Celebrazione della Passione del Signore

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Dalla luce consolante del Giovedì Santo, passiamo oggi alle tenebre del venerdì, quando tocchiamo con mano la presenza del male, del peccato e della morte. la natura del mondo continua a preferire anche oggi le tenebre alla luce, il peccato al bene, la morte alla vita.

Questo giorno di morte si rivela tuttavia anche come giorno della redenzione attraverso il pieno e perfetto sacrificio di Cristo. Egli dona la sua vita al Padre morendo al nostro posto. È solo per amore nostro che egli accetta di morire. La sua morte è dunque la suprema rivelazione della sua compassione e del suo amore.

Da castigo, la morte diventa uno splendido atto d’amore e di perdono, la sconfitta decisiva e totale del male. Siamo messi di fronte alla morte salvifica di Gesù, accettata per amore. Mentre si consegna ai suoi carnefici, Gesù permette loro una vittoria apparente: è la sconfitta decisiva e totale del male. Esso però non può niente contro di lui. E mentre Gesù Cristo avanza silenziosamente verso la croce, appaiono il suo trionfo, la sua vittoria sul male. Essa viene riconosciuta e professata, dalla moglie di Pilato, dal buon ladrone, dal centurione. Quando Gesù muore sulla croce, non resta che confessare: “veramente quest’uomo era figlio di Dio”

Sono quattro i protagonisti che accompagnano Gesù e si fanno testimoni della sua passione: la folla, gli uomini di potere religiose civile, le donne, gli apostoli.

Gesù non cerca il consenso della folla. Il cristianesimo non è alla ricerca delle folle che acconsentono e che applaudono. Essa deve piuttosto incontrare le persone per generare una sana inquietudine alle loro coscienze.

Ci sono poi gli uomini del potere religioso e politico. Pronunciano su Gesù una condanna sommaria, perché ogni decisione era già stata presa. Il potere mistifica, manipola. Il vangelo ci ricorda di stare in guardia. A causa del potere lungo la storia altri cristiani, di secolo in secolo, sono stati e vengono sacrificati.

Le donne che accompagnano il Signore lungo la sua via crucis sono il personaggio più bello della passione: sono al posto giusto nel momento giusto. Esse simboleggiano la Chiesa che sa stare nella sofferenza, che condivide le fatiche, il dolore degli uomini. Una Chiesa che sa attendere la luce nelle tenebre.

Poi ci sono gli Apostoli. Essi si sentono scombussolati dagli avvenimenti. Sono desolati e perplessi perché non capiscono più, non riconoscono più il Maestro che essi avevano seguito, pensandolo un messia diverso. E noi siamo simili ad essi quando la fede ci induce ad andare al di là di quello che avremmo voluto, oltre i limiti delle nostre certezze, oltre le nostre visioni.

Oscar card. Cantoni

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