stessa gioia di cui anche noi possiamo godere quando abbiamo la fortuna di sostare davanti al volto del Signore, quando lo scopriamo come il Dio che promuove la nostra vita e la realizza nella sua pienezza.

Se è vero che “la gloria di Dio è la pienezza della vita dell’uomo”, come ci insegna s.Ireneo di Lione, è altrettanto vero che è “la visione di Dio che allieta e dona pace al cuore dell’uomo”.

 

 

 

 

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