Campo di via Regina…chiediamo un atto di coraggio

Mentre cala in città il primo freddo e si ripropone l’annosa questione dei posti letto per senza fissa dimora non si attenuta il dibattito sul futuro del campo di via Regina, di cui il Governo ha disposto la chiusura entro fine anno. Sul tema sono tornati gli enti del Terzo settore facenti parte della Rete dei servizi per la grave marginalità, con una lettera aperta al Sindaco di Como, Mario Landriscina.

Egregio signor Sindaco, le associazioni e gli Enti che firmano questa lettera appartengono alla Rete comasca degli enti e servizi per la grave marginalità e da anni sono impegnati a coordinare tra loro le azioni necessarie ad alleviare le condizioni di sofferenza determinate dalla povertà, coadiuvati da centinaia di volontari che, diversi per formazione, credo e culture, si trovano uniti nell’impegno comune. Allo stesso tavolo siede anche il Comune di Como con il quale in passato così come in tempi recenti, si è sempre cercato di trovare congiuntamente, pur nella diversità di visione, soluzioni condivise, nel rispetto dei ruoli e nell’interesse dei beneficiari e della città. Eppure è dalla stampa che abbiamo appreso della decisione di sgombrare gradualmente il campo profughi di via Regina fino alla sua chiusura annunciata per la fine del 2018. Siamo rimasti amareggiati, come lo fummo per l’Ordinanza sul decoro dello scorso dicembre, per l’assenza di comunicazione agli enti del Terzo settore della Rete. La scelta di chiudere il campo di via Regina avrà evidenti ripercussioni sui servizi per le persone senza dimora: se la situazione della città non è più quella dell’estate 2016, è altrettanto vero che i respingimenti dalla Svizzera sono continui. Operatori e volontari dei nostri servizi incontrano ogni giorno nuove persone che chiedono di essere aiutate. La nostra è una città di confine ed è sempre stata luogo di passaggio per italiani e stranieri. Oggi inoltre, anche per i limiti evidenti delle politiche sull’immigrazione, dalle normative alla qualità media dell’accoglienza (in tutta la provincia non esiste uno Sprar), il numero delle persone è aumentato, incrementando la popolazione dei senza dimora. Parliamo dunque di stranieri, ricordando che la maggioranza di essi ha un regolare permesso di soggiorno, con il diritto di ricevere la medesima assistenza riservata agli italiani, ma anche di molti cittadini italiani. Per un’ulteriore caratteristica di tale popolazione (persone stabili sul territorio e persone di passaggio) occorrono interventi diversificati: da una maggior presa in carico con  percorsi di reinserimento sociale per le persone senza dimora a spazi di accoglienza temporanea, per persone di passaggio o persone stabili sul territorio che non trovano oggi riparo in nessun altro luogo, se non in contesti non idonei per le persone stesse come per il resto della popolazione comasca (vedi San Francesco). Riteniamo che non si possa solo pensare di chiudere con continuità strutture, spazi e luoghi senza costruire delle alternative e non rispondere ad un grave bisogno della collettività. Perché di questo si tratta, di un bisogno forte della collettività: da un lato di chi non ha un tetto sotto il quale trascorrere la notte, dall’altra dei cittadini che percepiscono disturbo per la presenza indesiderata di persone accampate che non hanno a disposizione nemmeno dei servizi igienici.

Alla luce di queste considerazioni gli Enti del Terzo settore della Rete dei servizi per la grave marginalità di Como chiedono che il campo profughi di via Regina non venga chiuso ma, pur ridimensionato in conseguenza delle modificate esigenze, venga convertito in luogo di accoglienza notturna per tutte le persone senza dimora della città, sostituendo il servizio “Emergenza freddo” di via Sirtori e le cosiddette “tende”. Sono ormai otto anni che la nostra Rete, in collaborazione con altri enti e soggetti (una trentina totale di gruppi e più di 400 volontari), promuove e gestisce volontariamente, con fondi per la maggior parte provenienti da privati e in spazi non pubblici il “piano freddo”, che in quasi tutte le altre città è invece attivato dall’Ente locale. Continueremmo naturalmente a garantire anche al campo, in una logica di sussidiarietà, l’apporto dei volontari e l’organizzazione del servizio. Ci è davvero difficile quest’anno decidere di continuare l’esperienza dell’Emergenza freddo in via Sirtori e l’eventuale aggiunta di posti letto nelle tende quando il campo di via Regina potrebbe costituire un unico spazio temporaneo di accoglienza, sostituendosi, almeno potenzialmente, ai luoghi di degrado o non idonei, in cui ora trovano riparo in città molte persone senza fissa dimora.

Conosciamo già una delle possibili risposte alla nostra richiesta: il Campo è governativo, non dipende dall’amministrazione locale. Ebbene, crediamo fermamente che questo elemento possa essere superato se esiste la volontà politica di risolvere un problema. E se proprio vi fossero oggettivi elementi ostativi rispetto al Campo, auspichiamo che l’Amministrazione Comunale possa trovare comunque altre soluzioni per rispondere al bisogno sopra descritto, non lasciando al solo Terzo settore la ricerca e l’allestimento di spazi di accoglienza adeguati alle attuali esigenze cittadine. E’ al nostro primo cittadino che chiediamo a gran voce di esprimersi per la città. Confidiamo nel suo coraggio”.

Firmatari della lettera: ASCI Don Guanella Onlus, Associazione Incroci Onlus, Associazione Piccola Casa Federico Ozanam, Volontari San Vincenzo, City Angels, CSLS – Cooperativa Sociale Lavoro e Solidarietà, Cooperativa sociale Symploké, Fondazione Caritas Solidarietà e Servizi Onlus, Fondazione Somaschi, Gruppo “Legami”, Opera don Guanella, Parrocchia di Rebbio.

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